Ricordo una festa…

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Cassa armonicaRicordo quand’ero bambina, la festa del mio paese. La festa della Madonna, che veniva venerata e portata in barca da tutti, e Lei, in cambio, dava protezione e prosperità. Ogni volta il cielo era grigio e nuvoloso e soffiava forte lo scirocco; ma, come per magia, quando la “Nostra Signora” varcava la soglia della chiesetta piccola, pronta e raggiante, il vento si calmava e il sole si faceva spazio tra le nuvole.

Ricordo le parole di mio nonno che non aspettava altro che quella festa e impaziente si raccomandava: “Mena preparate, ca mo’ cu la nonna, dopu la Missa, sciamu prima alla banda e poi cu ccattamu li mustazzueli!”

Il rituale, ogni anno era stesso, prima il sacro e poi il profano; dopo aver venerato la Santa si viziava la gola e la mente. Per quattro giorni ogni sera, mi preparavo e uscivo con i miei nonni, mentre i miei genitori lavoravano. Tappa fissa era la postazione della banda, nella piazzetta; così conoscevo la “Carmen”, il “Bolero” e altre operette.

Alle bancarelle dei dolciumi poi, un vero lavoro certosino…
Le svariate buste che si portavano via contenevano non solo “mustazzueli”, ma anche “pastiddhre”, “cupeta”, “lupini”, noccioline di ogni tipo e altre leccornie, ed erano il risultato di un’attenta e golosa scelta. Non mi sono mai spiegata come facesse il nonno a mangiare tutte quelle cose senza rompersi la dentiera. Ricordo ancora i profumi di quelle ghiottonerie, ma anche quelli, oggi, non sono più gli stessi.

Il momento più atteso per me arrivava quando il nonno mi chiedeva di scegliere il mio regalo. “Scocchiate na cosa pi Santa Cisaria!”, mi diceva e i miei occhi si illuminano di felicità. Per alcuni anni scelsi pentole e bambole; appena un po’ più grandicella, invece, mi dirigevo sicura verso la bancarella degli animaletti e sceglievo un pulcino fuxia e una paperetta nera. Ricordo che mia madre non era molto contenta della scelta, ma tanto il pulcino colorato, quasi sempre moriva dopo 3 giorni, e rimaneva solo la paperetta che durava appena un anno: il tempo di ingrassare per poter essere “regalata”…

L’ultima sera, poi, aveva un gusto un po’ amaro, ma era la più bella per grandi e piccoli; era quella in cui si ascoltava “il cantante” e si gustava lo spettacolo pirotecnico. Tutto il paese in festa si ritrovava sotto al palco per ascoltare volti noti della televisione o della radio, e quando alla fine del concerto un botto annunciava lo scoccare della mezzanotte, tutti festanti ci dirigevamo verso la torre per ammirare scintille fatate e polvere di stelle che finiva nel mare.

La festa era finita, ma il cuore era colmo di emozioni.

Quando mi fermo ora a guardare le lucine delle luminarie, a distanza di tanti anni, cercando di descrivere a mio figlio certi odori, certi sapori e certi suoni che mi tornano in mente, non trovo le parole, forse perché intimi ricordi di un tempo lontano…

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