Fra passato e presente, sacro e profano: Novoli si prepara alla “sua” festa

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Lecce / Novoli – Si è svolta giovedì 12 Gennaio’23, presso la sala stampa di Palazzo Adorno a Lecce, la conferenza di presentazione di uno degli eventi più attesi e amati, quest’anno intitolato: “Palpiti popolari-radici sacre e fuochi profani, la Fòcara di Novoli dal 12 al 18 Gennaio ’23”. Tra i presenti: il Presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva, la Presidente del Consiglio della Regione Puglia Loredana Capone, il sindaco di Novoli Marco De Luca, La consigliera delegata per le politiche culturali della Regione Puglia Grazia Di Bari, il Parroco della Chiesa Sant’Antonio Abate di Novoli Don Luigi Lezzi, il Coordinatore generale ed organizzativo Alessandro Maria Polito, il Responsabile delle relazioni esterne dell’Associazione Icon Radio Visual Group aps Giacomo Fronzi. L’evento presentato è uno di quelli che nel corso degli anni ha assunto un’importanza internazionale. A renderlo così sentito è il suo essersi fissato su solide basi, quelle delle Radici Culturali, componenti essenziali della “tradizione”, punto di forza da mostrare al mondo, che da sempre inorgoglisce la cittadinanza novolese, e le consente, più che in altri momenti, di fare Comunità. Perché l’identità di un popolo, la si custodisce e tramanda, spesso la si inventa, pur di averla.

La Fòcara (termine dialettale salentino che sta ad indicare il falò, che viene acceso la sera del 16 Gennaio), di Novoli, piccolo paese del Nord Salento, probabilmente trae origine da riti pagani propiziatori, mentre la devozione del santo Antonio Abate, si diffuse dall’VIII sec., quando iniziò a prendere piede il culto dei Santi orientali, grazie all’arrivo dei monaci in fuga da quei luoghi, dove a causa dell’iconoclastia il culto delle immagini era vietato. Sant’Antonio Abate, il santo tanto amato dai novolesi, non è italiano. Nasce a Coma in Egitto nel 251 e nonostante la sua vita da eremita fatta di stenti e di sofferenze fisiche e psicologiche, morirà il 17 Gennaio del 356, nel deserto della Tebaide, a 105 anni. Il culto di Sant’Antonio, noto per le sue capacità taumaturgiche iniziò molto presto. Il suo corpo rimase nascosto fino al 561. Le sue reliquie furono trasportate prima ad Alessandria, poi a Costantinopoli, e in seguito, date in dono, dall’imperatore Giustiniano I, al nobile francese Jaucelin, signore di Chateauneuf, che le portò in Francia nel Delfinato. Nel 1070 Guigue di Didier fece costruire una chiesa che fu consacrata dall’arcivescovo di Vienne, Guy de Bourgogne, che sarebbe poi divenuto papa Callisto II. Presto si formò un gruppo di monaci guaritori. Ricordiamo che sul finire dell’XI sec. si era diffuso l’ergotismo, una malattia causata da un fungo allucinogeno parassita della segale cornuta, che causava anche fortissimi bruciori di stomaco simili alla “sensazione di fuoco” causata dall’Herpes Zoster, e come questa malattia detta: Fuoco di Sant’Antonio. Il nobile Gaston Valloire, a seguito della guarigione del figlio, decise di fondare la Confraternita dedicata alla figura di Sant’Antonio Abate, in seguito sotto il controllo religioso dei Benedettini. Nel 1218 papa Onorio III istituì l’Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di Sant’Agostino e Sant’Antonio Abate, detto degli Antoniani. La grande diffusione dell’Ordine in tutta Europa e il conseguente ritorno economico, fece sì che anche Dante ne parlasse nel XXIX° canto del Paradiso: “…Di questo ingrassa il porco sant’Antonio, e altri assai che sono ancor più porci, pagando di moneta senza conio…”. Nel 1774, il declino dell’Ordine di sant’Antonio portò all’unione con l’Ordine di Malta. Nel 1500 nella chiesa diruta della Commenda di Grassano, furono ritrovate da Agostino de Guarino due urne, una delle quali contenente parti delle reliquie di Sant’Antonio, poi, trasferite nella cattedrale di Tricarico. Nel 1924 un frammento dell’omero presente a Tricarico in Basilicata, è stato donato a Novoli, e custodito nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, costruita su quel Sacellum o tempietto a lui dedicato e presente già nella seconda metà del’600. Il 28 Gennaio 1664 Mons. Luigi Pappacoda dichiarò sant’Antonio Abate protettore di Novoli. Sant’Antonio, l’uomo sceso all’Inferno per lottare contro i suoi demoni e liberare l’uomo dal male dei suoi peccati, attraverso il dono del fuoco che brucia, distrugge, cancella, purifica e rigenera.

