Il M5S si spacca e gli italiani si spaccano (inutilmente) la schiena

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L’Editoriale

Beppe GrilloIl giorno della verità per Grillo e il suo Movimento 5 Stelle sembra essere arrivato. Il potere, si sa, è subdolo. Quando sei alla base della piramide ne sei vittima e lo vuoi combattere e così, con tutte le forze che hai in corpo, scali la piramide per raggiungere la vetta e scalzare le lobby (che ormai alla poltrona ci hanno messo le ragnatele) dall’interno. Poi, improvvisamente, seduto su quella calda sedia ci sei tu, deciso a cambiare il mondo, tu che vieni dal paesino dimenticato da Dio, senza alcuna prospettiva, sei seduto su un bel trono dorato e il potere, lo stesso che prima volevi guadagnare solo come mezzo per migliorare il mondo, ti divora, tanto da renderti egocentrico ed egoista.

È così che tutti quei “noi”  millantati nelle piazze d’Italia, diventano “io”. Mio caro Grillo, i tuoi discepoli hanno imparato molto bene dal maestro. Hai insegnato loro, urlando fino a perdere la voce, che il potere dei soliti quattro vecchi rincitrulliti va cancellato. Ecco, ora tra quei vecchi rincitrulliti, forse, ci sei pure tu. Qualcosa nelle ultime elezioni amministrative ha fatto precipitare vertiginosamente i consensi del popolo, lo stesso che ha fatto salire i grillini agli allori. È facile allora supporre che tutti i militanti che durante le politiche hanno usurpato la poltrona al solito simbolo trito e ritrito, additi il proprio leader con il solo scopo di “conservare il posto di lavoro”.

Forse questa sarà un’analisi spicciola, qualunquista, ma le regole che sottendono la leadership non le ho inventate io. Un leader diventa tale quando è il gruppo a riconoscerlo. Forse la dichiarazione di Adele Gambaro è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma ciò che più mi fa rabbia è che sia qui a parlarvene. La verità è che lo tsunami non porta rivoluzione ma solo devastazione. Il vero cambiamento soffia come un vento leggero, che si insinua tra le crepe del sistema, le allarga pian pianino fino a prenderne possesso. Il cambiamento è un vento che porta capacità, messe sul campo, di giovani menti elastiche vogliose, con umiltà, di “imparare il mestiere”, di menti coscienziose che abbiano l’abilità di vedere il marcio e tagliarlo senza lasciarsi intaccare.

Di questo avrebbe bisogno il nostro Paese, mentre le testate avrebbero necessità, ogni tanto, di dare qualche buona notizia. Invece no, siamo qui a parlarvi dei soliti pettegolezzi di corte, in puro stile Elisa di Rivombrosa, con uomini che nascondono i loro veri intenti sotto le folte parrucche e donne che, con i loro vaporosi vestiti, si portano in giro il bottino camuffato da pizzi e merletti.

Con rammarico ve ne parlo, mentre con sdegno guardo i volti dei soliti quattro vecchi rincitrulliti della politica al convegno di Confcommercio. Erano lì a guardare Sangalli che urlava la disperazione di tutti come se fosse una cosa che non riguardasse loro. Il Presidente di Confcommercio è lì a denunciare che una situazione economica così disastrosa non si era mai vista negli ultimi 70 anni, e loro lì a fissarlo e fare spallucce. Avrà forse risuonato mille volte l’appello di Sangalli: “Non aumentate l’Iva” e, in tutta risposta Zanonato ha risposto: “Vorrei essere qua per dire che non aumenteremo l’Iva, ma non è che non voglio, non lo posso al momento fare”.

Che è successo signor Ministro, ti è morto il gatto e non puoi fare i compiti? Intanto i polli che lavorano 162 giorni l’anno solo per pagare le tasse siamo noi, quei poveri illusi che lo tsunami avrebbe spazzato via anche editoriali come questo. E intanto la nostra schiena si rompe, e non solo quella!

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