L’Accademia del Santino in mostra a Trepuzzi

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Trepuzzi (Le) – “Li Santi de li nonni nuesci”, è il titolo della mostra inaugurata a Trepuzzi presso la Cappella di San Giuseppe. La collezione esposta proviene dalle case dei soci e da privati che serbano questi tesori artistico-religiosi.

“Con questa mostra abbiamo voluto contribuire alla valorizzazione della pietà popolare in particolare espressa dall’iconografia”, ha affermato la presidente del “L’ Accademia del Santino”,  Anna Blasi, promotrice dell’iniziativa itinerante che torna ora a Trepuzzi nella sua sede e per qualche giorno ospitata nella Cappella dove si ammira l’allestimento dalle ore 10 alle 12 e dalle ore 17 alle 20 fino al 22 ottobre.

Su ciascun simulacro dei Santi in bella mostra, è il caso di dire, vi è una pergamena riportante la narrazione biblica di riferimento che riguarda la storia dei religiosi poi finiti al patibolo per aver professato una fede, di contro alle ideologie imperanti, fino al sacrificio perfetto. Una grande drammaticità esprimono questi quadri, tra i quali compare il Cristo sulla barca che si impone per le sue atmosfere di verde bosco e ceruleo. E poi la morte di San Giuseppe assistito dalla Madre-Sposa con il Figlio. Fra le rappresentazioni antiche spicca per le generose forme 150×50 la sua cornice lignea che ha in sé la figura immortalata di Santa Teresa del Bambin Gesù, detta di Lisieux, proclamata da Giovanni Paolo II, dottore della Chiesa, in occasione del centenario della sua morte. Risaltano tutte le opere nel contesto della Chiesetta dedicata a San Giuseppe Patriarca, e a perenne gloria campeggiano anche le statue dei santi Medici che hanno dato il toponimo  ai di Bicci, la famiglia fiorentina appunto De’ Medici  che prese il cognome con Cosimo il Vecchio.

Ma per una sintetica e più illuminante storia della rassegna abbiamo incontrato Totò Elia, già docente di Storia dell’Arte presso la scuola media di Trepuzzi, detta ora secondaria di primo grado, scultore e anche con una passata esperienza di scalpellino.

Prof. Elia, quando un’arte si può definire sacra?

Quando c’è l’intento a creare simulacri a cui si si può rivolgere per avere in cambio energie spendibili nel quotidiano. Un ausilio questo nato con l’uomo. I primitivi univano nella sacralità anche il magico, come provano le letterature incentrate sul paganesimo. Ma poi si è assistito ad una differenziata evoluzione dell’arte sacra.

Che cos’ha questa mostra che la rende unica nel suo genere?

La sua caratteristica è il suo aspetto indelebile, la fede appartenente al passato a quattro generazioni fa. La risultante dell’immagine sacra è la devozione laica. Inoltre la location ha altresì una sua valenza storica. La Chiesetta prima del 600 era un’edicola importante a devozione di Santi, collocata su di una strada importante che univa due città antiche Valesio dopo Torchiarolo e Rudiae ad ovest di Lecce lungo il cammino che portava alle campagne. Già allora era un luogo di culto e sosta, preposto all’orazione.

Il richiamo storico-artistico di queste icone ha sempre un valore religioso?

Il valore artistico si scinde da quello religioso, si può dire che è più che altro devozionale, di preminenza rispetto all’aspetto artistico. Vi sono esemplate da altre opere stampe artistiche aventi un minimo valore economico. Si tratta di riproduzioni di tipo artigianale con un correlato affettivo che regna nelle case. Le immagini infatti sono collegate a vicende della vita di ogni giorno in particolare alle morti.

Vi sono opere d’arte risalenti al periodo bellico?

Certamente queste icone si configurano come appoggi per accompagnare i guerrieri alla vittoria . Abbiamo sentito parlare del dio degli eserciti.

C’è ancora posto nelle dimore moderne per questo tipo di iconografia?

Può rispondersi da sola. Se la razionalità ha portato a progressi notevoli dall’altra parte ci si è estraniati dalla devozione prima vitale. La vita era punteggiata da circostanze gravi e meno gravi. Una volta si fuggiva dalle incursioni, es. con i turchi e i saraceni. Si invocava all’uopo la protezione di Santi e Madonne. Ora il problema non si pone, o perlomeno vi sono altre forme di rischi per la sopravvivenza.

I suoi nonni hanno conservato opere sacre?

Le case dei nonni avevano il loro corredo di immagini sacre, riconosciute alla stregua di autorità aventi poteri taumaturgici.

Persiste un rinnovato interesse per il sacro anche negli ambienti colti?

Esiste una rivalutazione del sacro, basta pensare ai movimenti in seno alla religione come il Rinnovamento dello Spirito, le comunità dei secolari, i focolarini, tanto per citarne alcuni. Nella direzione devozionale la religione ha avuto i suoi centri negli Ordini costituiti prevalentemente in passato. Adesso si parla più che altro di devozione laica.

Può raccontarci qualche aneddoto che verte sulla storia dell’arte sacra legato ad una fede matura che ha dello spettacolare?

Si. Si narra di un miracolo operato da San Giuseppe, andato in soccorso ad un lavoratore quando si stacca il cornicione della chiesa in questione, la cui mancanza è ancora visibile nel 2023, e l’uomo resta illeso. Disponiamo di una tela bellissima sempre del XVII secolo raffigurante l’evento, documento storico, pregno di sentimento popolare, di amore eterno verso Dio e la Corte celeste. L’ Associazione titolare dell’ esposizione insieme alla Parrocchia “Santa Famiglia” si impegna a trovare i fondi necessari perché  ritorni al suo vecchio splendore.