L’analisi: polveri bagnate e difese trionfanti

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pontedera leccLecce– Un Lecce sempre più quadrato conduce per larghi tratti la partita al “Mannucci” di Pontedera contro la prima della classe ma i sogni di colpaccio alla capolista sono sbattuti sul palo di Doumbia in chiusura di secondo tempo. Il pari a reti bianche di Pontedera è comunque un altro passo avanti per la risalita del Lecce che ora si attesta a meno 9 dalla coppia di vetta Pontedera-Pisa ed aggancia l’ottavo posto in compagnia di Grosseto e Salernitana. I maremmani hanno però una gara in meno ed i granata campani aspettano il verdetto del Giudice Sportivo a seguito del finto derby di ieri contro la Nocerina conclusosi con l’abbandono del campo da parte dei Molossi.

Mediana di granito– I segnali migliori visti ieri vengono dal centrocampo, reparto che ha affrontato una mediana più folta ma che si è disimpegnato più che sufficientemente in entrambe le fasi. Sono in risalita le quotazioni di Louis Parfait, mastino di centrocampo autore di un’infinita serie di palle recuperate in tutte le zone del campo; il camerunense sta poi migliorando la sua gestione di palla passata finalmente ai due tocchi richiesti da Franco Lerda. Assieme all’ex Cesena ha operato egregiamente Romeo Papini, migliore in campo ieri, tessitore di ogni manovra offensiva ed autentico schermo davanti ad una difesa che ieri ha mostrato qualche leggera sbavatura. Il pacchetto arretrato ieri ha contenuto a fatica le folate offensive del velocissimo Grassi che, assieme al compagno di reparto Arrighini, ha graziato per due volte Filippo Perucchini. La difesa, comandata da un Martinez autore di una serie di controlli sbagliati sul sintetico zuppo del “Mannucci” rimediati comunque da recuperi dello stesso costaricano, è dovuta ricorrere spesso al raddoppio per arginare le percussioni toscane. In fase d’attacco il Lecce ha pagato l’ottimo lavoro dell’incontrista di centrocampo e capitano del Pontedera Caponi, messo a uomo dal tecnico Indiani su un Mariano Bogliacino costretto spesso alla lotta nel traffico del centrocampo; il 10 uruguaiano del Lecce ha svolto una partita più di rottura che di proposizione in un ruolo che si è avvicinato alle mansioni svolte a San Benedetto e Napoli. Il terminale offensivo Gianmarco Zigoni, servito per troppe volte con difficili cross dalla trequarti, ha avuto soltanto una palla buona in apertura di match al 5’, poi disinnescata da Lenzi. L’ex Avellino ha pagato un eccessivo credo difensivo da parte della squadra di Indiani, chiusasi a riccio nei periodi di possesso palla giallorosso. L’ingresso di Miccoli a metà ripresa ha cambiato il match con i difensori costretti ad un’altra marcatura speciale (oltre quella a Bogliacino); il capitano giallorosso ha subito propiziato le occasioni di Doumbia (palo) e Melara (tiraccio mandato fuori).

Matricola terribile– Dall’altra parte del campo il Lecce ha trovato un Pontedera pienamente conscio dei propri mezzi con un allenatore, Indiani, che ha disegnato benissimo la partita cercando di colpire il Lecce di contropiede e tenendo il più possibile dietro. Il computo delle occasioni attesta la giustezza del pari di ieri con i granata, conoscitori delle insidie del sintetico di casa, spesso pericolosi in fase di ripartenza. La truppa di Indiani non ha capitalizzato le due ghiotte occasioni di Grassi e Arrighini e, nel finale, ha avuto il merito di reggere al forcing finale seguito all’ingresso di Fabrizio Miccoli. Il pari di ieri ha allungato l’inviolabilità del “Mannucci” ed ha ripresentato i granata in testa a 21 punti insieme al Pisa. Quella che ieri era immaginata come una fiera del gol tra il miglior attacco del campionato ed una squadra di indubbi valori tecnici si è tramutata in un trionfo del tatticismo e dei due pacchetti arretrati.

 

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