Lecce e la sua cultura nel traffico

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La personalità di un individuo si coglie, tra le altre, da come conduce la sua autovettura, da come attraversa la strada, da come si comporta come motociclista. In tale prospettiva è facile giungere a capirne la sua cultura, il suo grado di istruzione e soprattutto di intelligenza. Da qui il passo è breve per intercettare alcune delle coordinate culturali a livello sociale di una comunità. Infatti, un conto è il traffico di Milano, un conto è il traffico di Napoli, un altro conto è il traffico di Lecce. In ciascun caso si richiedono abilità diverse, perché ciascuna città ha la sua cultura, la sua peculiarità, che si riverbera nel traffico. Noto è il fatto che l’autista leccese, per esempio, preferisca il traffico milanese e, dall’altro, rifugge il traffico napoletano, nel quale, quando ciò accade, si ritrova frastornato e disorientato, impacciato a gestire l’autovettura in spazi molto contenuti, tra salite e discese.

Preambolo a parte, veniamo al caso leccese. Qui, va subito detto che nel capoluogo salentino il traffico scorre lentamente, sonnacchioso, sembra quasi di essere a Beverly Hills, ma è agli incroci che emerge tutta l’aggressività cittadina. Un’aggressività che è per lo più femminile, e che non si manifesta in maniera sonora, con il clacson, ma le donne leccesi, senza alcun fair play, si insinuano nell’incrocio con varie accelerate intimidatorie, e tali da fare arrestare chiunque, e dunque costringerlo a concedergli il passo. A loro si aggiungono molti anziani, che fanno finta di non vedere che all’incrocio vi sono più contendenti, e tirano dritto lentamente senza frenare. Più miti sono i giovani, mentre più ragionevoli ed eleganti sono gli uomini maturi. E ciò, forse, per il fatto che alle loro spalle hanno una tradizione automobilistica importante.

Lungo i viali, esasperante è, poi, la lentezza degli anziani e dei SUV con conducente maschio, i primi per evidenti questioni anagrafiche, i secondi, invece, probabilmente perché ciò dà loro un inesprimibile senso di potenza e aristocraticità infarcita di una spavalderia sottile, difficile da concettualizzare per il cittadino medio, ma lì, presente ed inequivocabile. L’andamento regale, lento e ieratico è una tentazione irresistibile del leccese.

E veniamo ai passaggi pedonali, dove i pedoni li rendono ancor più pericolosi. E sì, perché il loro attraversamento è arrogante, è una sfida con l’automobilista di turno, nella quale la loro grande soddisfazione è costringerlo a fermarsi in ogni caso, anche a costo della vita, di essere investiti. Sì, sono lì che attraversano, il più delle volte senza neanche guardare a destra e a sinistra, con atteggiamento fiero di sfida. È vero che la precedenza è un loro diritto, ma un attraversamento intelligente e attento, renderebbe tutto meno pericoloso e stressante per tutti. Ma loro, i pedoni, preferiscono così.

A Lecce sono pochissimi, poi, gli indisciplinati, e pochissimi sono coloro che utilizzano il clacson in maniera sgarbata. Tuttavia, in quest’ultimo caso, a volte accade una cosa strana: basta che un automobilista strombazzi come un folle, che tutti lo seguono, diventando così tutto un vero e proprio inferno di latta. E’ questa comunque, una rarità.

Molto prudenti, inoltre, paiono i centauri, con i loro paurosi motori, i quali però si producono in piccole acceleratine virili, ma nulla di più. Insomma, fanno solo finta di essere aggressivi e spericolati.

E qui non può mancare una nota che attiene al gusto, al lusso. A Lecce, molte le Fiat Cinquecento con conducente donna perfettamente truccata e abbigliata con indumenti in pendant con il colore dell’auto. E non si sa se tali signorine acquistino la Cinquecento per abbinarla al vestito o comprino il vestito in abbinamento al colore dell’auto. Tutto molto chic, naturalmente.

E per concludere questa sommaria carrellata, un cenno meritano i ciclisti, che sono pochissimi in città, nonostante la grande propaganda in favore dell’uso della bicicletta a mo di città del Nord Europa. L’understatement non è, infatti, un costume leccese, e da qui inutili gli sforzi di ambientalisti e degli ecologisti e qualsiasi proposta di cultura europeista.