Libertà: dov’è?

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LibertaÈ sempre più chiaro, per le persone che osservano, che lo Stato italiano è oramai una efficiente macchina che drena risorse dalla società e le ridistribuisce verso certe classi privilegiate: quali? Ma sicuramente i burocrati, i banchieri, i parlamentari, i pensionati che rivengono da posizioni chiave assunte nella pubblica amministrazione. Sono loro i destinatari di una fetta molto importante delle entrate dello Stato.

Una macchina perfetta che drena oramai, come per i più è noto, più del 55% del reddito nazionale. Insomma, di quello che produce un cittadino italiano, più della metà viene debitamente sottratta dallo Stato, ‘per le sue spese’: è questa la libertà in Italia.

Ma allo Stato non basta! L’avidità di queste classi sociali ha implicato un debito che oramai va oltre il 130% del PIL. In altre parole, la popolazione italiana dovrebbe lavorare per più di un anno e quattro mesi senza percepire un compenso per sanare il debito dello Stato. Sotto altra angolazione, su ciascun cittadino italiano adulto, bambino o vecchio che sia grava un debito superiore a 40.000 euro; una famiglia di tre persone ha di fatto un debito di più di 120.000 euro.
È evidente che siamo in uno Stato sovietico ribaltato, dove invece di escludere la proprietà e dare i frutti ai cittadini, si consente l’economia privata, ma si sottraggono i frutti di questa.

Il tutto in un quadro in cui i cittadini italiani sono virtuosi, rispetto a tutti i popoli europei, perché hanno un debito privato bassissimo. Ma d’altro canto, e giustamente, le banche hanno preferito dare credito allo Stato anziché all’economia privata, dove molte piccole e medie imprese stanno pagando le conseguenze di questa politica, portata avanti da banchieri in accordo con la burocrazia dello Stato.

E sta diventando sempre più efficiente e sofisticata nelle operazioni di ‘tosatura’ del cittadino la macchina statale. Annunciato una sola volta dai telegiornali dell’8 marzo, dal 1° aprile del 2016 lo Stato acquisirà tutte le informazioni sui conti correnti dei cittadini nonché tutte le informazioni sulle destinazioni delle liquidità. Il tutto verrà messo in una banca dati che sarà in grado di consentire di estrapolare qualsiasi movimentazione di denaro tramite conto corrente. E le banche? Niente, hanno acconsentito senza “batter ciglio”. E’ questa la libertà in Italia?

Da qui il passo è breve alle operazioni che già in passato sono state del tutto incostituzionali e antidemocratiche. Poche, ma significative. Quella più sfacciata fu durante il governo Amato nei primi anni Novanta, che ricorse ad una tosatura dei conti correnti, stabilita in una  notte con decreto legge.

La scusa è stata quella di combattere l’evasione. Nessuno parla però di ricatto fiscale, nemmeno i 5 stelle. Se le imposizioni fossero giuste ed eque tra le classi sociali, l’evasione sarebbe una questione irrilevante. Invece, in Italia la tassazione aumenta per porre il cittadino in condizione di insufficienza. E comunque per drenare risorse e destinarle a classi estremamente privilegiate e protette, peraltro improduttive. Si potrebbe capire una redistribuzione verso settori attivi per alimentare e fortificare il nostro capitalismo. Ma così non è.

E il popolo italiano? Il popolo italiano, sotto scacco da una classe politica predatoria, rimane inerme, senza strumenti più per far valere le sue determinazioni. E’ noto infatti che col porcellum il voto è del tutto irrilevante. D’altro canto, v’è però da notare che forse il popolo italiano è sufficientemente ricco da permettersi simile parassitaggio o simile classe dirigente.