Lo Stato è una complicatissima e capillare macchina burocratico-militare che poche persone conoscono a fondo. Solo una ristretta élite infatti ha in mano gli strumenti intellettivi per poter muovere questo apparato elefantiaco, capace di controllare e dirigere la vita quotidiana del comune cittadino. E ciò in linea con una visione condivisibile di stampo marxiano. Uno Stato, quello italiano, che oggi si prefigge quasi unicamente l’obiettivo di drenare quante più risorse possibili dal popolo e rafforzare la sua supremazia e capacità di controllo. Naturalmente, alle moltitudini viene lasciato solo lo spazio per aumentare la propria produttività, foriera di ulteriori entrate per lo Stato…
Ma chi sono i manovratori dello Stato, verso coloro i quali rifluiscono le più importanti risorse finanziarie, acquisite tramite il fisco? Ma certamente coloro che fanno parte di questa struttura amministrativa-armata. I burocrati, in primo luogo, che costituiscono la casta eletta per eccellenza, sebbene quella meno appariscente. Un certo peso lo hanno anche gli industriali e i banchieri, con le loro lobby, che tuttavia oggi, si collocano in funzione strumentale a mantenere alti i contributi produttivi e reddituali degli individui. E i politici? Allo stato attuale, non essendo votati dal popolo, ma segnalati dai vertici dei partiti, si pongono in una posizione scarsamente rilevante per le sorti del popolo e della nazione. Non a caso non è significativo che essi siano particolarmente formati e dotati di una cultura forte. Per questo ci sono i burocrati, che pensano a tutto. I politici, in tale direzione, potrebbero essere considerati come una sorta di salvagente statale.
In tale quadro, che senso ha il voto? Se alle amministrative questo ha conservato un certo rilievo, alle politiche è quasi nullo. Non a caso, molti italiani hanno smesso di esercitarsi nelle votazioni, praticando giustamente l’astensionismo. Di ciò ovviamente non se ne cura nessuno perché tale circostanza non produce alcun effetto sulla gestione del potere da parte degli amministratori di struttura e politici.
In ogni caso, non si può parlare di una democrazia rappresentativa. Il voto non rappresenta la volontà popolare, che poco può comprendere la complessità della gestione dello Stato. Il voto è una semplice delega in bianco. Peraltro una delega sulla gestione di più del 50% di ciò che produciamo, in quanto è tale il prelievo dello Stato tramite il fisco, sul reddito nazionale.
Il voto viene, dunque, dato per simpatia e in funzione delle visioni ideali dei candidati. Nessuno tiene conto però dello stato reale, dell’intreccio di interessi che esistono dietro una proposta politica visionaria, in genere. Nessuno si chiede quali siano le reali difficoltà nel portare avanti un programma politico e quali interessi bisogna scardinare per essere reso attuale. Il comune cittadino acquista sogni ammanniti dai politici, mentre la realtà delle cose invece è profondamente diversa. Da qui, la solita e nauseabonda delusione, sulla quale vivono molti giornali e le televisioni. Sono noti i famosi cento giorni di governo, durante i quali compaiono le reali problematiche nascoste in campagna elettorale, la quale diventa la saga dei buoni propositi e non invece una discussione seria su quali dovrebbero essere le difficoltà che si incontrano e come raggiungere un obiettivo. In sostanza, in campagna elettorale si elencano le visioni, ma si tace sulle problematiche inerenti alla messa in pratica di un proposito, puntualmente disatteso.
Un reale progresso nella politica e magari la variazione dei presupposti per una redistribuzione più equa delle risorse nazionali -preambolo per la ripresa economica- potrebbero venire da un nuovo modo di affrontare la campagna elettorale. E ciò in direzione della discussione sugli intrecci di interessi che si nascondono dietro ogni buon proposito, la cui risoluzione dovrebbe favorire una soddisfazione popolare più significativa. In sostanza la politica dovrebbe passare, entro certi limiti, da una visione utopica e fantastica della campagna elettorale ad una visione reale, mostrando le concrete problematiche dei vari programmi, molto spesso sottaciute.