Je suis Italiano e rivoglio la speranza

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sergio-mattarella2-620x372Caro Presidente,
terminati i festeggiamenti, gli applausi, i teatrini, le critiche, le visiti ufficiali, la cerimonia di incoronazione, finite le barzellette sul toto nome e finiti gli imbarazzanti scrutini, inizierà il suo vero lavoro. Dopo appena due minuti dalla sua elezione (forse anche due minuti prima), circolavano le voci più disparate sul suo conto.

Mi domando, caro Presidente, cosa si aspettasse il popolo italiano. Magari che vincesse davvero Rocco Siffredi, Ezio Greggio o la Ferilli. Stupidi!

Sappia che guiderà un popolo composto da stupidi e, per quanto questo le possa apparire un vantaggio, capirà invece che la sua responsabilità è doppia.
Sì, Presidente, perché voi lassù ci rappresentate e questo ci rende specchio gli uni degli altri.

Caro Presidente, io non voglio ascoltare le voci sul suo conto, quelle del passato, che parlano di melma e puzza. No, voglio pensare al futuro e voglio sperare!
Speranza. È la parola che lei ha usato dopo la sua elezione. Ha ragione Presidente, al popolo italiano è stata tolta la speranza!
Vede Presidente, nella vita può capitare di perdere il lavoro, la casa o di subire un’ingiustizia ma se nel cuore si conserva la speranza di ricostruire, ripartire o di ricevere giustizia, la vita continua. Non si ferma sull’asfalto dopo un volo di cinque metri.
Ho memorizzato le sue parole come una “promessa elettorale”. Non ci deluda Presidente.
Lei che viene da una terra martoriata dalla mafia, dove le strade si sono bagnate di sangue, dove “il puzzo del compromesso” ha intriso l’aria per anni, la prego non ci deluda!
Lei che ricorda il giorno dell’Epifania come una tragedia, lei che è stato derubato dalla mafia degli affetti più cari, la prego non si sporchi le mani. Non mi importa se in passato lo abbia fatto, non lo faccia la prego. Ci restituisca la speranza che un’integrità morale esiste ancora e che alberga nelle vostre coscienze. Ci restituisca l’opportunità che il voto possa cambiare qualcosa. Ci restituisca il voto. La prego, lo metta tra le prime voci in agenda.
Cambi le carte in tavola! Lasci il segno nella storia come altri prima di lei hanno fatto. Sia il nuovo Pertini, il nuovo Aldo Moro.
Costruisca non distrugga.
Sia per noi italiani il ricordo dell’Italia che spicca nuovamente il volo, che diventa binario dell’Europa e non ruota di scorta. Ma può tutto questo orgoglio competere con qualche favoruncolo, un paio di mazzette, e qualche buon incarico ad un parente? Può davvero la gloria essere svenduta per un pugno di dollari?

Non credo Presidente. Non sia stupido. Ci restituisca la speranza!

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