Requiem

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La ricorrenza della Commemorazione dei defunti oltre che essere occasione di preghiera è riflessione e ricordo affettuoso dei nostri cari i quali, pur avendo smesso di vedere la luce del sole, si trovano a contemplare la lux aeterna che mai tramonta. Il ricordo va ai genitori o altri parenti ma anche amici che, nella propria esperienza di vita terrena, hanno lasciato un segno di amore, di amicizia e/o altra traccia la quale, pur sbiaditasi nel tempo, continuerà ad albergare dentro di noi trasformandosi in luce dalla quale poter ricorrere tutte le volte che scende il buio.

La musica in questo profondo dolore umano ha sempre prodotto composizioni in memoriam (riflessioni sul mistero dell’aldilà) già dall’antico gregoriano alle polifonie di Ockeghem, comprese le versioni strumentali come la Maurerische Trauermusik (Musica funebre massonica) in do minore K 477 di Mozart o la Marcia funebre dalla Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 di Beethoven. Ancora più famosi al grande pubblico risultano i Requiem cattolici e non come la Messa di requiem in Re minore K 626 di Mozart, la Messa da Requiem di Verdi composta per commemorare Alessandro Manzoni o l’Ein deutsches Requiem di Brahms, ecc.

Attingendo alla metafora della vita come viaggio e a quello della morte come dell’aldilà, si può concepire la nostra esperienza come un viaggiare continuo con le gambe e con la testa a differenza di quello dei nostri defunti che è un viaggio senza ritorno.

Nei Kindertotenlieder [Canti per i bambini morti] (1901-1904) di Gustav Mahler (poesia di Friedrich Rückert), concepiti per la morte dei figli Luise ed Ernest (quest’ultimo corrisponde anche al nome

del fratello scomparso in giovanissima età), troviamo conforto perché i bambini sono soltanto usciti per fare una lunga passeggiata e presto ritorneranno a casa; tuttavia l’idea che la mano di Dio li custodisca fa stare tranquilli.

In ogni modo pensando alla sora nostra morte corporale, / da la quale nullu homo vivente pò scappare (San Francesco) come non unirsi ai versi di «Libera me, Domine, de morte aeterna, in die illa tremenda, quando coeli movendi sunt et terra. Dum veneris judicare saeculum per ignem» (Liberami, Signore, dalla morte eterna, in quel giorno tremendo, quando il cielo e la terra saranno sconvolti. Quando verrai a giudicare il mondo col fuoco) ascoltando Verdi o all’ultima strofa del corale bachiano Es ist genug: «Addio, mondo! / Mi avvio alla casa celeste; / sicuro e in pace, lasciando quaggiù il mio dolore».

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