Si è spento oggi, a Barletta, don Salvatore Mellone. Era stato ordinato sacerdote seppur malato terminale

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don Salvatore MelloneBarletta – La sua storia ha commosso l’Italia intera. La grande fede in Dio e la crescita interiore della vocazione. Fino a diventare sacerdote, quel desiderio forte di abbracciare Gesù pur nella sofferenza di una malattia terribile e inesorabile. L’emozione, la gioia hanno pervaso il cuore di don Salvatore Mellone che il 16 aprile scorso, nella sua casa di Barletta divenuta l’altare della misericordia, ha ricevuto il presbiterato. Una luce immensa che ha illuminato un’esistenza tormentata dal dolore fisico, ma animata soprattutto dalla volontà di offrirsi al Signore. 

«Nel celebrare la mia prima messa – disse nel giorno più bello e forse il più importante della sua breve vita – ho provato un senso di pace che mi permette di abbracciare un po’ tutti e di farmi vivere una condizione di beatitudine e di vera gioia».  

La malattia lo ha colto nel fiore degli anni. A giugno del 2014 i primi sintomi del tumore all’esofago mentre stava per affrontare il primo anno di teologia. «Le sue condizioni si sono aggravate e mi ha chiesto il discernimento vocazionale – disse di lui l’arcivescovo di Trani mons.Giovanni Battista Pichierriha voluto essere con Cristo nel sacerdozio attraverso la semplicità e l’umiltà. Il suo è un messaggio profondo di carità cristiana: pregare per gli ammalati, per i sofferenti, per chi è solo».

Così quando Papa Francesco, dopo avergli telefonato, chiese a don Salvatore Mellone di benedirlo durante l’ordinazione, le sue furono parole di infinito affetto: «L’ho fatto con il cuore pieno di gioia perché per noi tutti è un modello, un maestro. Non possiamo fare altro che seguirlo e continuare a pregare per lui».

Oggi, mentre la Chiesa celebra la memoria liturgica dei santi Pietro e Paolo, due apostoli e due personaggi diversi, ma entrambi fondamentali per la storia della Chiesa del primo secolo così come nella costruzione di quelle radici dalle quali si alimenta continuamente la fede cristiana, il giovane don Salvatore, a soli 38 anni, ha reso l’anima a Dio. 
«Ciò che mi sta dando forza ogni giorno è la preghiera – ha detto in uno dei suoi ultimi giorni di vita – Che si preghi e si continui a pregare perché possano venire fuori vocazioni e possano venire fuori anche cose belle nella vita delle persone».