Un famoso cielo “dipinto di blu”

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L’uomo, da sempre, ha espresso il desiderio di volare e, se a Leonardo da Vinci sono attribuiti i primi progetti, sembra, però, che il primato di costruire un oggetto capace di solcare i cieli spetti ad Archita di Taranto (V sec. a. C. ), matematico, filosofo e teorico della musica in quanto aderente al pensiero pitagorico.

Volare rappresenta anche la sfida verso l’impossibile, il desiderio di andare oltre la realtà, basti pensare al mito di Icaro e Dedalo (Ovidio. Metamorfosi, VIII) o all’impresa aerea di D’Annunzio, oppure alle riflessioni sul volo di Nietzsche.

‘Sorvolando’ su aspetti concernenti la fisica e relative implicazioni, sembra che il desiderio di volare rimandi anche alla necessità di sognare, di liberarsi, ecc., come sostiene la psicanalisi.
Chissà se Mister Volare, al secolo Domenico Modugno, vittorioso sul palco del Festival di Sanremo (1958), allargando le braccia al cielo e cantando Volare, oh oh, cantare oh, oh, oh oh… fosse cosciente di tutto questo?

A noi ciò che importa è ricordarlo a 25 anni dalla sua scomparsa (6 agosto 1994) per aver fatto sognare, e continua ancora oggi, intere generazioni nel mondo.

Volare (Nel blu, dipinto di blu) rappresentava, nell’immaginario collettivo degli italiani, anche la speranza di progresso e di rinascita in quanto le ferite e le miserie causate dal secondo conflitto mondiale erano ancora aperte.
Per avvicinarsi di più a questo ‘volo’, osserviamo quanto accade già all’inizio della canzone sia nella musica (composta da Modugno) che nel testo (scritto dallo stesso cantante insieme a Franco Migliacci).
Le parole invitano a riflessioni poetiche, mentre la melodia, per la sua essenziale semplicità, diventa vibrazione sonora per tutti.

L’inizio, mediante un cantare recto tono, valorizza il contenuto del testo. Volendo descrivere in sintesi l’iter melodico (per la versione in SIb magg.) della prima frase (Penso che un sogno così /non ritorni mai più) troviamo la nota re ribattuta più volte che conclude, dopo un salto di 3 minore ascendente, con un tetracordo discendente (fa-mi-re-do).
La frase seguente è identica, ma un tono sotto (mi dipingevo le mani/e la faccia di blu). Seguono, come tra le due frasi precedenti, 2 battute di collegamento armonico per ritornare alla tonalità d’impianto (SIb magg.) e poi all’improvviso venivo dal vento rapito riprende in SIb ma un’ottava sopra.

Il profilo melodico, ancora caratterizzato dalla figura ritmica della terzina e da note ribattute, con il suo movimento sembra simulare adesso l’andamento del volo cullato dal vento (sib-do-la-sib-sol).
La successiva (modificata alla fine) risponde simmetricamente, un tono sopra, per portarsi sull’armonia di dominante in corrispondenza di e incominciavo a volare/nel cielo infinito.
L’immaginazione visiva sembra suggerire la fase iniziale del volo che, in una sorta di accelerazione, data anche da un maggiore movimento melodico, approdando sull’accordo di sospensione, lascia finalmente liberi di unirsi al coro del refrain:

Volare oh, oh,
Cantare oh, oh, oh, oh
Nel blu, dipinto di blu,
Felice di stare lassù…

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

1 COMMENTO

  1. Mitica canzone, memoria storica di italiani di ogni età e patrimonio ormai universale.

    Bene ha fatto il maestro Dell’Atti a celebrarne il suo straordinario autore e interprete nel 25° anniversario della sua scomparsa e a ricordarne la figura brillante ed energica insieme alle indiscutibili doti canore e alle profonde competenze musicali.

    Particolarmente significativa e accattivante la ricostruzione tecnica della composizione che permette di conoscerla e apprezzarla in modo nuovo, più specialistico e interessante.

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