Il potere in Italia

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PotereL’esercizio del potere è cosa buona, ma, come ovvio, non è condizione di felicità né pratica esperibile da tutti. Secondo la prospettiva cristiana questo è prerogativa di chi gode della Grazia Divina, mentre dall’angolazione laica – ed in ogni caso, di chi pone al centro della vita, l’uomo e la sua volontà – è il risultato delle proprie capacità. Comunque sia, è un privilegio al quale gran parte degli individui tende e per il quale si combatte tutta una vita.

Ma il potere in Italia è racchiuso, in un’ottica orwelliana,  nelle mani di pochissime persone, che tutto possono e vedono, o siamo in presenza di qualcosa di molto più articolato e complesso? La seconda prospettiva appare la più vicina alla realtà ed in tale direzione varie sono le componenti sociali del potere, all’interno delle quali ovviamente non vi sono contingenze omogenee.
In una posizione di spicco, oggi, pare porsi il potere dei burocrati dello Stato, che in maniera fattiva gestisce più del 50% del reddito nazionale e quasi il 20% della forza lavoro italiana. Allo stesso livello ed in un’ottica dialogica si pone il potere di chi dispone di capitali, come gli industriali, i grandi buyer e i banchieri. Naturalmente, sullo stesso piano si pongono i grandi manager che, in una logica di stretta intesa con la proprietà, gestiscono strategicamente le risorse delle imprese.
Un altro importante potere in Italia, come è noto a tutti, è quello religioso, ascrivibile alla Chiesa cattolica, ma non solo. Un potere non esclusivamente spirituale, ma anche economico, che socialmente si muove in maniera trasversale. Una fortuna dovuta soprattutto alla capillarità sul territorio degli insediamenti di culto, che hanno come risvolto la capacità di gestire l’opinione e le coscienze degli adepti e dei fedeli sul piano nazionale.
Non per ultimo viene il potere degli intellettuali, ovvero dei filosofi e degli affini, che si muovono su due direzioni. Quelli prevalentemente di sinistra, i quali risentono ancora in maniera importante della scuola gramsciana, che si dedicano in una prospettiva pedagogica alla formazione e all’informazione della popolazione, e quelli di destra, i più estremisti, con tendenze di tipo spirituale ed isolazionistico. E mentre i primi hanno presa sulla coscienza popolare, i secondi, nelle frange più radicali, si pongono prevalentemente al di fuori del sistema in maniera autarchica.

E la politica? Il potere politico è un reale potere? Con la seconda Repubblica e col porcellum questo ha perso la sua caratteristica fondamentale, ovvero l’intellettualità. Oggi, i politici italiani dipendono dai poteri di prima fascia testé citati, che ne determinano ogni scelta e ogni conclusione. Sono dei meri esecutori, i quali non hanno quel bagaglio culturale e di interessi per poter incidere e connotare la società. Ed in effetti, oggi, la politica nazionale non ha più una visione né un orientamento comprensibile. E ciò al di là delle posizioni attinenti all’efficentamento dello Stato, che connotano sia le componenti di governo sia le opposizioni. Non a caso il cittadino comune, come afferma Vattimo, ha perso gli orizzonti futuri e vive in un presente senza sogni.

Dove dunque guardare per intercettare le reali prospettive della nostra società? Ma sicuramente le determinazioni dei burocrati, dei capitalisti, degli intellettuali e dei religiosi possono far intercettare i grandi movimenti futuri della nazione, che comunque conserva una sua specificità ed autonomia rispetto al contesto internazionale.

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