Lecce – Da mesi il “Movimento dei Forconi” meditava l’organizzazione di una manifestazione contro la legge di stabilità che ha introdotto delle disposizioni per gli autotrasportatori non garantendo soluzioni ai problemi del settore.
E così è arrivata puntuale la protesta. Poco più di un centinaio di tir, dalla mezzanotte di ieri hanno bloccato la strada statale 613, che collega Lecce a Brindisi, creando un vero e proprio blocco del traffico. Poi intorno alle 9 di questa mattina, l’allarme è rientrato, i “giganti della strada” hanno evacuato la carreggiata e le auto hanno ripreso a circolare regolarmente.
Fulcro del malcontento degli autotrasportatori, è la legge di stabilità, che il Governo si accinge a deliberare a fine Dicembre, e le mancate promesse, che secondo i rappresentanti del settore, l’esecutivo non ha mantenuto.
La contestazione è proseguita pacificamente, richiamando altre categorie di lavoratori, oltre che studenti e precari, che si sono riuniti presidiando la Prefettura di Lecce. Il corteo, peraltro non autorizzato, composto da alcune decine di manifestanti, ha attraversato le principali arterie del capoluogo salentino, creando non pochi disagi alla viabilità.
“Ribellarsi è un dovere, l’Italia si ferma dal 9 Dicembre”, recita lo slogan sulle locandine distribuite dai manifestanti durante la protesta, nel quale si denunciano i problemi ambientali, le condizioni di precarietà, l’alto tasso di disoccupazione giovanile e la pressione fiscale.
La protesta si è estesa in tutta la Penisola e oltretutto ,come accade ormai da tempo, è stata promossa sui social network dal Coordinamento nazionale di gruppi e movimenti, che si è auto definito apartitico e svincolato da qualsiasi etichetta.
Anche l’Italia, dunque, ha deciso di ribellarsi scendendo nelle piazze e nelle strade, contro ciò che, gli stessi dimostranti, ritengono un far west della globalizzazione, che ha distrutto il lavoro degli italiani, si ribellano, contro i dettami dell’Europa, affinchè il popolo italiano si riappropi della sovranità popolare, della Costituzione, ma soprattutto della propria dignità calpestata.
Una situazione che coinvolge qualsiasi categoria sociale senza esclusioni oramai stanca, logorata e vessata dai rappresentanti istituzionali e che ha deciso di dire BASTA.
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