L’analisi Mondiale: Deutschland Uber Alles, il Belgio va grazie ai cambi

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La Germania ai Mondiali è sempre una certezza, anche quando non parte in pole position nella griglia delle favorite. La prova di forza dei tedeschi contro il Portogallo, battuto per 4-0, lancia un chiaro segnale a Brasile e Argentina: i panzer cambiano la propria fisionomia di gioco, ma non cambiano la loro propensione al successo che non conosce né limiti né avversari.

Germania Mondiali 2014Muller formato Mondiale – Il 4-0 con il quale la Germania umilia il Portogallo ha un nome importante in copertina: Thomas Muller, capocannoniere di Sudafrica 2010 con 5 reti, conferma in modo evidente la sua propensione al gol nelle fasi finali della Coppa del Mondo con una tripletta che stende la squadra lusitana. Dall’altra parte Cristiano Ronaldo punge solo in avvio e al 12’ è già Muller-day: rigore guadagnato da Gotze e trasformazione perfetta dell’attaccante esterno del Bayern Monaco. Il Portogallo abbozza una reazione ma CR7, schierato largo a destra a beneficio di Hugo Almeida (infortunatosi al 28’ e sostituito da Eder), non crea pericoli a Manuel Neuer ed al 33’ arriva il raddoppio tedesco con il colpo di testa di Hummels su azione da calcio d’angolo. Il 2-0 teutonico innervosisce gli animi dei difensori lusitani e Pepe, già noto per la sua rudezza, reagisce con una testata ad un dribbling di Muller guadagnandosi un cartellino rosso che lascia il Portogallo in dieci con una partita da recuperare. Il power-play per la Germania porta Low a gestire accademicamente la partita, con l’unica recriminazione portoghese che arriva a seguito di un contatto in area dubbio di Eder. Phillip Lahm, spostato a centrocampo anche con la Die Mannschaft, vince il duello con Joao Moutinho e l’attaccante esterno del Chelsea Schurrle, subentrato a Ozil, propizia la tripletta di Muller con un cross a pelo d’erba non trattenuto da Rui Patricio e corretto in gol dal tap-in del 24enne bavarese, sempre più MVP della selezione tedesca. Nell’altro match di giornata, giocato nella notte italiana di lunedì, Clint Dempsey, con un gol dopo soli 30 secondi, manda in avanti gli Stati Uniti nello scontro con il Ghana. La discesa di Dempsey ha palesato i limiti della retroguardia ghanese, con Boye saltato come un birillo dall’attaccante dei Seattle Sounders e Muntari che non ha coperto la falla aperta dal compagno. Gli Stati Uniti, vogliosi di crescita dopo il lievitato appeal del proprio campionato, cercano di incarnare le idee tattiche del proprio ct Klinsmann e producono gioco: la punta centrale Jozy Altidore, sfortunata poco dopo nell’infortunarsi, sfiora il raddoppio e il Ghana cerca di affidarsi solo a sporadici contropiedi, vista anche la scelta del ct Appiah di lasciare inizialmente Kevin Prince Boateng in panchina. L’orgoglio della squadra africana è tutto racchiuso nei tentativi di Asamoah da lontano e negli interventi poderosi, e a tratti duri, di Sulley Muntari. Il Brasile d’Africa paga l’assenza dal tabellino di Jordan e Andrè Ayew, punte africane ben contenute dalla retroguardia a stelle e strisce. Il secondo tempo, complice anche un leggero arretramento di baricentro operato da Klinsmann, è caratterizzato da un Ghana più propositivo e più presente dalle parti del bravo Howard. Le occasioni capitate per due volte sui piedi di Gyan sono il segnale del cambiamento di gioco da parte delle Black Stars. L’ingresso di Kevin Prince Boateng, inserito al 59’ per Jordan Ayew, porta ancor più forza d’urto al centrocampo ghanese, rafforzato ancor di più anche da Michael Essien messo in campo al posto di Rabiu. I cambi del ct Appiah, con una squadra più esperta e penetrante, regalano il pareggio al Ghana: tacco illuminante di Boateng in area e gol di Andrè Ayew che sfrutta benissimo l’intuizione dell’ex Milan ora allo Schalke 04. Finita 1-1? Macchè. Gli Stati Uniti beneficiano della regia del neoentrato Graham Zusi e regalano al popolo yankee una vittoria importantissima, raggiunta nel finale: angolo del metodista del Kansas City e capocciata vincente del difensore centrale John Brooks. La vittoria degli States, non certo meritata per il quantitativo di occasioni visto in campo, ha premiato il maggior cinismo americano ed ha forse punito le scelte iniziali del ct ghanese Appiah, azzardate nel lasciare fuori dal 1’ Boateng, Essien, nonostante la buona partita del debuttante Atsu, sempre propositivo sull’out di competenza.   

