L’analisi Mondiale: Brasile ok con l’aiutino, fuochi d’artificio Olanda. Cambia la gerarchia delle favorite?

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Banner Mondiali paisemiuConferme, misfatti e sorprese. La prima due giorni di Brasile 2014 regala già innumerevoli spunti di riflessione, dalle sensazioni contrastanti delle due “favoritissime” Spagna e Brasile, segnate da umori diametralmente contrastanti dopo le prime uscite mondiali, all’exploit dell’Olanda di Robin van Persie e Arjen Robben, giocatori capaci di dare il valore aggiunto ad una squadra di giovani terribili, mai stimata tra le migliori della kermesse, ma pronta a continuare a stupire il mondo dopo la “vendetta” servita alla Spagna dopo il successo iberico nella finale mondiale di quattro anni fa. Gli oranje cercheranno per l’ennesima volta quel primo iride mondiale, sfuggito per ben tre volte all’atto finale (1974,1978, 2010).

Logo Mondiali 2014Brilla Neymar – Doveva essere il Brasile di Neymar, e lo è stato già nella prima partita tra la Selecao e la Croazia, vinta per 3-1 con qualche difficoltà dai ragazzi del ct Scolari. A San Paolo il migliore in campo è stato indubbiamente l’attaccante esterno del Barcellona, una delle stelle annunciate di questa manifestazione. Neymar, unico top-player verdeoro a brillare nel debutto paulista, ha ovviato con un colpo da biliardo all’iniziale vantaggio croato (causato da un’autorete di Marcelo) ed ha fatto gridare di gioia il paese con il rigore trasformato per il 2-1, ovviando anche agli errori di formazione dell’allenatore, con Paulinho imballato preferito dall’inizio a un Hernanes che, quando chiamato in causa, ha cambiato le sorti del match. Il penalty che ha permesso la doppietta a Neymar è il primo “caso” di Brasile 2014: l’intervento del difensore croato Lovren su Fred, centravanti brasiliano, sembra regolare nonostante la sicurezza dell’arbitro giapponese Nishimura nel decretare la massima punizione, preso da un abbaglio che ha fatto insorgere l’opinione pubblica croata. La rimonta verdeoro, poi arrotondata nel finale dalla rete decisiva di Oscar, non ha annichilito la resistenza croata, con i ragazzi di Niko Kovac bravissimi ad impensierire la difesa brasiliana con le percussioni laterali di Ivica Olic non sfruttate dalla punta Jelavic, chiamata alla difficile sostituzione del titolare Mandzukic, goleador del Bayern Monaco squalificato per la partita inaugurale. Il Brasile non ha impressionato tatticamente, in quanto il gioco verdeoro è dipeso spesso dalle sortite personali di Neymar, Oscar e Hulk. La decisione a dir poco azzardata del fischietto giapponese ha aiutato non poco il Brasile, favoritissimo alla vigilia, contro una Croazia che ancora una volta si è dimostrata l’eccellenza del calcio balcanico. Nell’altro match del gruppo A, il Camerun ha pagato una partita modesta della sua stella Samuel Eto’o, forse ammorbidito dai troppi rubli presi ai tempi dell’Anzhi e stordito dalle voci di mercato che lo vedono lontano dal Chelsea dopo i continui litigi con Josè Mourinho, ed ha ceduto il passo ad un Messico ben disposto in campo e bravo a sfruttare il guizzo di Giovanni dos Santos, ex bimbo prodigio ai tempi del Barcellona, utile a propiziare il gol di Oribe Peralta . Il Tricolòr ha regolato i Leoni Indomabili con una partita ordinata: la retroguardia messicana ha beneficiato della guida di Rafael Marquez, 35enne inossidabile anche nella dispendiosa posizione di schermo difensivo di centrocampo. Il Camerun di Volker Finke, atteso dalla sfida con il Brasile, ha bisogno di recuperare il vero Samuel Eto’o per sperare in una qualificazione divenuta già improbabile dopo la sconfitta di Natàl.

