Come cambia il nostro territorio: dalla soppressione delle Province all’unione dei Comuni

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Agorá a Trepuzzi per ripartire tutti insieme dalla consapevolezza.

Agorà TrepuzziTrepuzzi (Le) – «Sembrerebbe un tema lontano dai problemi inerenti alla quotidianità, ma ben presto interesserà tutti quanti» esordisce così il Consigliere Provinciale PD Alfonso Rampino chiamato a moderare il pubblico dibattito tenutosi ieri alle 18.30 presso l’aula consiliare di Trepuzzi. Un’agorà attenta ed interessata a quello che lo stesso Rampino ha presentato come un potenziale nuovo incipit per l’utopico progetto del “Grande Salento”.
Ma, come per tutti i sogni, soprattutto i più ambiziosi, non mancano i rischi legati ad incomprensioni e “brutture burocratiche”, cosicché «sebbene ad un passo da un processo di considerevole riordino dell’architettura dello stato – spiega il Consigliere – la speranza è quella di non archiviarlo come uno dei tanti progetti avviati e destinati a rimanere in sospeso».

Poiché la legge Italiana non ammette ignoranza, occorre fare però un passo indietro, partendo dal testo del Disegno Costituzionale in merito,  “Abolizione delle province”, riportato qui di seguito:

«Con  il presente disegno di legge si dispone l’abolizione delle Province, con la soppressione della dizione “Province” dai diversi articoli della Costituzione che disciplinano questo ente territoriale: le province, pertanto, non sarebbero più un ente territoriale costituzionalmente necessario. In realtà caratterizzate, come alcune Regioni italiane, dalla prevalenza di piccoli o piccolissimi comuni, infatti, la necessità di un coordinamento delle funzioni di area vasta non potrebbe essere efficacemente garantita da semplici forme associative tra questi stessi comuni, con il rischio di rendere ingestibile il sistema dei servizi del territorio. In altre realtà regionali, caratterizzate, invece, da una generalità di comuni medio grandi e strutturati, quella dell’associazionismo comunale potrebbe costituire una soluzione senz’altro efficace».

A proporre una visione ottimistica e carica di “giovanil entusiasmo” intervengono rispettivamente Giacomo Fronzi, Segretario PD Trepuzzi, ed Emanuele Dell’Anna, Segretario GD Trepuzzi, riflettendo su quanto il rapporto vitale tra autonomie locali e sovranità statale sia  una delle costanti storiche di ogni assetto istituzionale,una questione che tocca inevitabilmente la vita comunitaria e i suoi enti e che richiede un approccio attivo e propositivo iniziando proprio da questi ultimi.
Successivamente una prima analisi tecnica del testo legislativo (in particolare sulla parte inerente alle autonomie comunali) viene fornita dal Presidente dell’Unione dei comuni della Grecìa Salentina, nonché sindaco di Martignano, Luigi Sergio che spiega come un baluardo di un confronto democratico quale questo tema si trovi ancora una volta faccia a faccia con l’indifferenza e la noncuranza amministrativa, come dimostra la mancata riorganizzazione dei comuni al di sotto dei 15 mila abitanti prevista a partire dal 01 Gennaio e mai applicata tranne rarissime eccezioni: «Anche se presentata tardivamente, la proposta di Legge della Regione Puglia punta su due obiettivi fondamentali: il rilancio dell’unione e fusione dei comuni pugliesi, in particolar modo nella zone meridionale, e il potenziamento di tali fusioni tramite consistenti incentivi finanziari». A concludere il dibattito interviene poi il Docente Ordinario di Diritto Amministrativo dell’Università del Salento, Pier Luigi Portaluri, con particolare attenzione ad un altro tema scottante che il decreto presenta così: «Per quanto riguarda le Città metropolitane, la scelta adottata dal presente disegno di legge costituzionale è quella di rimettere alla legge statale la definizione delle funzioni, delle modalità di finanziamento e dell’ordinamento, rimediando quindi a quella ventennale inerzia che, per diversi motivi, ha portato al fallimento della scelta di demandare alla legge regionale la loro istituzione. Attraverso la modifica dell’articolo 114 della Costituzione, la Città metropolitana viene configurata come ente di governo delle aree metropolitane, in conformità alla opzione di fondo che era stata alla base anche degli interventi normativi degli ultimi anni (in particolare l’art. 23 della legge n. 42 del 2009 e l’articolo 18 del decreto legge n. 95 del 2012)».

«Questa “brutta storia” è iniziata nell’Agosto dello scorso anno – spiega il Professor Portaluri – quando si è tentato di dare in pasto all’opinione pubblica l’uccisione delle province. Intanto con due disegni di legge che potremmo definire “gemelli”  si procedeva già ad uno svuotamento di funzioni di questi enti , in attesa della loro definitiva espulsione istituzionale. Ma qual’era il vero obiettivo a monte del progetto? Creare nuovi “scatoloni vuoti”, chiamati “città metropolitane” destinati ad essere privilegiati dallo stesso testo legislativo nella captazione dei finanziamenti pubblici europei previsti dal disegno. In altre parole si tratta di aree tanto belle, quanto vuote di significato».

Attivismo e Partecipazione: sono queste, dunque, le parole d’ordine alle quali si fa appello in situazioni come queste, in cui sarà la cittadinanza ad avere l’ultima parola. Per questo motivo è necessario partire da una giusta conoscenza e consapevolezza di quanto riserva il futuro, affinché non venga dimenticato  che lo stesso popolo che oggi funge da giudice, un domani non tanto lontano  sarà “destinatario e fruitore” delle sue stesse scelte. Come a dire: uomo informato, mezzo salvato.

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