Novoli, rinvenuti antichi affreschi nella Chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna del Pane 

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Novoli, Madonna del Pane, Affreschi, Dipinti
Una parte degli affreschi rinvenuti nel corso della ripulitura delle pareti in chiesa

Novoli (Le) – Può succedere che, in una tranquilla e assolata giornata di mezz’estate, mentre il paese riposa o si gode le meritate vacanze estive, la storia di Novoli si risvegli e restituisca alla luce, con gran sorpresa, piccoli tratti di un tempo tanto antico quanto incancellabile.

Segni artistici, come nel caso in questione, scalfiti o riportati in pittura lungo le arcate di una silente chiesa di periferia (cappella di campagna, fino agli anni ’50 del 900), ma che conserva ancora intatta la devozione e la venerazione a Maria SS. del Pane.

È ciò che, in effetti, è accaduto oggi, 21 agosto 2017. Durante i lavori di pulitura, nei pressi dell’altare dedicato al Ss. Sacramento, lo strato di pittura, già da tempo sotto effetto esfoliante, si è staccato dal centro della volta lasciando intravedere un artistico rosone a raggiera, dipinto al centro, con colori naturali a pigmenti, terra rossa e terra di Siena, alternati a gradazioni di grigio.

Dai primi rilievi effettuati, i fregi, comunque semplici nelle loro fattezze, risalirebbero alla prima posa di pittura subito dopo l’intonaco. È difficile stabilire una datazione precisa: considerando l’epoca di costruzione e ampliamento della chiesa, potrebbero collocarsi fra il XVII-XVIII secolo.

Dal casuale rinvenimento odierno, considerando lo stesso effetto esfoliante presente in altre zone della chiesa, si ipotizza che tali affreschi siano stati occultati durante i lavori di manutenzione, realizzati tra gli anni ’50-’60 del secolo scorso, quando, come da prassi azzardata in molte altre chiese nelle quali, mani e vernici poco scrupolose, coprivano altari e tesori artistici che il tempo, pian piano, da galantuomo qual è, sta ridonando alla luce.

Informato dai volontari lì presenti, il parroco don Luigi Lezzi ha disposto, per il momento, di lasciare a vista quanto emerso, in attesa di eventuali decisioni da prendere in merito con le autorità competenti.

Intanto, nella prospettiva del “miracolo del pane” avvenuto nel 1707, si aggiunge oggi un ulteriore interrogativo: perché ingrandire e abbellire con artistici fregi una chiesa che, fino a pochi decenni fa, era soltanto una chiesa di campagna?


Da ricerche storiche, svolte da studiosi di storia patria novolese, risulta che una prima descrizione della chiesa della Madonna del Pane è quella fatta dal Gallerano nel 1707 il quale, presentando alcune cappelle ubicate fuori del centro abitato, afferma tra l’altro che ve n’è «una fatta da poco tempo detta la Conella, sotto il titolo di Santa Maria di Costantinopoli, con Altare della Madre santissima…». Questo, però, non ci dice con certezza se la chiesa fu costruita ex novo oppure venne ampliata una cappella eretta anni prima.

Nel 1719 il sindaco del tempo, Pietro Mazzotta (1719-20), chiese al vescovo di Lecce, Mons. Fabrizio Pignatelli, venuto a Novoli in Sacra Visita il 19 giugno dello stesso anno, il permesso di ingrandire la piccola e fatiscente cappella. L’alto prelato esaudì la richiesta e, con le offerte dei fedeli novolesi e circonvicini, sorse il nuovo grazioso tempietto.

Una prima e dettagliata descrizione della Chiesa si ha, invece, nella Santa Visita del 1746 di Mons. Sersale: dalla relazione emerge che la chiesa, «eretta a publica spesa di questa Università…» distava 200 passi dall’abitato, era lunga 26 m., alta 12 m., le braccia del transetto raggiungevano la misura di 20 m. Sulle pareti si aprivano sedici finestre di pietra e parte con vetrate.

Nella parte inferiore del corpo vi era il presbiterio munito di cancellata in ferro. Il tetto era coperto di tegole; la chiesa possedeva pure due altari, tra i quali, su quello maggiore, in una cornice di pietra leccese scolpita con arte, c’era l’affresco dell’antica Cuneddha, ancora oggi conservato; ai lati erano disposti due angeli reggenti cornucopie.

Nel 1770 il comune di Novoli spese 150 ducati per alcune riparazioni che compromettevano la stabilità del tempietto.

Nel verbale della S. Visita di Mons. Spinelli, datato 23 Maggio 1792, si rileva che la cappella della Beata Vergine di Costantinopoli «…è sui juris». All’altare maggiore l’immagine della Beata Vergine affrescata sul muro difeso da un vetro e incorniciato da pietre scolpite e dorate con due cornucopie ai lati sostenute da due angeli. Tutto ben disposto e dorato. A devozione dei fedeli vi arde una lampada perpetua.

Ha forma di croce, elegantemente costruita a spese dei fedeli.

La Visita Pastorale di Mons. Nicola Caputo del 1853 è di estrema importanza ai fini della storia della chiesa in quanto per la prima volta è detto che la cappella, fino ad allora conosciuta con il titolo di Madonna di Costantinopoli, è chiamata volgarmente di “Maria SS. del Pane” in virtù di un prodigioso miracolo compiuto dalla Vergine Santissima e per il quale lo stesso Vescovo reputò essenziale registrare negli atti della Santa Visita la relazione scritta dal Rev. D. Vincenzo Tarantini.

La chiesa, eretta parrocchia l’11 febbraio 1982, nel corso del ‘900 è stata curata dai cappellani don Francesco Murra (promotore della pia pratica de I Nove Sabati in onore di Maria SS. del Pane), dal prof. don Emanuele Ricciato e da don Gioacchino Rizzo, da tutti ricordato come “il prete-muratore”; ha subito diversi interventi di restauro e, soprattutto, di adeguamento alle nuove norme liturgiche emanate dal Concilio Vaticano II.