Amarcord Serie A: nel 1980 ritornano gli stranieri

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Nel 1980 l’opinione pubblica è sconvolta da un sistema illecito in grado di alimentare un giro miliardario di scommesse clandestine e che passerà alla storia con il nome di calcio scommesse. Finiscono alla sbarra nomi noti (Paolo Rossi e Bruno Giordano in primis) e meno noti fra i calciatori di serie A e B.

Alcune squadre vengono punite con severità (Milan e Lazio retrocesse in serie B) ed altre con mano più leggera (Bologna, Avellino e Perugia 5 punti di penalizzazione).
A far tornare l’interesse vengono dunque chiamati fuoriclasse, o pseudo tali, che piovono dall’Europa e dal Sudamerica come ciliegie, opzione negata fin dall’estate del 1966.

Già, il 1966, altro annus horribilis per il pallone di casa nostra. È l’anno dei Mondiali in Inghilterra. In quell’edizione l’Italia viene estromessa al primo turno per mano della Corea del Nord.
Il gol di Pak-doo-Ik mette a nudo la pochezza di una Nazionale che si auspica all’avanguardia e che in realtà non vince nulla da quasi trent’anni.

Come reazione a una tale disfatta la Federazione pone il veto sull’ingaggio di calciatori stranieri, che fino a quel momento avevano alzato il tasso tecnico del campionato ma che nel contempo avevano impedito a molti giovani italiani di emergere.

Il primo ad arrivare in assoluto, nell’estate 1980, è il difensore olandese Michel Van De Korput, acquistato dal Feyenoord. Lascia il Torino dopo 3 stagioni senza grossi sussulti.
La Juventus, invece, si aggiudica il centrocampista irlandese Liam Brady. Due tricolori nei due anni trascorsi in bianconero prima di essere ceduto alla Sampdoria.
Il colpo più importante lo registra la Roma con l’acquisto del brasiliano, proveniente dall’International, Paulo Roberto Falcao.
Nei suoi 5 anni a Roma: uno scudetto ed una finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori contro il Liverpool.

L’Inter, campione d’Italia in carica, si assicura le prestazioni del trequartista austriaco Herbert Prohaska, preso dall’Austria Vienna. Nei due anni in nerazzurro al suo attivo una Coppa Italia, prima di trasferirsi alla Roma dove riesce a conquistare lo Scudetto.

I viola si rinforzano con l’esterno offensivo argentino, il campione del mondo 1978, Daniel Ricardo Bertoni. Dopo 4 stagioni e nessun titolo, lascia Firenze per raggiungere Maradona a Napoli.

La società napoletana, invece, preferisce puntare sul difensore olandese Ruud Krol. Protagonista delle tre Coppe dei Campioni, vinte con l’Ajax all’inizio degli anni ’70, rimane a Napoli per ben quattro stagioni prima del ritiro, confermando un ottimo rendimento. Non riesce tuttavia a sollevare alcun trofeo.

L’Avellino prende l’attaccante brasiliano Juary dai messicani del Leones Negros. Divenuto celebre per le sue esultanze intorno alla bandierina, lascia gli irpini dopo due stagioni prima di trasferirsi alla squadra interista.

Anche il Bologna punta a rinforzare l’attacco con il brasiliano Eneas proveniente dal Portuguesa. Dopo una stagione viene ceduto all’Udinese, con un bottino magro di 3 reti in 20 presenze. Eneas passa ai friulani in seguito ad uno scambio che porta il centrocampista tedesco Herbert Neumann al Bologna. Dopo una sola stagione, con un gol all’attivo, viene ceduto.

Un vero flop si rivela anche l’acquisizione dell’argentino, proveniente dall’Estudiantes, Sergio Fortunato. Terminata la stagione, con 2 gol all’attivo, si trasferisce al Las Palmas.
Disastrosa è, infine, l’operazione che porta l’attaccante brasiliano Luis Silvio Danuello in Italia. Acquistato dal Ponte Preta, scende in campo solo sei volte, prima di far ritorno in Brasile, senza realizzare un gol.

In tutto 11 stranieri per una cifra complessiva di 15 miliardi di lire.

Non tutte le società decisero quell’anno di sfruttare la nuova normativa ed acquistare giocatori stranieri.  5 club su 16 dell’allora Serie A, infatti, rimasero con soli giocatori italiani in rosa: Ascoli, Brescia, Cagliari, Catanzaro e Como.