Lavorare tutti insieme, senza fretta ma senza sosta

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Copertina EditorialeProviamo ad analizzare la nostra situazione, oggi sarebbe il capodanno della politica: il Parlamento chiude, il governo si “prende una pausa”, il chiacchiericcio si smorzerà quasi del tutto, in attesa della ripresa autunnale. Quest’anno il capodanno della politica ha avuto anche il suo discorso di fine anno. Non l’ha fatto Napolitano dal palazzo del Quirinale ma Mario Draghi dall’Eurotower e il contenuto può essere riscritto in poche parole: datevi una mossa con le riforme. 

Riforma istituzionale e riforma elettorale: la domanda da porsi è se fosse necessario farle subito o non si dovesse dare la precedenza ad altro; affermare solo che non interessa la sorte del Senato è sbagliato!  Si deve analizzare il fatto che un sistema senza maggioranze stabili e con procedure parlamentari duplicate finisce con l’essere un sistema bloccato, per cui si è impossibilitati a realizzare tutte le altre riforme necessarie. Le due riforme in discussione – con le loro inevitabili scelte di compromesso – rispondono all’esigenza che si eviti di rimanere bloccati come oggi spesso succede. Riforma del lavoro, della pubblica amministrazione, del fisco, della giustizia: il problema, si dice, è che le riforme non vanno avanti, non vengono condotte in porto. C’è un fondo di verità in questa critica, ma questa verità è in un certo senso banale, scontata. Soffermiamoci sul fatto che non è da poco che un governo, attivo da 5 mesi, sia riuscito ad avviare o (nel caso del fisco) a portare avanti cambiamenti in 4 aree così impegnative; una parte della lentezza è dovuta proprio alla doppia lettura delle norme, il che ci riporta a quanto detto delle riforme istituzionali. Il governo Renzi ha ancora davanti a sé buona parte delle cose lasciate in sospeso dai precedenti governi Monti e Letta, cioè tutte le leggi da essi approvate prive dei decreti di attuazione (oltre al cronico arretrato di norme comunitarie). Un punto su cui si deve concentrare  l’attenzione di molti, specie dopo i dati non positivi sul PIL, è la legge di stabilità. Bisogna evitare di cercare il miracolo, come quello di chi pensa di poter tagliare il debito pubblico di 400 miliardi in tempi brevi, ciò non è possibile; certi problemi si risolvono in tempi lunghi, applicando con continuità e sistematicità le soluzioni trovate; così fa un Paese serio, mentre un Paese cialtrone continua a sognare bacchette magiche e vincite al superenalotto. Un’altra cosa che bisogna evitare è quella di fasciarsi subito la testa, affermando che non possiamo reggere una nuova manovra di tagli o tasse (o entrambi), perché sono entrambi recessivi, e che abbiamo bisogno di una deroga. Può darsi che ci sia effettivamente bisogno di una deroga, ma il diritto lo acquisiamo solo impegnandoci seriamente nelle riforme, prime fra tutte quella della spesa e del fisco. Perché spese e tasse non sono solo un quantum, ma anche un quid; non importa cioè solo il loro ammontare, ma anche la loro composizione, la loro qualità. Il taglio di una spesa ha sempre un effetto recessivo, anche se quella spesa costituisce lo spreco più ingiustificato del mondo; l’importante è che la tassa che copriva o che avrebbe dovuto coprire quella spesa-spreco tagliata, avesse un effetto ancora più recessivo. In questo caso, la manovra complessiva (taglio spesa-spreco più tassa eliminata-evitata) avrebbe un effetto positivo. Quindi dovremmo auspicarci che per l’anno che verrà, si continui con le riforme istituzionali, per migliorare la governance complessiva del Paese; di procedere alle riforme non (sol)tanto con speditezza, ma (anche) con ordine e sistematicità, per realizzare compiutamente il programma che il Governo si è dato; di mettere fine ai contrasti fra tecnici e politici e ,all’interno della burocrazia, di non fare della legge di stabilità il solito psicodramma annuale di tagli e austerità, ma di vederla per quello che può e deve essere, cioè un’altra sfida per riformare, sempre con ordine e metodo, spesa ed entrate pubbliche e, quindi, in ultima analisi, la nostra vita. Si tratta di lavorare tutti insieme, proviamo a farlo. Perché come diceva Dante “I luoghi più caldi dell’inferno sono riservati a coloro che in tempi di grande crisi morale si mantengono neutrali”. Buon Ferragosto.

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