Case dell’acqua, a Lecce c’è chi è “figlio” e chi “figliastro”?

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Casa dellAcqua NewtechLecce – Tutto ha inizio a settembre 2013 quando la Water & Water S.r.l. chiede al Comune di Lecce, con formale istanza acquisita al protocollo il 4 giugno 2013 (n. 61674), di essere autorizzata ad occupare 10 mq di suolo pubblico per installare due distributori automatici di acqua potabile, depurata e proveniente dal pubblico acquedotto, in città: uno in piazza Indipendenza e l’altro in via Napoli (angolo via Roma).

La vicenda sembrerebbe procedere serenamente, secondo i desiderata dell’azienda, che, qualche mese dopo quel 4 giugno – esattamente il 6 novembre 2013 –, si vede accordare dalla Giunta, presieduta dal Sindaco, Paolo Perrone, il permesso per dar seguito ai propri intenti e montare le cosiddette “Casette dell’acqua”, conformemente a quanto progettato dall’Ing. William Vernich. L’autorizzazione viene concessa in via sperimentale per soli tre anni anziché 10, come inizialmente richiesto dalla Water & Water S.r.l..

Nulla quaestio se non fosse che, a Luglio 2014, una società concorrente alla Water & Water S.r.l. – la Newtech s.r.l. – protocolla, presso il Comune di Lecce, un’istanza di occupazione di suolo pubblico per l’installazione di quattro impianti per l’erogazione di acqua potabile naturale, refrigerata e refrigerata-gassata, come si legge testualmente nella delibera n 595 del 18 luglio 2014, che, di fatto, licenzia la Newtech s.r.l. a procedere così come espressamente richiesto dal suo legale rappresentante, Francesca De Bartolomeo, ottenendo altresì che la durata dell’occupazione sia di anni 10 (anziché di anni tre, in via sperimentale, come era stato previsto per la Water & Water S.r.l.).

Tale disparità di giudizio indurrà Antonio Fanghella, fiduciario della Water & Water s.r.l., lo stesso che aveva trattato con gli amministratori leccesi per l’installazione delle “Case dell’acqua”, a denunciare l’anomalo trattamento a lui riservato, depositando presso la Procura della Repubblica di Lecce una memoria storica che, giunta nelle mani del P.M. Emilio Arnesano, porterà solo a distanza di un anno, ovvero nel giugno 2015, ad iscrivere nel registro degli indagati quello stesso ing. William Vernich, in principio firmatario del progetto presentato in nome e per conto della Water & Water.

Silenzio perpetrato per un intero anno, dal luglio 2014 – mese in cui Fanghella deposita il suo esposto in Procura – al giugno 2015, quando il quotidiano romano “Il Tempo” pubblica un pezzo a firma di Francesca Pizzolante, in cui si tirano in ballo Antonio Fanghella – descritto come ex affiliato al clan della SCU di Giuseppe Rogoli ed oggi riabilitato a tutti gli effetti dopo aver scontato la sua pena detentiva – e il redivivo “senzatetto”, Luca Mori, alias Felice Maniero, ex boss del Brenta, entrambi, “da nord a sud”, interessati al business dell’acqua cristallina, forse “per ripulire le macchie del passato”.

L’articolo viene ripreso dalla stampa locale salentina, che ne fa il “caso” dell’estate. Titoli cubitali urlano all’associazione a delinquere: “Sospetti e veleni sulle case dell’acqua” (Quotidiano di Lecce del 24/06/2015), “L’acqua in gestione: controdenuncia degli amministratori” (Quotidiano di Lecce del 25/06/2015),  “Distributori d’acqua sotto la lente del PM: un indagato per truffa” (Quotidiano di Lecce del 26/06/2015) …

Tante le reazioni politiche in maggioranza ed in opposizione: chi chiede le dimissioni della Giunta e chi prende le sue contromisure per querelare Fanghella per quanto, un anno prima, sarebbe andato a “spifferare” alla magistratura.

Ciò che si è detto e fatto nei giorni successivi è storia nota ai più: i politici leccesi si indignano e si sperticano in filippiche contro … Mentre la magistratura continua nel suo “apparente” immobilismo.

Apparente perché, mentre gli amministratori tirati in ballo dal Fanghella sfilano nelle stanze della Procura per raccontare – motu proprio – la loro versione dei fatti (i dialoghi avuti, le intese intercorse, le promesse mai formulate e quindi mai disattese), Antonio Fanghella resta fermo a quanto dichiarato nel luglio 2014. Alcun supplemento d’indagine, alcuna ulteriore audizione, alcun invito a comparire lo hanno mai più interessato da quel giorno. A tutt’oggi, tutto tace. Tanto che lo stesso Fanghella, il 10 settembre scorso, si premura di integrare la sua querela col deposito di una chiavetta USB contenente le fonoregistrazioni di alcune conversazioni con politici e tecnici i cui nomi erano già stati citati nell’esposto del luglio 2014. Supplementi, questi, ora in possesso del P.M. Emilio Arnesano (lo stesso magistrato che non ha mai ascoltato né fatto ascoltare Antonio Fanghella, neppure dopo quanto pubblicato dalla stampa cui hanno fatto eco le querele di quanti sono citati nell’esposto).

Nel mentre la stampa si occupa del caso Water & Water, la magistratura indaga e gli amministratori programmano le loro vacanze estive, la Newtech s.r.l., il 25 agosto 2015, apre ufficialmente i battenti a Lecce con l’inaugurazione di una delle quattro nuove case dell’acqua in via Monteroni.

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Un avvio celebrato in sordina per una struttura che occupa circa 6,50 mq e che, peraltro, disattenderebbe – come evidenziato dalle nostre immagini – i dettami della delibera n. 595 del 18 luglio 2014. In particolare, l’area su cui viene installata la casetta dell’acqua non è predisposta a favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche.

A questo punto, il cronista, e chi legge, si domanda: perché a Water & Water viene concessa l’installazione in via sperimentale per soli 3 (tre) anni di un impianto simile a quello della Newtech s.r.l. che, invece, gode di un beneficio lungo ben 10 anni?

Perché chi è deputato a collaudare la struttura impiantata in via Monteroni non ha cura di verificare che siano state osservate pedissequamente le norme prescritte dalla delibera?

Perché se la concessione è definita “sperimentale” si ritiene di usare due pesi e due misure (ad un’azienda 3 anni, ad un’altra 10)?

Che a Lecce ci sia un metro che distingue fra “figli e figliastri”? Ai posteri.