La caduta dei campioni – Van Persie, Robben e i giovani rampanti del ct Van Gaal prendono a pallate i campioni del mondo. Alzi la mano chi si aspettava un debutto mondiale horror per la Spagna, trafitta senza repliche dall’Olanda con un 1-5 che mette in subbuglio il morale delle Furie Rosse, accreditate dalla quasi totalità degli addetti ai lavori come la principale favorita, alla ricerca di un “doblete” mondiale che nella storia è riuscito solo all’Italia dei mondiali 1934 e 1938. Vicente del Bosque è chiamato alla ricostruzione immediata dell’identità del tiki-taka di matrice iberica, sistema di gioco annientato dal nuovo “calcio totale” olandese proposto dal comandante di mille bastimenti Louis van Gaal. Il vantaggio spagnolo, firmato dal rigore di Xabi Alonso è stato solo una dolce illusione, perché sul prato dell’Arena Fonte Nova di Salvador sono sbocciati i tulipani: van Persie con un tuffo di testa ha cominciato a scrivere l’antologia dei gol d’autore di Brasile 2014, Robben con il suo solito pazzesco gioco di gambe in mezzo a Pique e Sergio Ramos ha portato gli oranje in vantaggio, il giovane De Vrij ha staccato i suoi e due altri acuti delle Arance Meccaniche van Persie (su papera di Casillas) e Robben (recupero da centometrista sul difensore iberico nettamente in vantaggio) hanno dato una dimensione epocale a Spagna-Olanda, il remake della finale di Sudafrica 2010 finito con un epilogo decisamente diverso rispetto a quello di Johannesburg. La vittoria olandese, oltre ai due talenti cristallini Robben e van Persie, è stata frutto del lavoro di van Gaal, coraggioso a opporsi al tiki-taka con una retroguardia fatta di giovani alla prima esperienza mondiale. La difesa olandese ha annientato i palleggiatori iberici Xavi e Iniesta con un pressing asfissiante e, appena acquisito il possesso palla, ha messo in moto le bocche da fuoco offensive grazie a Wesley Sneijder, perno centrale dei tulipani. L’exploit olandese farà felice qualcuno a Rotterdam: il Feyenoord, seconda forza dell’Eredivisie, ha sfornato dal proprio vivaio tre quindi della giovanissima difesa oranje. Bruno Martins Indi, Stefan De Vrij e Daryl Janmaat, perni della retroguardia della più titolata squadra di Rotterdam, grazie a questo debutto fantastico contro i campioni del mondo saranno tra i più quotati uomini-mercato dell’estate europea. Ora la Spagna è chiamata a riordinare sin da subito i cocci del vaso rotto per sperare di continuare il Mondiale. Un nuovo allarme per gli iberici è emerso anche dall’altra sfida del Gruppo B: il Cile fa sul serio ed è pronto a giocarsi il tutto per tutto nella sfida contro la Spagna, partita che in caso di passaggio a vuoto spagnolo potrebbe regalare l’insperata qualificazione agli ottavi alla Roja cilena. Nell’esordio di ieri sera contro l’Australia, il Cile ha cominciato in quinta portandosi subito sul 2-0 con le reti del “Nino maravilla” Alexis Sanchez e del 30enne Jorge Valdivia. Lo scatto cileno però non è stato il preludio a una partita tranquilla: l’Australia ha riordinato le idee, rischiando anche di subire il tris a metà ripresa, ed ha accorciato le distanze con un colpo di testa di Tim Cahill, icona del calcio australiano reinventatosi attaccante dopo una vita spesa a sorreggere il centrocampo dei Socceroos. Nella ripresa il Cile di Sampaoli ha accusato quella proverbiale “paura di vincere” che, mista alla sostituzione con arrabbiatura di Arturo Vidal (nervosismo dettato anche dalle non perfette condizioni fisiche), ha rinvigorito le ambizioni australiane, con l’ex Palermo Mark Bresciano vicino al clamoroso pari. A togliere le castagne alla Roja, realizzando il 3-1 finale, ci ha pensato Jean Beausejour, motorino della fascia sinistra cilena, bravo ad incrociare con il sinistro battendo Langerak. 

I risultati

Gruppo A

Brasile – Croazia 3-1

Messico – Camerun 1-0

Classifica

Brasile 3

Messico 3

Camerun 0

Croazia 0

Gruppo B

Spagna-Olanda 1-5

Cile-Australia 3-1

Classifica

Olanda 3

Cile  3

Australia  0

Spagna  0

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