L’amore per la politica

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Molti statisti, inutile citare i nomi, hanno fatto della politica una missione, una vocazione, il loro credo. E’ impossibile, anche se pare strano, non amare se si fa politica. Nell’amore c’è in agguato il tradimento simbolico, platonico e poi spietato. E’ una dimensione umana! Non nasciamo forse da un tradimento? Anche il seguito è un tradimento, la “dipartita” dai genitori e, non solo quella figurata sovente, di loro da noi! Ma ne parleremo in un altro numero del giornale.

Tuttavia l’amore permane il sentimento più fecondo nella vita di un essere umano e, nel politico di professione, è così grande che spesso antepone, come sostiene Stephen Covey, la vittoria pubblica a quella privata. Grandi donne, poiché chi vive di politica è spesso la “categoria” dell’essere maschile, si contentano di essere figure d’appendice, tanto è immenso spesso l’amore nei riguardi di chi vive simbioticamente di politica. In questo terzo millennio il trapasso che sia guidato da luci sufficienti per garantire sentimenti sostenibili e una green felicità, per coniare un nuovo binomio che si lascia passare a chi scrive di professione!

Gli anni d’oro della politica rappresentano grandi momenti storici, percorsi all’ombra dei campanili nelle Comunità fino ad arrivare al centro focale della politica, quella nazionale rappresentata dalla capitale che curiosamente al contrario fa amore. Chi si ciba di politica per essere messo, per così dire, fuori gioco bisogna farlo morire di inedia. Dal profondo del suo essere emerge però, perché è l’amore che lo spinge, inteso come forza fisica nobile di grande portata, fino alla superficie. Che dire, che l’amore è l’elemento propulsore che dà il vettore all’istinto di conservazione che è la sopravvivenza, caso strano, allo spirito politico.