IO penso in GRANDE …

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Strafella GiorgiaLa scrittura grande evidenzia un soggetto che tende a “pensare in grande” prestando attenzione agli aspetti più esteriori ed appariscenti della realtà. Tende a trascurare i particolari e gli elementi minuti, per quanto possano essere importanti. È affetta da una specie di “macromania”: ama tutto ciò che è grande, solenne e maestoso.

A livello affettivo, le persone tendono a sviluppare un forte senso del proprio “io”. Alcuni autori parlano di “ipertrofia dell’io”: l’IO è come gonfiato, ipersviluppato, eccessivo.

Siamo in presenza di una predisposizione all’orgoglio, alla vanità, al bisogno di mettersi in mostra e di attirare l’attenzione degli altri, con sistemi legittimi o meno: “Che si parli bene o che si parli male, non importa. L’importante è che si parli di me”.

Tendenza a rifiutare posizioni subalterne dove si sentirebbero menomate. Amano comandare e vogliono essere obbedite: è questa infatti la riprova concreta del loro status e del riconoscimento del loro valore. Sono affamate di complimenti. Nelle scelte e decisioni anche impegnative, tendono a tener conto soprattutto ed innanzitutto del proprio IO. Tutto il resto passa in second’ordine. Spesso si sentono persone rappresentative: come se fossero “portavoce” di molti altri.

La grafia grande è propria anche di molti bambini. Nel loro caso però è legittima: innanzitutto per l’imperizia nello scrivere; poi perché è proprio del bambino cercare di mettersi in mostra e di essere al centro dell’attenzione.

Talvolta ha radici nobiliari, e lo fa notare in modo palese o abilmente mascherato.

L’analisi del saggio si sofferma quasi esclusivamente su un elemento che non avevo finora mai riscontrato e che suscita particolare interesse: gli occhioni.

Gli occhielli delle minuscole a, d, g, q tutti od in parte sono sono sproporzionatamente ingranditi rispetto alle lettere minuscole. La vistosa variazione della grandezza degli occhielli è data da snervatezza che ostacola un uso efficiente delle proprie energie.

Si tratta di un segno sempre meno raro e lo si rileva in prevalenza nelle scritture degli adolescenti. Marchesan individua in questo segno la “tara psichica atavica genotipica” ossia di agenti patogeni derivanti da predisposizioni genetiche.

Dispersione di energie, deconcentrazione per stanchezza, difficoltà a far emergere su un pensiero l’attività mentale con conseguente riduzione della capacità riflessiva.

Fluttuazione tra modestia e senso eccessivo dell’IO.

Fantasia piuttosto estrosa ed osservazione con tendenza a lasciarsi attrarre dalle apparenze. Negli occhioni è proiettata una situazione di indisciplina interiore che può condurre il soggetto a conflitti con l’ambiente.

Tendenza a stare “al centro del cerchio”, atteggiamenti lamentosi ed egoistici a sfondo narcisistico, infantile, che nascono dalla persuasione reale od immaginaria, di aver subito un torto e che celano un forte bisogno di attenzioni.

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