Imparando giocand[o]dnacoig odnarapmi

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Parliamo di gioco, un’attività che ci accompagna in ogni fase della vita. Gioca l’essere umano, ma anche gli animali, e tanti sono gli esempi che spopolano sulla rete. Ormai l’attività ludica è riconosciuta tra le più importanti e non è un caso se ha sempre riscosso l’attenzione di studiosi, genitori ed educatori. La psicologia e l’etologia sono alcuni ambiti che si occupano di studi di settore offrendo risultati dalle mille sfaccettature e di molta rilevanza per la ricerca. Se nell’infanzia il gioco accompagna lo sviluppo e la crescita dell’individuo, in età adulta costituisce ancora un ricco scambio ed interazione con gli altri nonché momenti creativi, ecc.

Si pensi che lo stesso verbo francese jouer, tra i tanti significati comprende anche quello di suonare e non è un caso se uno studioso scrupoloso come Marco de Natale ha scritto La Musica come Gioco. Il dentro e fuori della Teoria (2004).

Molto famoso è il Musikalisches Würfelspiel, attribuito a Mozart, un gioco con i dadi per comporre un Minuetto, o altro brano dalle caratteristiche simili, nello stile musicale della fine ‘700 assemblando battute risultanti dalla somma di due dadi.

Lo stesso titolo di questo breve scritto, nella sequenza delle lettere, con la 17 [O] che fa da perno, può essere letto da sinistra a destra o da destra a sinistra ottenendo sempre il medesimo risultato. In sostanza può essere inteso come gioco per l’individuazione delle parole, procedimento analogo (lettura in retrogrado) al gioco dei palindromi letterari latini come In girum imus nocte et consumimur igni o ad alcuni procedimenti compositivi presenti già nel Medioevo come nel Rondeau Ma fin est commencement di Guillaume de Machaut.

Il gioco, nelle sue molteplici sfaccettature, continua ad essere oggetto di studi da parte della psicologia. A tal proposito ricordiamo alcuni importanti contributi di studiosi che hanno influito sugli studi del processo di identificazione (Sigmund Freud), dell’area cognitiva (Jean Piaget), dell’evoluzione affettiva ed umana (Lev Vygotskij).

Riferendoci all’età infantile si possono contare diverse attività: Giochi senso-motori, imitativi, compensativi, immaginativi, per poi passare nelle fasi successive della vita ai videogiochi, sportivi, di logica, ecc. Ma l’attività ludica, se non stiamo attenti, può anche degenerare fino a raggiungere la forma patologica come per il cosiddetto gioco d’azzardo (ludopatia) come ricorda la goliardia dei Carmina Burana (XIII sec.): «Quando siamo nella taverna /non pensiamo a quando saremo polvere / Ma ci affrettiamo al gioco / che sempre finisce per denudarci» tanto che oggi è considerata una vera piaga sociale.

Nell’occasione della Giornata mondiale del gioco ricordiamo la delibera dell’ONU secondo cui le attività ludiche sono un diritto del bambino e rammentiamo inoltre il centenario della nascita di Gianni Rodari il quale, attraverso  La Grammatica della Fantasia (1973), ricorda  che «… il processo creativo è insito nella natura umana ed è quindi, con tutto quel che ne consegue di felicità di esprimersi e di giocare con la fantasia, alla portata di tutti» tanto da affermare che sbagliando s’inventa.

Buon gioco a tutti!

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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