La solitudine del cuore

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La solitudine del cuoreSandra è cieca dalla nascita, è molto carina, intelligente e, soprattutto, piena di voglia di vivere.

Da un paio di giorni non è più la stessa, specie con me. Il suo distacco e le sue fredde risposte mi lasciano di sasso e credo di capire perché si stia comportando così, poiché, sino a due giorni fa si è sempre confidata con me considerandomi il suo miglior amico.

Le persone non vedenti sono molto più sensibili dei normodotati e vedono con “altri occhi” ciò che li circonda. Per esempio percepiscono bene l’umore o lo stato di salute di chi gli sta attorno dal tono della voce, dal modo di respirare, dai movimenti o dal suono dei passi. In genere sono persone  molto simpatiche e di compagnia e difficilmente prendono in antipatia qualcuno a meno che non si tratti di una persona con atteggiamenti da bullo. Mi sono sempre reputato fortunato ad avere un’amica come Sandra, perché è anche grazie a lei che la mia vita è migliorata e non mi faccio più prendere dall’inutile sconforto di non poter aver la Play Station 3 come Gianni o l’ultimo iPhone.

Spesso non ci rendiamo conto di quanto siano importanti i nostri organi di senso e ci lamentiamo per cose davvero inutili senza renderci conto di quanto sia bello poter vedere il mondo con i nostri occhi, toccarlo, sentirlo. Sandra ha imparato il nome dei colori e le cose a cui abbinarli, ma non saprà mai come sarà il rosso o il giallo. Eppure la sua mente ha elaborato questo deficit in maniera positiva cercando di sviluppare un suo mondo fantastico dove persone ed oggetti hanno sembianze speciali, ma rappresentano comunque la sua realtà. La mia amica, nonostante ne avesse più bisogno di me, è sempre stata in grado di provare a farmi “vedere” la vita con i suoi occhi, ovvero gli occhi dell’anima, occhi che sanno scrutare nel profondo di noi stessi.

Inoltre, mi ha insegnato ad associare ad un profumo dolce il colore delle rose rosse, al caldo tepore del sole sul viso l’inizio della primavera o la diversità del  suono di un sorriso che cambia a seconda se è fatto da una persona spensierata o meno. Di esempi ne posso fare tanti, ma quello che mi preme in questo momento è  capire se l’amicizia tra me e Sandra abbia preso una brutta piega a causa mia…

Ieri Sandra mi ha parlato dei suoi sentimenti nei miei riguardi con gli occhi dell’anima, ma io non sono stato nemmeno  in grado di affrontare il discorso. Non mi sono sbilanciato su nulla. Sono rimasto in silenzio come paralizzato e lei deve aver percepito la mia perplessità ed agitazione in maniera negativa, cioè come se non approvassi quello che mi stesse dicendo e mi stesse imbarazzando a tal punto da rifiutarmi di rifiutarmi di parlarle…

Penso di averla ferita ancora di più con il mio silenzio. Non sono riuscito a farle capire quanto le voglio bene. Cosa mi è successo? Non mi sono sentito all’altezza della situazione, perché a volte si vorrebbe dare il meglio a chi  si vuole bene. Penso che Sandra non meriti una persona insicura come me e mi sono tirato indietro per paura.

Ora so che Sandra  sta soffrendo, forse le ho spezzato il cuore e non vorrà essere più mia amica. Mi sento confuso  e questa solitudine  che sta invadendo il mio cuore comincia a farmi male: provo quella sensazione terribile di cui mi parlava Sandra, quel buio che ho creato con le mie stesse parole. Pensare di passare le giornate senza di lei, poter godere del suo sorriso e del suo dolce viso mi fa stare male.  Provo a chiudere gli occhi e cerco d’immedesimarmi nel suo stesso smarrimento… Sembra che qualcuno abbia spento le luci del mio cuore e all’improvviso mi sembra di vedere con gli occhi di Sandra il suono vuoto del mio silenzio. Non è detto che tutto sia perduto e che io non possa ristabilire il rapporto d’amicizia con lei. Vorrei tanto tornare  indietro, riaccendere i riflettori del mio cuore che si sono spenti con il suo cambiamento  per non provare questa sensazione di buio pesto, quel buio che da smarrimento e di cui mi  ha tanto parlato Sandra. È il buio che accompagna ogni giorno  i non vedenti e che provoca paura e trepidazione specie quando tutt’intorno c’è silenzio  e, in genere, lo esorcizzano muovendosi o canticchiando delle nenie.  E in quei momenti di cupo silenzio si sente la solitudine del cuore. La solitudine che prova adesso il mio cuore.

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