GenerAzioni di Scritture: quali i possibili percorsi tra politica e cultura?

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Immagine 1184Campi Sal.na (Le) – Come superare la diffidenza e l’individualismo che caratterizzano le nostre realtà locali per cercare di fare cultura insieme, per favorire il passaggio dal concetto di luogo empirico a quello di luogo identitario, evitando il rischio di far diventare la nostra terra un luogo di mero consumo?

Come la cultura attiva potrebbe essere coinvolta per accompagnare questo processo culturale nel Salento? E, soprattutto, come far confluire le diverse ragioni che animano il Salento per renderlo terra ospitale per i giovani che fanno cultura, evitando che questi ultimi siano costretti ad andare altrove per poter raggiungere i loro traguardi?

Ecco i punti focali su cui si è discusso nel corso dell’ultimo incontro organizzato a Campi Sal.na da GenerAzioni di scritture, la rivista di cultura militante della casa editrice Milella, con lo scopo di contribuire alla costruzione di un progetto culturale condiviso per il territorio.

“Noi salentini, noi meridione di questa parte d’Europa, siamo gente d’accoglienza. Il Salento è fatto di gente umile che nei valori spirituali ha racchiuso sempre la sua più grande ricchezza – sostiene il Presidente del Consiglio Comunale di Novoli, Giovanni De LucaLa Fòcara è un messaggio di tutela delle tradizioni antropologiche che si apre al mondo in segno di accoglienza e che non diventerà mai qualcos’altro. Sarà sempre il segno distintivo di un determinato popolo aperto al mondo nell’era della glocalizzazione a cui siamo favorevoli”. Conclude così, rassicurando che mai si cercherà di snaturare i veri valori della Fòcara. {gallery}Gallerie/Generazioni{/gallery} 

Il rischio concreto di questo grande evento è, infatti, quello di diventare un mero spettacolo folkloristico con la sola finalità di attrarre turismo impoverendolo però della sua identità.

Un caso a parte quello della Città del Libro su cui si è soffermato a parlare il Sindaco di Campi Sal.na, Egidio Zacheo. “Qualsiasi luogo è in grado di avere delle glorie, ma se quella gloria diventa autocelebrazione e ulteriore chiusura campanilistica non serve a nulla. Lo sforzo di chi amministra – aggiunge il primo cittadino e, per l’occasione, anche padrone di casa – è quello di capire quali sono gli elementi che danno dignità a quella comunità e cercare di metterli in collegamento con gli altri elementi della vita culturale e civica dei paesi limitrofi. Il vero sforzo è questo. Noi abbiamo una grande cultura che non può essere la cultura dell’ombelico, deve essere invece uno strumento di valorizzazione per far crescere una realtà territoriale umana molto più ampia. Ragioniamo ad un nuovo modo di rapportare la politica alla cultura. Le risorse per la cultura bisogna trovarle costi quel che costi. La cultura nasce in un luogo ma poi la sua vocazione è quella di congiungersi con il resto del mondo!”

Posizione pressoché uguale quella del Sindaco di Trepuzzi, Oronzo Valzano, che ha sottolineato la presenza di alcune realtà culturali che operano attivamente nel suo comune, tra cui Bande a Sud e UNI3, l’università della terza età: ”Favorire la crescita culturale della propria comunità è uno dei punti di forza più importanti che un’amministrazione deve perseguire ed è anche uno dei ruoli più difficili”.

A tal proposito il prof. Salvatore De Masi ci ha tenuto a ribadire che bisogna fare distinzione tra eventi culturali e centri/enti culturali, come le biblioteche: “Un evento culturale nasce e muore in uno spazio di tempo limitato. L’azione che gli eventi possono esercitare sulla condizione culturale della popolazione, a mio avviso, è limitata al tempo in cui si verifica. Dall’altra parte i centri e gli enti culturali fanno cultura, solidarietà, intessono rapporti e li stabilizzano all’interno della popolazione. L’attività culturale e politica non deve limitarsi a dare dei segnali, deve costruire un futuro sia per le nuove generazioni, sia per gli anziani. Oggi è importante riprendere la riflessione sulla cultura umanistica; gli strumenti che la cultura umanistica ci dà per leggere il mondo, l’uomo, la realtà vanno ripresi dalle amministrazioni, lasciando autonomia e libertà a chi di cultura si occupa senza sovrapposizioni e strumentalizzazioni. Solo così ci potrà essere un rapporto sano tra politica e cultura”.

“Bisogna riconoscere nelle feste religiose una questione politica e sociale dei nostri paesi. Io ho avuto la possibilità di essere testimone di un processo di inculturazione, di un percorso di trasmissione della cultura da una generazione all’altra. Testimone del passaggio da una festa prettamente religiosa, in cui l’attenzione era tutta ed esclusivamente rivolta al Santo Patrono, e tutto ciò che girava intorno era protesi dei riti liturgici, ad un inversione delle parti – argomenta Antonio Soleti, giornalista e Direttore Editoriale del web giornale Paisemiu.comOggi il 17 gennaio sembra che non si festeggi più Sant’Antonio Abate ma la Fòcara di cui Sant’Antonio è un orpello. Cosa resta, allora, dei nostri sapienti ragionamenti? Mi dico da sempre favorevole a processi dialettici e culturali intorno all’immagine della grande pira ed alla semantica di questo monumento ora divenuto evento la cui eco si espande oltre i confini nazionali. Sono d’accordo con chi ha voluto proporre un modello di sprovincializzazione, il problema però è quello di infarcire il falò di retorica senza chiedersi che percezione ne ha la popolazione. Qual è oggi la percezione di questo tipo di eventi?”, rilancia così alla fine del suo intervento mettendo poi in evidenza come la Fòcara, la Notte della Taranta ed i Tamburellisti di Torre Paduli siano stati considerati patrimonio immateriale della cultura salentina, mentre la Città del libro, rassegna nazionale e internazionale degli autori e degli editori, che ha raggiunto le venti edizioni, è stata completamente abbandonata a se stessa dalla politica e dalle istituzioni.

A tal proposito il prof. Carlo Alberto Augeri, che ha moderato l’incontro, ha lanciato la proposta di una sottoscrizione da parte di tutti gli operatori culturali a sostegno delle sorti della Fondazione Città del Libro. Alle varie domande poste i relatori presenti hanno dato risposte parziali che hanno solo rilanciato la discussione e i buoni propositi. Si è constatato l’importanza di un’azione congiunta tra politica, cultura e territorio, ponendo, si spera, le basi per l’inizio di un dialogo proficuo affinché si giunga ad una reale collaborazione e ad una efficace tutela e valorizzazione di quello che è il bene immateriale più prezioso che una popolazione possa avere: la sua storia e le sue tradizioni.