L’iniziativa, promossa dal Comune di Novoli, oltre al patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Puglia, della provincia di Lecce, dell’Unione dei Comuni del Nord Salento, della Rete delle Città Marciane, del Comune di San Pietro in Lamis ed il Comune di Castellaneta Grotte, quest’anno ha ricevuto un importante finanziamento dal Ministero del Turismo. Minerva sottolinea come quello della Focàra non vada considerato un evento di un paese, ma “l’evento” della Regione Puglia. Anche Capone, che rievoca un piccolo incidente avvenuto durante l’accensione (quello di una fascina “Fasciddra”, che nel cadere le stava per bruciare i capelli), sottolinea il senso di appartenenza e di comunità, che sono propri di questo evento. Inoltre, manifesta la sua contentezza per la rinascita della fondazione. L’auspicio, è che al rito sacro, si accosti quel sentire popolare e che il richiamo di turisti renda protagonista il paese di Novoli. Il Sindaco Marco De Luca ringrazia tutti “è stato un lavoro di squadra” dice, con evidente orgoglio. Grazia Di Bari evidenzia come si sia cercato già sul finire del 2021 di ricostruire le celebrazioni, al fine di tutelare la memoria storica e le tradizioni. “Non esiste Fócara senza Sant’Antonio Abate” sottolinea Don Luigi Lezzi, finalmente il 16 gennaio ritornerà la processione per le vie del paese, dopo il divieto dettato dalla pandemia. Inoltre, ringrazia il Padre predicatore Marino Longo per il commento quotidiano sulla sinodalità, ricordando che proprio Papa Francesco ha sollecitato tutta la Chiesa ad ascoltare, condividere, e camminare insieme al popolo di Dio. Tanti gli appuntamenti, come la conferenza sulla Sinodalità in Oriente, tenuta da Papas Nik Pace parroco della chiesa greca di Lecce. La benedizione del pane di sant’Antonio, che quest’anno verrà distribuito ai fedeli. E tanto altro. “Il segreto è lavorare in sinergia e quest’anno Parrocchia, Comitato festa, Comune e associazioni lo hanno fatto”. “Sant’Antonio ci guidi con la preghiera, la carità e possa vincere il male”. Infine, Alessandro Maria Polìto e Giacomo Fronzi mettono l’accento sul loro comune intento di dare un’impronta innovativa alla festa, utilizzando un linguaggio contemporaneo, coinvolgendo le realtà locali e cercando di creare quello spirito di aggregazione e di rinnovato orgoglio del sentirsi parte di una comunità.

Ricco il programma presentato, tra passato: convegni, tavole rotonde, visite guidate, sulla storia di Novoli e le origini della festa; presente: mostre d’arte, degustazioni; sacro: visita agli ammalati, celebrazioni eucaristiche, incontri di meditazione e di preghiera; profano: spettacoli pirotecnici, sagra del maiale, spettacoli musicali e teatrali. Ecco, la Fócara di Novoli (Le) è anche questo e non solo… perché se per “Fare” una Comunità bisogna partire dalle persone, per “esserlo” è necessario tessere relazioni.