Se il Minotauro fosse sopravvissuto a Teseo: sillogismo tra mito e politica

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I miti sono favole antiche tramandate ai posteri per far chiarezza sul mondo che ci circonda, insegnandoci la differenza tra bene e male. (MP)

Ognuno di noi, fin da bambino si è soffermato ad ascoltare con amore e gioia, favole, leggende e miti che, man mano, hanno allietato le nostre vite, facendole scivolare lentamente in dolci mondi costellati da mostri, re, regine e animali fantastici, insegnandoci in qualche modo la differenza tra bene e male. Molte di queste favole o miti, ci affascinano ancora oggi, perché tramite il loro sillogismo, riusciamo a trasferirli su esempi odierni e spiegare più facilmente ciò che sarebbe difficile esporre. In queste righe, vorremmo parlarvi di un mito che ognuno di voi ha letto almeno una volta nella vita, quello del Minotauro e del filo di Arianna, mito copiosamente diffuso anche nelle aule di scuola.

A Creta, governava il re Minosse, ritenuto però non legittimo dal suo popolo; per ovviare a questo malessere sociale, chiese a Poseidone (Dio del mare) in dono un Toro per dimostrare ai cittadini la benevolenza degli dei nei suoi confronti. Poseidone lo accontentò donandogli uno dei tori più belli del mondo, con la promessa di sacrificarlo per lui, ma il re Minosse, considerata la bellezza dell’animale, decise di non sacrificarlo ed utilizzarlo per le sue mandrie. Poseidone, irato da questo atteggiamento, punì il re facendo innamorare la moglie Pasifae del toro, dalla quale unione nacque il Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro. L’animale però, nonostante le sembianze umane, era selvaggio e pericoloso, così Minosse decise di rinchiuderlo nel palazzo di Cnosso, un palazzo a labirinto costruito da Dedalo, dal quale era quasi del tutto impossibile uscirne. Il re decise però, che Atene avrebbe dovuto mandare ogni anno, in sacrificio sette fanciulli, in modo da placare l’ira e la fame della bestia. In una di queste spedizioni, convinto di sconfiggere e uccidere il Minotauro, si infiltrò Teseo, figlio del re Egeo, innamorato perdutamente di Arianna, che prima di entrare nel labirinto gli donò il famoso filo che poi lo aiutò a farsi strada uscendo trionfante dopo la sconfitta del Minotauro. Ma durante la navigata che avrebbe riportato a casa i due amanti, Teseo abbandonò la sua amata sull’isola deserta di Nasso, così Poseidone, non accettando questo torto fatto alla povera ragazza, scatenò una tempesta che costrinse Teseo ad issare le vele nere, che il padre Egeo interpretò come sconfitta e quindi uccisione del figlio da parte del Minotauro; preso dalla sofferenza e dal dolore, Egeo si uccise gettandosi in mare che poi prese il suo nome.

Ma se il Minotauro non fosse morto e fosse sopravvissuto fino ai nostri giorni cosa farebbe oggi? Vediamo di ricostruire il suo profilo:  un essere selvaggio e senza scrupoli, pericoloso verso i propri cittadini, nonostante facente parte di quella stessa società, divoratore di anime e residente in un palazzo raggomitolato su se stesso da labirinti burocratici poco pragmatici che infondono difficoltà a chiunque si addentri in quelle stanze. Un profilo che tutti noi conosciamo bene perché viviamo costantemente questa penitente necessità di essere governati da chi porta pochi privilegi alle nostre vite. Ebbene sì, il nostro caro Minotauro, se fosse sopravvissuto all’oscura spada di Teseo, oggi sarebbe un politico, libero di poter soggiogare e importunare in maniera indiretta noi cittadini, ignari di tutto ciò che si nasconde dietro al potere.

Naturalmente tutto questo è una pura esasperazione per farci capire però, che i miti, sono e saranno sempre moderni al di là del tempo in cui sono stati creati. Essi hanno quella lungimiranza e freschezza eterna che ci fanno ben comprendere quanto il mondo sia come una grande ruota che nonostante tutto gira continuamente su se stessa, pescando e ripescando comportamenti e scene già vissute, facendoci ben capire che in fondo, l’essere umano non riesce a cambiare, a mutare i propri comportamenti. La scalata verso il sublime, verso la vera bellezza di ciò che lo circonda è ancora lunga e solo cambiando il modo di vedere le cose, camminando insieme al creato come unica entità che percorre la vera saggezza del proprio essere, qualcosa potrebbe mutare. Oggi possiamo contare su scienza e tecnologia che certamente aiutano a migliorare la vita di ognuno di noi, ma senza conoscenza del passato, dei nostri miti, delle nostre leggende, si continueranno a fare sempre gli stessi e miserabili errori di un tempo. Banalmente potremmo certamente concludere che dal passato si costruisce il vero futuro.

Classe ‘86, vive a Squinzano, piccolo paese della provincia di Lecce. Fin da adolescente manifesta una forte passione per la scrittura, percepita come insostituibile mezzo di espressione personale e di comunicazione diretta al cuore delle persone. Appassionato di arte, storia ed archeologia, cresce nel quartiere di Sant’Elia, luogo ancora ricco di mistero, dove conduce ricerche e studi su un convento del 1500, effettuando numerose e importanti scoperte archeologiche che gettano nuova luce sul complesso monastico. Scrive su diversi blog e giornali come “Salento Vivo”, “Spazio Aperto Salento”, “L’ORticA”, “Il Trepuzzino”. È in procinto di pubblicare la sua prima raccolta di scritti con Aletti Editore.

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