Mio nonno …

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mani nonnoCerte cose non capitano mai per caso. Non credo nel destino ma credo nella magia di due corpi, di due menti, di momenti inaspettati. C’è chi mi ricorda che volere è potere e che se vuoi puoi. Tutto il resto è una scusa ma, talvolta, quello che vuoi è lontano anni luce da te e proprio quando hai perso ogni speranza è allora che riparte tutto, che arriva qualcosa di grande. Anche la carezza di un’amica ti riporta su.

Vivi, mi dicono, vivi nonostante tutto; ed io lo faccio, con tutta me stessa.

Vivo per la gioia di respirare, di guardare, di poter trarre da ricordi lontani anni luce, anche solo per un attimo, l’immagine dei tuoi meravigliosi occhi. Tu non sei fisicamente con me ed io vorrei avere la forza di allontanare il tuo pensiero, ma sei sempre qui, sempre costantemente al mio fianco, con silenzi, frasi, ricordi.

Chi dice che i ricordi, siano essi belli, tramontati, spiacevoli, tristi devono essere rimossi? Il passato è parte di noi.

Tu sei parte di me.

Sei vivo nella mia mente, nel mio cuore, nei miei sogni ed il ricordo che ho di te è lucido, fresco, incorniciato nella mia memoria come un calendario al muro. Sei sempre stato come il mare, tu che, infrangendoti contro la vita, hai avuto la forza di rialzarti, di ricominciare, di dimostrare al mondo intero che basta la volontà, l’amore, l’impegno, la costanza per vincere.

Sei caduto, tu. Hai perso contro un nemico invincibile ed infallibile … Ma resti il mio campione. Il più in gamba che io abbia mai conosciuto.

C’è chi lo chiama Dio, chi Allah.
Io non lo chiamo, non so cosa sia o quale sia il suo nome. So solo che c’è, c’è qualcosa, qualcuno.

Bisogna credere in un “qualcuno” perché l’uomo senza speranza è un’esile briciola in un campo di grano, è un frammento di materia nell’universo.

Tu sei lì che mi guardi ogni tanto. Io lo so.

Non credo nei “per sempre” ma non credo neanche ai “mai” perché sono certa che un giorno torneremo a stare insieme, a litigare per il pranzo mai troppo abbondante e per l’impegno quasi mai eccessivo.

Ti porto con me sempre, tu lo sai.

C’è uno spazio solo per te nel mio cuore, in un angolo che custodisco con attenzione, perché il tuo ricordo possa non sbiadire mai nella mia sciocca memoria.

Ricordo, sai, i tuoi sorrisi, le tue carezze, i tuoi rimproveri, l’espressione del tuo volto, la tua enorme pancia che, a fatica, riuscivo a stringere. Ma non importava, sentivo il tuo calore, sentivo il tuo affetto, forse poco dimostrato, perché sei sempre stato un uomo duro, nascosto dietro ad una corazza di ferro; nessuno doveva conoscere le tue debolezze, se ne hai mai avute.

Non avevi paura di nulla. La paura è una intensa emozione derivante da una percezione di pericolo, reale o presunto, ed è una sensazione dominata dall’istinto. Per te la paura non aveva significato, non aveva data, né modo, né luogo.

Cadono lacrime nel ricordarti, forse per tutto ciò che mi hai dato,  insegnato e trasmesso e che io non ho colto fino a quando non ti ho perso per sempre. Fino a quando non ho visto la tua pelle incartapecorirsi, disidratarsi e diventare come un giornale, il giornale della tua vita, il diario dei tuoi giorni che eternamente hai lasciato a noi.

Al tuo funerale privo di senso era star li, zitti, immobili, a contemplare il tuo corpo esanime.

La sofferenza non c’era più, né il dolore, né altro che potesse ferirti o batterti. Eri ancora invincibile, eri ancora musica, eri ancora l’accensione di una stella, eri la luce d’un fuoco e ardevi di vita.

Una vita persa, negata e poi riavuta e che solo tu hai saputo rendere degna di rispetto.

Il mio dolore si consuma qui, tra fogli bianchi ora unti di nero, il mio dolore brucia dentro ma non ho paura, me l’hai insegnato tu. Nulla ci può uccidere. Il mio corpo morirà ma esso altro non è che l’involucro della mia anima, il recipiente delle mie idee, dei miei pensieri, dei miei sentimenti. La mia anima, come la tua, resterà per sempre.

Tra canzoni tenui, silenzi, lacrime, ricordo di te che vorrei poter riabbracciare. Un abbraccio sicuro, intenso, che valga più di mille parole. Uno di quegli abbracci che ti faccia capire quanto ti ho amato, quanto ti amo e quanto lo farò per il resto della vita.

Sono questo ora. Sono una macchina da scrivere.  Ma se con dei versi emoziono raccontando quanto tu mi abbia dato, significa che ciò che mi hai dato tu è grande, grande quanto te.

E per questo amore infinito avrei solo voluto dirti, guardandoti negli occhi: grazie, nonno!

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Riabilitatore psichiatrico - Redattrice Paisemiu.com

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