“Una donna con l’ombrello” di Agnese Correra: la regista salentina affronta con ironia il tema della violenza sulle donne.

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Agnese CorreraOgni giorno in tutto il mondo moltissime donne subiscono molestie e violenze. Sul lavoro, per strada e tra le mura domestiche, la violenza sulle donne resta ancora oggi una violenza di genere, un patologico difetto comportamentale di individui maschi che mira a distruggere non solo fisicamente, ma anche e soprattutto moralmente, generazioni di donne. Chi pratica violenza sulle donne non solo non le rispetta, ma ha come unico obiettivo quello di privarle della loro libertà e della loro identità.

La regista venticinquenne di Porto Cesareo, Agnese Correra, ha giustamente provato a capovolgere la situazione, non per rendere la donna artefice di abominevoli azioni, ma per mettere piuttosto l’uomo nei panni della vittima. Cosa accadrebbe dunque se fosse ad un tratto l’uomo a trovarsi impotente davanti alla donna? Se non riuscisse a sfuggirle e dovesse subire un suo attacco? Con una intelligente ironia, Agnese ha raccontato la curiosa storia di un “marpione” che cade vittima del proprio tranello e noi di Paisemiu.com l’abbiamo voluta intervistare:

“Una donna con l’ombrello è un progetto di gruppo o nasce da una tua idea come “Zucchero e farina”?

Questo piccolo corto, che ha più le sembianze di un videoclip, è nato da una mia idea che ho esteso ad alcuni componenti della compagnia teatrale di cui faccio parte e in cui studio improvvisazione teatrale a Roma.

Come nasce “Una donna con l’ombrello” e perché?

Il protagonista del videoclip che fa la parte del marpione, Piero Savastano, è il creatore del sito www.TheatrOn.it che ha appunto prodotto il corto. Piero voleva da tempo creare un video che lanciasse il suo sito, e quando una regista, degli attori e un webdesiner si incontrano difficilmente si riesce a star fermi.

Una donna con l’ombrello nasce per caso. Durante un viaggio in metro, mi è venuta in mente questa storia. Mi succede spesso che gran parte delle idee che hanno dato poi vita a progetti, mi affollino la mente durante le 10 fermate che effettuo quotidianamente per andare all’università…

Così abbiamo deciso di cominciare a lavorare su Una donna con l’ombrello. La composizione delle imagini, sebbene il progetto fosse di derivazione teatrale, è stata realizzata mediante un attento storyboard proiettato al montaggio. Immaginavo già i rallenty e gli stacchi a tempo. Anche le inquadrature sono state pensate attraverso uno stile ben preciso, nonostante poi, in fase di montaggio si sfruttino le idee che vengono e le scoperte fatte sul momento.

Durante le riprese le entrate e le uscite erano stabilite, mentre le battute e i dialoghi erano totalmente improvvisati. Come ho detto prima, sia io che gli altri due attori facciamo parte di una compagnia di Improvvisazione teatrale, e ci è piaciuta l’idea di unire l’improvvisazione alla regia video.

C’era un messaggio che volevate trasmettere?

Il tema della violenza sulla donne è un tema delicatissimo e bisogna affrontarlo con grande rispetto e tatto. Chi violenta le donne, lo fà con l’intento di privarle dell’elemento principale che contraddistingue ogni essere vivente: la dignità. In questa parodia abbiamo voluto far passare al marpione un brutto quarto d’ora (anche perché il povero Piero qualche ombrellata l’ha presa davvero), per mettere la donna dalla parte del più forte, di colei che riesce a neutralizzare l’attacco. Raccontando un tentativo di violenza non andato a “buon fine” per il “marpione”, lo abbiamo voluto far cadere in trappola del suo stesso gioco, un gioco da cui non ha scampo. Ho immaginato un “lieto fine”: ho immaginato che tutte le donne molestate possano prendere ad ombrellate il loro aggressore nel momento del pericolo così come l’attrice del videoclip (una grandissima Lara Ceccarelli), anche se so che purtroppo spesso non è così.

Da un po’ di anni vivi ormai da sola in una città grande come Roma, pur essendo cresciuta in un paesino di provincia come Porto Cesareo: come ti sei trovata? 

L’impatto con Roma è difficile, soprattutto per chi come me ha sempre vissuto in un paesino dove ognuno sa chi sei. Ma l’approccio con la città muta con il passare del tempo. Prima non uscivo dopo il tramonto, ma poi pian piano ho visto che anche a quell’ora esce gente innocua. Soprattutto in estate, nella piazzetta del quartiere dove vivo io, mi ritrovo con altri  poveri studenti universitari come me che dopo una giornata di studio con il caldo, respirano il ponentino romano in piazza fino a notte fonda. Certo, non tutti i quartieri sono uguali ed  è sempre bene essere prudenti e uscire accompagnati, in particolar modo nei mezzi pubblici.

Ti è mai successo di ricevere molestie e se si come ti sei difesa?

Non ho mai subito aggressioni per fortuna, ma ho occhi sempre attenti ed evito i posti isolati.

Credi nei corsi di difesa personale per donne?

Si, credo nei corsi di autodifesa perché danno sicurezza alle donne, oltre che un po’ di tecnica, ma credo di più nell’intelligenza. Si può evitare di mettersi nei pericoli con poche ma ferree accortezze: non uscire sole a notte fonda, evitare i luoghi isolati ed evitare di dare confidenza a coloro che si avvicinano con secondi fini che, diciamo, si riconoscono con facilità. Essere prudenti, secondo me, aiuta molto.

La giovane regista Agnese Correra parte dunque dal presupposto che tutti quegli uomini violenti che vorrebbero togliere alle donne dignità, libertà e serenità devono in qualche modo sentirsi contrastati. Non devono avere la convinzione di poter controllare le donne, di renderle inferiori a loro e di poterle manovrare a loro piacimento. Affronta la tematica della violenza con una sorta di “riso amaro”, come a dire “non riuscirete a togliere nulla di tutto ciò che sono riuscite a conquistarsi le donne, nemmeno il sorriso.”

Una donna con l’ombrello – Video

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