Un punto di vista che fa ancora riflettere

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Ci sono letture che lasciano il segno tanto che, pur essendo trascorso del tempo, continuano a far riflettere e a offrire nuove interpretazioni nella ricerca di quella perfezione che, per dirla con Leopardi, «consiste nella conoscenza del vero» e apre alla molteplicità della realtà.

Lo spunto della riflessione nasce da un breve articolo di Francesco Alberoni, La vita è ricca e complessa. Chi si specializza inaridisce, pubblicato per il Corriere della Sera il 3 marzo 2008.

Inizialmente sembra si alluda al sistema economico italiano ma, scorrendo il testo, vi è un rimando ai saperi universali rintracciabili sovente in menti illuminate.

Il sociologo, dopo aver affermato che «tutte le attività sono interdipendenti», poco dopo aggiunge che «un grande Paese moderno è per sua natura complesso e richiede, per sua natura, una grande varietà di competenze che si integrano si completano a vicenda» sottolineando che la pluralità è importante «non solo per ragioni economiche ma anche culturali». Poi, verso la fine, il climax:

Nella società, come nell’individuo tutto ciò che è specializzazione estrema, inaridisce, impoverisce. Il matematico che conosce solo la matematica e l’economista solo l’economia non possono capire la ricchezza, la molteplicità del reale.

Affermazioni eloquenti ed inequivocabili che possiamo estendere a qualsiasi attività umana e, tuttavia, non comprese ed accettate da tutti perché richiedono un pensiero aperto, compreso lo stesso modo di pensare che chiama in causa l’epistemologia o la logica.

Alla luce delle dichiarazioni di Alberoni non dobbiamo stupirci se Einstein già nel 1933 afferma che «I postulati e i concetti fondamentali sui quali si basa la fisica teorica sono libere invenzioni dell’intelletto umano [aggiungendo che esse] costituiscono la parte essenziale di una teoria, la parte che la logica non può toccare».

In altri termini, è come affermare che nella scienza non si può escludere un modo di pensare più creativo ed artistico e, allo stesso tempo, è imprescindibile il criterio scientifico in tutte le discipline.

Parliamo dei saperi che sottintendono ogni settore e che in qualche modo avvicinano alla conoscenza del “vero”.

Agli scettici e ai sostenitori dell’iperspecializzazione si ricorda che Leon Battista Alberti, architetto, filosofo, musico, umanista, ecc., afferma che un bravo artista deve avere una formazione pluridisciplinare e in tempi più recenti musicisti come Iannis Xenakis, accanto alla professione di compositore ha esercitato anche la professione di architetto ed ingegnere nel XX secolo.

Il punto, per molti, è l’incapacità nel far dialogare la scienza con l’arte e/o di far interagire ogni disciplina, convinti che per ognuna esista un proprio sviluppo che difficilmente può trovare punti in comune con altri saperi rinunciando al quaerendo invenietis.

Ancora una volta basterebbe avvicinarsi ai grandi del passato per comprendere l’esistenza di un fil rouge che unisce tutti i saperi.

Citando Luca Pacioli, un personaggio dai molti talenti e in contatto con lo stesso Alberti e Leonardo, a proposito della sezione aurea afferma: «Divina proportione opera a tutti glingegni perspicaci e curiosi necessaria oue ciascun studioso di philosophia: prospetiua pictura sculptura: architectura: musica: e altre mathematice: suavissima: sottile: e admirabile doctrina consequira: e delectarassi: co[n] varie questione de secretissima scientia».

Tornando alla storia contemporanea, il fatto che Umberto Eco suonasse il flauto dolce o frequentasse compositori come Luciano Berio, aiuta a comprendere non solo l’interesse e l’amore del semiologo per la musica ma anche il modo di pensare non disgiunto da quello musicale e dall’arte in generale, arrivando nel 1962 alla complessa elaborazione dell’Opera aperta.

Allo stesso modo la notizia del direttore d’orchestra britannico Daniel Harding che è stato assunto da Air France come pilota d’aereo alcuni mesi fa, sta a dimostrare quanto nelle due professioni, apparentemente lontane, siano presenti punti di contatto considerando che anche per fare il pilota «Ci vogliono rigore e immaginazione, le stesse cose che servono per la musica».

A sinistra Daniel Harding