Un bel Belgio, Russia che paura – Il Belgio soffre tantissimo la pressione di squadra-rivelazione più attesa del Mondiale e stenta per lunghi tratti contro l’Algeria, trovando la vittoria soltanto con una rimonta pazzesca alimentata dai cambi vincenti di Wilmots: prima Fellaini e poi Mertens ribaltano nel finale il vantaggio algerino arrivato al 25’ con il rigore di Feghouli. La stella belga Eden Hazard, spesso criticato per l’atteggiamento con la maglia della nazionale, non punge in avvio, cercando di strafare e Romelu Lukaku, punta non abituata a giocare spalle alla porta, fa rimpiangere l’infortunato ed assente Benteke. In difesa i Diavoli Rossi optano per un’atipica retroguardia con quattro centrali: Alderweireld a destra e Vertonghen a sinistra non sono terzini naturali ed il gioco belga sulle fasce ne risente. Questi piccoli handicap non danno al Belgio la giusta sicurezza e l’Algeria prova ad uscire dal guscio accumulando porzioni di campo; dall’altra parte la squadra di Wilmots, impossibilitata a penetrare nella difesa nordafricana, si affida alle conclusioni da fuori di Witsel. Un errore in marcatura di Jan Vertonghen porta all’atterramento in area di Feghouli su cross ben calciato dal terzino del Napoli Ghoulam. Halilhodzic vince inizialmente la partita a scacchi tra i due allenatori: l’allenatore bosniaco delle Fennecs algerine evita di esporre la sua difesa a pericolosi uno contro uno contro gli esterni belgi e prepara una gabbia strettissima su Hazard e De Bruyne, prevedendo le mosse di Wilmots e dei suoi avanti. Il talentuoso esterno del Valencia realizza il rigore e manda clamorosamente in vantaggio l’Algeria. Il Belgio accusa il colpo, s’innervosisce  e spreca tantissime palle inattive. Nella ripresa arrivano le fiammate di Hazard che portano al tiro Chadli e ancora Witsel, ma il portiere algerino M’Bolhi risponde bene. L’Algeria sfiora il colpo di grazia al 57’ con Medjani prima della furia belga. A rimettere in carreggiata i Diavoli Rossi ci pensa Marouane Fellaini, centrocampista del Manchester United intento a riprendersi ciò che gli spetta con la maglia del Belgio dopo la brutta stagione in Inghilterra: il colpo di testa del riccioluto Fellaini, bello per potenza e posizionamento, rimette in carreggiata i ragazzi di Wilmots, mago dei cambi con la punta classe 1995 Origi più pericolosa di Lukaku e con Dries Mertens successivo match winner. Il Belgio è devastante in campo aperto e l’Algeria paga la stanchezza accumulata nel match di sacrificio, esponendosi all’azione solitaria di Eden Hazard che serve Mertens che scarica in rete di prepotenza portando in vantaggio il Belgio e invertendo l’animo dei suoi tifosi. La possibile rivelazione del Mondiale parte bene, e questa partita fungerà anche da crescita per il giovane gruppo dei Diavoli Rossi, non ancora abituato alle pressioni dei grossi palcoscenici: il Belgio va oltre il talento dei suoi “tenori” e l’unità del gruppo, mostrata dalla partita dei subentrati Origi, Mertens e Fellaini, ha ovviato anche all’ingenuità di Vertonghen. Nell’ultima partita della prima tornata mondiale la Russia impatta per 1-1 contro la Corea del Sud dopo esser passata in svantaggio a seguito di una papera del portiere Akinfeev, decisamente in difficoltà in ogni intervento e troppo ambizioso nel cercare la presa in ogni intervento. Il tabellino della partita si è sbloccato nel secondo tempo dopo una prima frazione accorta da parte delle due formazioni in campo. La Russia ha pagato una manovra offensiva sin troppo lenta, soffrendo l’assenza di Roman Shirokov, centrocampista principe della squadra di Fabio Capello. Dall’altra parte la Corea del Sud ha affiancato alla solita corsa esponenziale una maturità tattica che è frutto dell’esperienza europea di molti calciatori coreani, a partire dall’esterno sinistro Son Heung-Min, sempre pericoloso, passando per Park Chu-Young, ex promessa dell’Arsenal, e arrivando a Ki Sung-Yueng, centrocampista totale dal carattere forte e sfrontato, in forza al Sunderland. Gli asiatici hanno contenuto bene le poche sfuriate russe, costringendoli a soluzioni da fuori, provate da Ighashevich e Kokorin, disinnescate in qualche modo dal portiere Lee, seppur con uno stile dozzinale. Nel secondo tempo è cominciata la paura dell’estremo difensore russo Igor Akinfeev, apparentemente uno tra i più esperti della selezione, incapace di bloccare i tiri coreani di Koo e Ki. La partita choc di Glushakov, mediano chiamato dal tecnico di Pieris alla sostituzione di Shirokov, ha rimpolpato le ambizioni coreane che al 68’ sono valse il vantaggio, con la grandissima collaborazione del numero 1 del CSKA Mosca sul tiro di Lee Keun-ho. Il vantaggio coreano è suonato come una sveglia per la Russia che, dopo l’inserimento dell’ariete Kerzhakov, ha recuperato la partita al 74’, proprio a firma dell’attaccante dello Zenit, storico bomber russo. Capello, da buon maestro di calcio, ha notato la stanchezza coreana nel finale ed ha tentato di premere per trovare un’insperata vittoria, ma il gol del vantaggio non è arrivato a causa dei tentativi poco precisi da fuori di Dzagoev e dell’intuizione sin troppo tardiva di Samedov, buttatosi in area troppo tardi sull’invito di Kokorin. 

GRUPPO G

Germania – Portogallo 4-0

Ghana – Stati Uniti 1-2

Classifica

Germania 3

Stati Uniti 3

Ghana 0

Portogallo 0

GRUPPO H

Belgio – Algeria 2-1

Russia – Corea del Sud 1-1

Classifica

Belgio 3

Russia 1

Corea del Sud 1

Algeria 0

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