In prima battuta, v’è da chiedersi se sia attuale e di qualche utilità sviluppare, impostare e proporre uno schema, un modello di riferimento rispetto agli intellettuali, ovvero coloro che svolgono attività di letterati e filosofi, nonché gli affini a questi, quali appunto gli economisti, i sociologi e via dicendo. Sicuramente, va detto che l’intellettuale per forza di cose svolge attività politica attraverso la pubblicazione delle sue opere, che, di fatto, propongono valori e visioni sociali del mondo.
È assolutamente falso che il prodotto dell’uomo di cultura sia neutro. È un prodotto che mette l’accento su certi aspetti dell’esistenza umana e ne nasconde molti altri non condivisi. Dietro ad ognuno di questi esiste un sistema di pensiero, dunque, che può essere e deve essere classificato. Oggi, ciò è meno evidente, ma non così fino alla prima repubblica dove la politica era infarcita di intellettuali di calibro rilevante, anzi ne era il prodotto. I nostri tempi sono caratterizzati invece, da intellettuali che si muovono dietro le quinte, senza grande clamore, lasciando la vita pubblica a chi sa fare sostanzialmente spettacolo.
E l’imperante e popolare relativismo ha condotto alla confusione delle lingue e delle idee in una gigantesca babele, portando a definire la cultura senza colorazione politica. Ma così non è, e per vari motivi, perché un distinguo politico c’è. La confusione nella quale siamo avvolti ha condotto ad un mondo sostanzialmente violento, di una violenza più sottile e letale di quella fisica. Mancando di un piano di riferimento formale, di una definizione dei termini sociali e dunque anche di quelli politici la comunicazione è informata solo dagli istinti primordiali, anche se travestiti con un lessico ricco e forbito.
Appare più che mai urgente, anche se rifiutato dai filosofi, un ritorno alle classificazioni, al procedere per modelli di riferimento, onde riaccendere il dibattito sociale ed impedire che vengano meno i presupposti basilari della democrazia. E’ chiaro che all’interno di un contesto indifferenziato il confronto, il dialogo, lo scambio diventano impossibili, soprattutto a livello intellettuale.
Ecco quindi che come per il linguaggio esiste un vocabolario, che definisce il significato delle parole, anche per i fenomeni sociali e politici occorrono dei perimetri, delle sagome di riferimento, per il ritorno ad un vivere civile e non solo tecnologico.
Qui e lì ogni tanto appare qualche articolo, ed anche qualche saggio, sull’arcana questione, sulla cultura di destra e di sinistra. Molte le opinioni, pochi gli sforzi che tendono ad una sintesi, bloccati da una critica fine a se stessa, volutamente mendace ed ingannevole, che fomenta false rivoluzioni e riscatti popolari.Certamente il compito non è di facile soluzione. Al di là di ciò tuttavia è possibile individuare dei minimi comuni denominatori nella cultura di sinistra e nella cultura di destra. Qui si proporranno tre coordinate sulle quali riflettere e trovare i relativi riscontri.
Un primo punto va costruito sull’assunto hegeliano dove ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale. Qui è facilmente riscontrabile che per la sinistra ciò che è razionale è reale, mentre per la destra vale esattamente il contrario. Vari gli esempi in politica, in economia, in sociologia, in psicologia dove per gli intellettuali di sinistra la progettazione dell’esistenza è alla base dell’agire, mentre di contrario avviso tutta la letteratura di destra. Un seconda prospettiva va individuata nelle specificità degli intellettuali, dove quelli di sinistra sono prevalentemente pedagogici e intellettivo-razionali, mentre quelli di destra hanno un orientamento spirituale, con slanci che vanno verso l’esoterismo e l’isolazionismo. Un terzo punto, forse il più importante va individuato nei momenti di riferimento sui quali gli intellettuali edificano i loro costrutti culturali. Mentre, infatti, la sinistra si rifà a coordinate prodotte dal pensiero, legate alla natura, nella componente di destra invece i modelli di riferimento sono ultraumani e sovrannaturali.