Salento & Dintorni: la palude del Capitano

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Questa palude è una “spunnulata” o “spundurata” (ossia una delle tante doline di crollo che si aprono nei pianori calcarenitici prossimi al litorale), una antica caverna sprofondata a seguito di fenomeni carsici, un posto di pace e di natura selvaggia, dove lo spirito e il corpo si alleggeriscono di ogni fatica.

Le “spunnulate” o “spundalore” sono risultato del crollo delle volte di preesistenti cavità carsiche ipogee e sovente ospitano uno specchio d’acqua di falda salmastra e a salinità variabile, vista la vicinanza al mare.

Il luogo, area Sic (Sito di Interesse Comunitario) del Salento, molto vicino al mare, fa parte del Parco naturale regionale di Porto Selvaggio, ricadendo sulla costa di Nardò in zona di Riserva integrale dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo; la sua acqua cristallina (grazie alle sorgenti che la alimentano e al ricambio con il mare), calda e fredda, dolce e salata, e tanto calma non è fruibile dai bagnanti, cui invece è riservata la piccola baia della spiaggia di Frascone a poche centinaia di metri.

La vegetazione del luogo, sito tra la torre di Sant’Isidoro e quella di Torre Inserraglio, è interessante e recenti indagini archeologiche hanno rivelato la presenza dell’uomo preistorico; nonché, i resti di una villa romana e di un antico unguentarlo, ricolmo di monete d’argento.

Le piste sterrate tra la Palude e il mare, vicinissimo, divengono una palude impraticabile dopo forti piogge o nei periodi di alta marea; così, che non si riesce ad arrivare fino allo specchio d’acqua ed alla casa del Capitano, che forse era un marinaio stanco della vita di mare, personaggio comunque misterioso, della cui identità nessuno sa effettivamente nulla.

Il bosco della Palude, esteso per 516 ha e con i suoi 268 ha di superficie rimboschita, è molto variegato sotto il profilo delle specie vegetali presenti (come serapias, ophris, orchidacee, spinaporci, pino d’aleppo, pino marittimo, pino domestico, cipressi, tamerici, salicornio, limonio endemico del Salento) e dell’avifauna; ma non mancano graminacee e specie substeppiche.

Nella zona sono presenti alcune pajare (o pagghiare), specie di trulli, tronchi, interamente costruiti con pietra “a secco”, mirabilmente ristrutturate, che vedono nelle loro pertinenze altre “spundalore” di acqua sorgiva dolce e salata, piscine naturali, assolutamente esclusive e privatissime, immerse tra uliveti e alberi di fichi.

Si tratta, dunque, di un luogo arcaico e misterioso, fortunatamente poco conosciuto e pochissimo frequentato, salvo alcuni periodi di piena estate, con la complicità di una segnaletica assolutamente sommaria…