Salento, stessa spiaggia, stesso mare? Alcune pennellate su domanda e offerta dell’industria turistica salentina

0
528

Come ogni anno, la stagione estiva si trasforma in un’opportunità economica non indifferente per il nostro territorio, anche in considerazione dell’animo spiccatamente votato al turismo che esso possiede. Il “segno più” si era intravisto già nei mesi di marzo e aprile e, dopo una lieve flessione nel mese di giugno, il Salento, in questo primo scorcio d’estate, ha mantenuto e incrementato il trend positivo degli ultimi anni.

Un breve viaggio nel mondo dei vacanzieri -tra strutture ricettive, ristoratori e agenzie di viaggio e scambiando qualche chiacchiera con i turisti- ci consente di produrre un’istantanea, seppure un po’ sfocata, di questa prima parte di stagione. Naturalmente, per avere dati più significativi, andranno messe sotto la lente di ingrandimento -ma lo si potrà fare solo a fine estate- le principali tendenze per questo 2018, attraverso le statistiche ufficiali.

Non è un mistero che il Sud Italia, nonostante le favorevoli condizioni climatiche e un ricco patrimonio naturale e culturale godibile tutto l’anno, presenti un elevato livello di stagionalità che concentra il massimo delle presenze tra giugno e settembre. Ma, se mare e sole rappresentano nel Salento, da sempre, il binomio vincente, sono la cultura, l’arte, il folclore, le tradizioni, la cucina e il benessere, i punti di forza che invece, di recente, hanno conquistato la comunità internazionale dei viaggiatori.

L’offerta turistica salentina si è scoperta, così, più attenta agli elementi culturali e artistici e, oggi, tenta di predisporsi al meglio alle nuove esigenze di un mercato turistico in continua evoluzione. Di fatto, la domanda, più informata, attenta e intelligente, si differenzia e al contempo si specializza sempre di più. Significativi, in tal senso, sono i dati rappresentati dai vari turismi culturali, espressione che comprende, tra gli altri, oltre al turismo culturale in senso stretto, anche quello enogastronomico, il turismo esperienziale e il turismo dell’Heritage.

I flussi relativi a questi segmenti, hanno creato un’estensione della stagione turistica da aprile, maggio fino ad ottobre. Sono segnali di una evoluzione e di un cambiamento che coinvolgono tutti i protagonisti della filiera turistica e, in un territorio che ha fatto negli ultimi anni passi da gigante, ha prodotto la consapevolezza di un patrimonio storico-artistico, culturale e paesaggistico non indifferente. Consapevolezza irrobustita dopo che il Salento ha mutato la sua natura, da regione marginale in destinazione turistica d’eccellenza. Un segnale chiaro in tal senso era venuto dalle ultime fiere internazionali del turismo; dalla BIT di Milano fino alla ITB di Berlino, il Salento è risultato meta ideale per le vacanze.

Oggi, molti turisti affollano le nostre coste, i borghi dell’entroterra e la città capoluogo e ciò conferma l’importanza primaria di accrescere la capacità di attrarre turismo internazionale, puntando sulla domanda estera. Ma che tipo di viaggiatori sono i turisti che scelgono il Salento? Una nuova tendenza è indubbiamente rappresentata dal city break: si sceglie, infatti, di venire nella terra del barocco per un weekend o poco più.

Complici i sempre più diffusi voli low cost, e l’attività in costante crescita di bed&breakfast, i city break, consentono di approfittare di una manciata di giorni per scoprire le bellezze autentiche dei nostri centri storici, ricchi di fascino e attrattività. Il city break, dunque, una delle tendenze più in voga in materia di viaggi e che spesso interessa capitali europee o importanti città italiane, ha individuato il Salento come una delle destinazioni preferite per quei turisti e viaggiatori che, se da un lato viaggiano più spesso, dall’altro sono costretti a farlo per meno tempo.

Il turismo culturale, dell’Heritage, esperienziale oltre al turismo enogastronomico possono mettere, dunque, in moto, in modo significativo e con effetti moltiplicatori di reddito e occupazione, la tanto invocata destagionalizzazione.

Resta indubbio il necessario incoraggiamento ai processi di sviluppo qualitativo dell’industria turistica salentina. La qualità dell’offerta rappresenterà infatti l’unica arma possibile per non perdere un primato che vede oggi, il Salento, orgoglioso protagonista internazionale.