Salento & Dintorni – Sabbie mobili … insospettabili

0
729

Le sabbie mobili, fenomeno che si ritrova in diverse forme in natura ed è conosciuto sotto il nome di tissotropia, sono un miscuglio di argilla, sabbia fine e acqua, dolce o salata; si trovano nei terreni degli esturali dei fiumi o nei pressi delle paludi e sono incapaci di sostenere pesi.

Si tratta in sostanza gel idrocolloidali, che, se ‘disturbati’, tendono a liquefarsi a causa della presenza di acqua e possono reagire vistosamente alla tensione interna, comportandosi come un liquido.

Per sollecitare questa massa di sabbia può bastare che il corpo di una persona vi agisca sopra (o con la pressione del suo peso o con una scossa) e i legami presenti tra i granelli di sabbia si allentano, perdendo il contatto tra di loro e restando sospesi nell’acqua; in assenza di frizione, potranno muoversi più liberamente con conseguente calo della viscosità.

Le sabbie mobili possono essere ovviamente un pericolo mortale e ci si può incappare inaspettatamente anche in luoghi molto turistici e famosi, rischiando di venire risucchiati dal fango senza poterne venire fuori.

Ebbene, in un luogo ameno e ridente, dove in tantissimi sogliono rinfrescarsi nella torrida estate salentina, esiste un piccolo tratto di sabbie mobili pericolosissime, sconosciuto ai più, e ignorato del tutto da coloro che si tuffano nelle acque gelide del Fiume Idume, che scorre da tantissimi anni nella Lecce sotterranea, sgorgando dalla sorgente dell’Acquatina.

L’Idume è lungo circa 7 km ed attraversa Lecce sotto Palazzo Adorno e nei pressi del Castello Carlo V e sfocia nell’Adriatico a Torre Chianca, formando quello il Bacino dell’Idume, zona un tempo (negli anni ’70) proibita dalle brave mamme coscienziose, perché prediletta dalle coppiette, che lì si recavano ad amoreggiare di nascosto

L’antichissimo Bacino è caratterizzato dalla presenza di vegetazione sommersa e canneti molto fitti, richiamati da Plinio nella sua opera Tabula Peutingeriana.

La letteratura del 1830 parla dell’Idume e delle sue due bocche : la Sagnia (in direzione di Torre Chianca) e la Bocca del Fiume, oggi scomparsa (in direzione di Torre Rinalda), che indubbiamente è uno dei corsi d’acqua più importanti del Salento.

La zona che circonda il Bacino, nella Marina di Torre Chianca, è una zona umida definita “Le Macchie dei Rizzi” ed offre uno spettacolo naturale suggestivo per i colori vividi della vegetazione, per il profumo intenso delle ginestre, la singolarità dell’orchidea palustre e per un’acqua incredibilmente trasparente.

In molti visitano il Bacino e la foce dell’Idume, attratti da un habitat arcaico e selvaggio e dalla possibilità di avvistare anche gli aironi e il Falco della Palude; ma quasi nessuno è a conoscenza delle pericolosissime sabbie mobili, in cui si potrebbe sventuratamente incappare proprio nel tratto in cui il fiume sfocia in mare…

Avvocato Patrocinante in Cassazione Giudice Onorario Tribunale Brindisi Conciliatore Spec.to consumo e bancario

LASCIA UN COMMENTO

Per favore scrivi un commento valido!
Inserisci il tuo nome qui

Convalida il tuo commento... *

CONDIVIDI
Previous articleRossella Maggio e il suo “Fata del cuore mio”
Next articleVisti da vicino: Tonio Bisconti