L’analisi: al “Matusa” senza paura, il Lecce c’è

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Lecce Frosinone Lecce– Si deciderà tutto al fotofinish. Il campionato del Lecce, partito male con le prime 5 sconfitte in altrettanti match e continuato con i 61 punti della gestione Franco Lerda, avrà la sua inappellabile sentenza sabato prossimo, nella finale di ritorno del “Matusa” di Frosinone dove si partirà dall’1-1 di ieri. La squadra ciociara, brava a raccogliere da Lecce qualcosa in più del meritato, avrà l’unico vantaggio di giocarsi la B davanti al suo pubblico, poiché un pareggio prolungherebbe la partita ai tempi supplementari. Il Lecce visto ieri ha collezionato un’altra bella prestazione, soprattutto in difesa ed a centrocampo. Davanti il duo Beretta-Zigoni non è riuscito a colpire la porta ciociara anche per qualche meccanismo poco oliato tra i due scuola Milan, impossibilitati nel trovare la zampata giusta. A Frosinone il Lecce dovrà andare con il giusto approccio, memore del primo tempo della sfida di campionato e consapevole di avere un Fabrizio Miccoli in più: il capitano, assente ieri per squalifica, dovrà essere l’arma giusta per l’assalto al purgatorio di sabato 7 giugno.

Qualche rimpianto– Il match di ieri, oltre le polemiche sulla direzione arbitrale del “fischietto” marchigiano Sacchi,  porta in dote una serie di rimpianti per la formazione giallorossa, passata meritatamente in vantaggio al 15’ con l’azione solitaria di Romeo Papini. Il gol del pareggio frusinate, arrivato al 31’ con un tiro fiacco di Gori deviato beffardamente da Abruzzese, è nato da un’azione dove un pizzico di attenzione in più avrebbe permesso una copertura più adeguata da parte della difesa leccese: la rovesciata di Curiale che, forse involontariamente, ha servito Gori poteva essere ovviata in qualche modo. Resta comunque, al di là di tutto, un’altra grande partita della difesa giallorossa, ben assortita e attenta  nonostante l’assenza di Vinetot e la scelta per l’inedita coppia centrale formata da Marcus Diniz e Giuseppe Abruzzese. Il brasiliano, tornato nel suo ruolo naturale, ha chiuso sempre la porta al duo d’attacco ciociaro e il difensore andriese ha controllato con maestria ogni traiettoria alta. Nella ripresa, cominciata con l’ingresso di Bogliacino per Ferreira Pinto, soluzione che ha costretto Lerda allo spostamento di Doumbia a destra, il Lecce è calato fisicamente e si è presentato dalle parti di Zappino solamente all’85’ con la traversa colpita direttamente da calcio di punizione da Mariano Bogliacino.

Arbitro così così?- La partita dell’arbitro Sacchi, criticata da Franco Lerda in conferenza stampa, è stata costellata almeno da tre episodi che lasciano il dubbio e l’amaro in bocca al Lecce. al 44’ minuto Beretta, imbeccato in area con un pallone alto, controlla il pallone con uno stop di petto e subisce una spallata da dietro da parte di Blanchard: l’intervento del difensore frusinate, leggermente scomposto, non viene poi punito dall’arbitro marchigiano. Già l’episodio in sé potrebbe creare discussioni, ma il metro di giudizio su ogni contatto simile in ogni palla alta scagliata dalle retroguardie, con Sacchi intento quasi sempre a fischiare gli interventi da dietro, non fa che innervosire il Lecce; i giallorossi hanno incassato anche l’unica ammonizione “sanguinosa” del match: Salvi, intervenuto sì con il solito vigore e, da ricordare, sul terreno di gioco viscido del “Via del Mare”, sradica correttamente il pallone dai piedi di Gori accorrendo sulla sfera. Il “giallo” comminato da Sacchi all’ex Treviso, assente al “Matusa” sembra quindi ingiusto. Dall’altra parte, ad onor del vero, sembra giusta la decisione dell’assistente dell’arbitro a metà della ripresa, bravo a vedere il fuorigioco di un Beretta poi agganciato da Bertoncini in area. 

 

 


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