Quando “maquillage” vuol dire colorare la vita

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All’origine della vita c’è il colore trasparente che è la sommatoria di due tonalità che se le guardiamo in penombra risultano bianco e grigio nell’atmosfera. Tali tonalità sono dette colori maschera, il primo indica lo spazio che non è stato riempito, il secondo è un non colore. Entrambi esprimono significati appropriati, la purezza, il biancore e la tristezza il secondo, si dice infatti di una giornata uggiosa che è grigia. Si parla cinematograficamente di “sfumature di grigio”, tante… C’è poi il nero che mette un punto definitivo alla giornata, chiudendo con le oscure tenebre. Se ben dunque osserviamo siamo abbracciati dai colori, intensi o meno ma tutti protagonisti. E le colorazioni sono la fortuna di aziende cosmetiche, con le vendite al dettaglio di ombretti e quant’altro, serve nella società dell’immagine per avvalorare il proprio aspetto in particolare il volto di uomini e donne. E’ infatti chiaro che se si vuole dare movimento all’esistenza è necessario dotarsi, es. nel makeup, di un gioco di colori le cui combinazioni sono tinte basiche fredde come le prime anzidette e calde, se parliamo  di colori vivaci rosso e giallo con cui illuminiamo le onde di labbra e sporgenti zigomi. Secondo il significato psicologico del colore c’è da aggiungere che lo scarlatto è il colore del sangue e dà l’idea del voler primeggiare, a fronte di un giallo che vuol dire tendenza a simpatizzare con l’altro senza però scendere in profondità. Anche le note fanno intuire colori che messi a fuoco determinano il messaggio di una melodia o l’”azione” di un suono. Dunque forniamoci di una tavolozza e diamo un nome allo stato d’animo del momento, insceniamolo. Non è roba di soli artisti ma di cittadini di un universo dipinto ovunque, ineluttabilmente pervaso da colori che imprimono senso all’esistenza, alle ore e all’amore che sprigiona inevitabilmente una realtà colorata.