Sbatti il mostro in prima pagina: Squinzano come Corleone?

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Squinzano-Corleone

Squinzano (Le) – “È importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti”. Diceva così Don Pino Puglisi, il cui impegno, costituito da azioni concrete di lotta alla mafia, gli è costato la vita.

Sia la carta stampata sia i web giornali hanno versato fiumi di parole per descrivere quanto accaduto, in questi giorni, nella piccola cittadina del Nord Salento; inutile quindi intasare ancora di più il flusso di informazioni che ha investito i lettori di Squinzano e non solo.

Si analizzino, invece, i fatti, provando ad “oltrepassare” la mera narrazione della cronaca.

I fatti dicono che: l’operazione Vortice Dejà vù ha portato all’arresto di 26 esponenti della frangia leccese della Sacra Corona Unita. Nelle ordinanze di custodia cautelare, emesse dal GIP, Carlo Cazzella, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce (DDA), i reati contestati vanno dall’associazione di tipo mafioso al traffico internazionale di stupefacenti, all’estorsione, usura e gioco d’azzardo. Altre 52 persone sono indagate e tra queste tre hanno ricoperto o ricoprono incarichi pubblici. Si tratta: dell’ex sindaco di Squinzano, Gianni Marra, su cui pendono le accuse di falso e abuso d’ufficio, del comandante pro tempore al tempo dei fatti contestati della locale polizia municipale, Roberto Schipa e dell’attuale presidente, riconfermata, del Consiglio Comunale, Fernanda Metrangolo, indagata per corruzione. Quest’ultima, tra l’altro, assessore provinciale fino al luglio scorso, è madre di Carlo Marulli tra gli arrestati nel blitz che, secondo gli inquirenti, sarebbe punto di riferimento essenziale del clan Pellegrino.

Il procuratore capo Cataldo Motta ha spiegato: “Le indagini abbracciano un arco temporale di quattro anni, dal 2008 al 2012. Ma questo non vuol dire che alcune dinamiche non si verificassero anche negli ultimi tempi. In uno degli ultimi consigli comunali si è verificata un’intimidazione palese. Senza che nemmeno fossero necessarie le parole: la sola presenza, nell’aula dell’assise comunale, di Carlo Marulli, sarebbe stata sufficiente a replicare quel clima intimidatorio proprio del clan. Marulli, figlio del presidente del Consiglio comunale Fernanda Metrangolo – aggiunge Motta – faceva il bello e il cattivo tempo. E lo fa anche ora!”. Il magistrato ripercorre poi la vicenda della casa popolare concessa a Pellegrino: “È stato un episodio sorprendente: ci è sembrato strano che Pellegrino avesse ottenuto un appartamento dello Iacp. Ma il sindaco era perfettamente a conoscenza della situazione. E il timore è che il condizionamento non si sia limitato solo ai due episodi contenuti nell’ordinanza, che hanno riguardato l’ex sindaco e il presidente del consiglio comunale. Il pensiero va alle elezioni amministrative del maggio 2013 – Motta si affretta a specificare – Se avessimo avuto prova di spostamenti di voti, avremmo proceduto anche in questo senso, ovviamente”. Chiosando poi dice: ”Le indagini non hanno incrociato il periodo elettorale. Si può supporre però che sia probabile un condizionamento delle elezioni”.

Questi i fatti in base ai quali sembrerebbe che Squinzano sia avviata a rinverdire i lugubri fasti di tempi che sembravano ormai morti e sepolti. Leggendo gli articoli, pubblicati nel corso dello tsunami mediatico seguito all’operazione delle forze dell’ordine, si potrebbe evincere la convinzione che i cittadini di Squinzano siano adagiati su un modo di vivere tipico della Corleone di Luciano Liggio.

Niente di più sbagliato!! La stragrande maggioranza degli onesti cittadini di Squinzano lotta quotidianamente per vivere in maniera dignitosa in questo periodo bruttissimo, dando costantemente prova di alto senso civico e di massimo rispetto per la legalità.  
Nel disquisire sulle figure dei personaggi pubblici indagati, non bisogna perdere di vista il principio fondamentale per cui l’avviso di garanzia è un  provvedimento che viene emesso a tutela dell’indagato stesso. Beninteso, coloro che ricoprono cariche istituzionali, a tutti i livelli, fino alla conclusione delle indagini che li riguardano, dovrebbero quanto meno pensare di fare un passo indietro per permettere agli inquirenti di fare il proprio lavoro e per non compromettere l’assetto amministrativo della realtà di governo che rappresentano, fugando così ogni dubbio di liceità degli atti amministrativi, che potrebbero essere indotti dalla loro permanenza al posto occupato. Tale istanza è stata formulata oltre che dalla locale sezione del Partito Democratico, per bocca della sua segretaria Rossana Indiveri, anche dalla maggioranza che in una serie di riunioni, che si susseguono senza soluzione di continuità, ha suggerito a Fernanda Metrangolo di fare un passo indietro, ma, per il momento, la Presidente ha chiesto tempo per riflettere. In caso di suo riscontro negativo pare che il sindaco Mino Miccoli, considerando incompatibile la presenza nell’assise consiliare cittadina della Presidente, stia valutando l’ipotesi di un’eventuale dimissione.

L’amministrazione in carica si è sempre proclamata la Giunta del fare, che più che alle parole bada ai fatti; bene, nei prossimi giorni i cittadini si aspettano quelli, per poter riprendere a nutrire un minimo di fiducia nelle istituzioni.

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