Mafia e mafiosità, riscoprirsi parte di uno Stato per debellare l’antistato

0
769

padrino bnNella quotidianità il peggiore nemico che abbiamo da combattere non è tanto la mafia in sé, quanto il concetto di «mafiosità», ovvero un certo modo di pensare più diffuso di quanto immaginiamo. Ciò richiede un nuovo patto tra cittadini e istituzioni, nella consapevolezza delle proprie responsabilità.

Uno dei caratteri più pericolosi e impressionanti del fenomeno mafioso è la sua capacità di radicarsi profondamente nel contesto sociale, creando aree di contiguità e di copertura che sono la condizione indispensabile del successo delle strategie criminali.

In questi ultimi anni la mafia ha mostrato una fortissima e crescente attitudine espansiva anche in contesti diversi da quelli tradizionali; in queste situazioni “nuove”, i mafiosi hanno mostrano una straordinaria capacità di tessere relazioni, di costruire legami, di approfondire interscambi continui con un mondo vasto e diffuso che coopera con loro pur rimanendo rigorosamente fuori dall’ambito dei gruppi organizzati.

Anche lontano dai luoghi di origine, l’azione dei gruppi mafiosi si esercita attraverso meccanismi peculiari che non possono essere ridotti a quelli di altre “normali” organizzazioni criminali. Il tratto caratteristico della delinquenza mafiosa rimane, nelle aree vecchie come nelle nuove, la presa sulla società locale con cui esercitare il controllo del territorio.

Il sistema di ruberie, d’inganni, d’illegalità e di soprusi non verrà forse mai del tutto debellato, ma ciò non significa che esso non potrà mai essere scalfito e indebolito. Bisogna, però, fare attenzione a non sottovalutare la mafia che, pur avendo subito durissimi colpi, esiste e persiste. Le istituzioni nel fronteggiarla non sempre mostrano di avere la stessa tenacia e la stessa perseveranza.

La mafia ha massacrato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e come loro tante altre persone. Eppure Falcone e Borsellino hanno inflitto alla mafia colpi ben più risolutivi, incrementandone la lotta con sviluppi che in precedenza non erano minimamente ipotizzabili; mentre, da morti, hanno animato un movimento antimafia di massa che ha cambiato la realtà del Paese.

Per quanto costosi in fatto di vite spezzate, i progressi, laceranti e dolorosi, della lotta alla mafia continuano. Grazie ad essi è cambiato il comportamento e la considerazione in cui questa è tenuta dalla gente. Ma poiché la mafia non è scomparsa e, in regime di democrazia, il voto, come il denaro, non ha sapore né odore, il pericolo di collusione con la politica e le istituzioni  non è stato ancora scongiurato. Solo mobilitando tutte le forze sociali sane esistenti in campo, è possibile ottenere risultati concreti per contrastarla. La sola azione di polizia e giudiziaria non basta, occorre una mobilitazione capillare; è necessario prevenirla attraverso un indispensabile promozione dello sviluppo economico-sociale, come anche attraverso il rinnovamento politico, ossia la formazione di anticorpi che aiutino la società a reagire per vincere il male.

Va da sé che, nella lotta alla mafia, intesa in modo così ampio, ci sono doveri pubblici e doveri privati, doveri individuali e doveri collettivi, doveri sociali e doveri istituzionali. Ma non è da dimenticare che la mafia, oltre che un’organizzazione criminale, è anche un modo d’essere e di pensare. Per schiacciarla definitivamente, oltre alla punizione dei colpevoli, occorre anche e soprattutto dimostrare che essere cittadini rispettosi delle leggi è più vantaggioso e più gratificante dell’essere mafioso. “La mafia è un fatto umano; come ha avuto un inizio, avrà anche una fine”: asseriva Giovanni Falcone.

Il tempo degli eroi non si può perpetuare all’infinito e tuttavia quel tempo non si può dire cessato. Basti pensare alle minacce al procuratore Di Matteo.

Dobbiamo ringraziare tutti coloro che lottano, hanno lottato e lotteranno per smantellare le relazioni, i legami e le reti che uniscono i vari gruppi mafiosi tra loro, con il mondo degli affari e con il sottobosco della politica.

Questo cammino richiede un patto tra cittadini e istituzioni perché il nostro Paese cresca in modo consapevole e responsabile, animato dalla stessa forza di quegli eroi che hanno dato la vita per dimostrare che un’Italia diversa, nonostante tutto, è possibile.