Novoli, quattro anni fa moriva il prof. Mario Teni

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Mario TeniNovoli (Le) – Esattamente quattro anni fa ci lasciava Mario Teni, indimenticabile autore novolese di simpatiche e argute commedie in vernacolo e spettacoli teatrali, oltre che ideatore di quel presepe vivente che tra il 1985-1989 attirò su novoli l’attenzione di migliaia di visitatori.

Lo vogliamo ricordare con questa lettera scritta per lui in occasione dei suoi funerali.

La tua morte è l’unica brutta notizia che ci hai dato in tutta la tua vita.
Caro professore, questa mattina, quando l’unico manifesto monocolore con sovra impresso il tuo nome comunicava la triste notizia al nostro paese che lentamente si svegliava in una tenera giornata di un odoroso maggio, chissà quanti, come me in quel momento, avranno pensato:”Quelli che ci fanno ridere non dovrebbero mai morire”.

Sentiamo bisogno di sorriso. Viviamo tempi difficili, sottoposti ad un eccesso di brutte notizie. Sembra si rincorrano per metterci ansia e malinconia, per toglierci fiducia e serenità.
La tua morte è l’unica brutta notizia che ci hai dato in tutta la tua vita!
Per il resto dei tuoi giorni hai pensato a farci essere allegri, a farci divertire, non solo sul palcoscenico, il luogo dove, come diceva qualcuno, “si gioca a fare sul serio”, ma anche nella vita. Sì, la vita… Quella che tu amavi tanto e che, tra gioie e difficoltà, hai voluto godere fino in fondo con i tuoi cari e i tuoi figliocci avvezzati tra cori e gruppo teatrale. Eppure, se si vuole, può esserci qualcosa di diverso oggi, al tuo funerale: la mestizia, il dolore, il pianto di questi attimi possono diventare momenti di sorriso soltanto se facciamo ripercorrere sullo schermo della memoria i bellissimi istanti teatrali che ci hai regalato con le tue “commedie brillanti”, come amavi definirle, impregnate di un semplice e lindo senso dello humor, col tuo sano altruismo, perché chi scrive è un altruista.
Penso che tu lo volessi così il tuo funerale. Volevi che la gente ridesse perchè ti piaceva veder sorridere la gente.Ti davano fastidio le occasioni formali, le circostanze rigide e tristi. Sei stato il buonumore di questo paese, per tanti anni.
Eri tante cose insieme; la comicità popolare dei tuoi personaggi, ma anche l’umorismo surreale delle tue gag. Attraverso i tuoi affezionati attori del gruppo teatrale che tu hai voluto dedicare all’indimenticabile don Ciccio De Tommasi, sei stato il “grillo parlante” alla debole coscienza dei tanti pinocchi della nostra società di cui hai voluto punire vizi e difetti: il gioco, l’avarizia, l’arroganza, la presunzione, la perdita dei valori e dei sani principi, la gelosia, e non ultimi, sono capitolati sotto l’ironica scure delle tue opere anche i moderni mezzi di comunicazione…

Sei stato noi, sei stato tutti noi; noi, sulla pedana della vita rappresentata eppure così vera.

Ci hai fatto ridere degli altri e vergognare di noi stessi. Sei stato comico e attore drammatico, se richiesto. Tu guardavi, fotografavi, pensavi, banalizzavi e riproducevi. Per questo le tue commedie sono la storia di un novolese percorsa lungo ottant’anni di vita paesana; ottant’anni di mutamento dei costumi. Come scrive il tuo amico Dino Levante, esse sono la radiografia di quel che è divenuto il mondo che viviamo. Sei stato la storia di un novolese e il custode della lingua te lu tata con cui hai continuato a raccontare caratteri, a costruire personaggi comunque universali.

Tu hai amato la gente, perché eri la gente.

Avevi la fierezza e l’umiltà, l’ironia e l’umanità di chi ha conquistato, con fatica, il diritto a vivere sereno.
Ci siamo visti, l’ultima volta, appena una settimana fa per controllare i lavori della tua commedia che dovrà andare in scena domenica prossima e ci hai detto:- voglio incontrarvi prima di ricoverarmi, nel caso in cui non riuscirò a vedervi più! Parole profetiche come la tua ultima fatica, “E mò basta!”; profetiche sì, ma solo fino ad un certo punto perché siamo convinti che ci vedremo, tutti insieme, per tutto il tempo che verrà. Ma, intanto, tu resti con noi e con chi verrà dopo di noi sia attraverso il ricordo di chi ha avuto la fortuna, l’onore e il piacere di conoscerti sia attraverso i tuoi scritti.

Noi, nel ricordare fino all’ultimo giorno della nostra vita i bellissimi momenti trascorsi con te, li custodiremo nel cuore come Cose nosce e sospirando diremo:- Ce beddhi tiempi dhi tiempi! E, sogno per sogno, fatti dire che ora, in qualche posto, forse vi siete incontrati di nuovo tu, Biagio Metrangolo, Ambrogio Sebaste, Aldo Toma, don Alessandro Spagnolo, don Salvatore Mancino e tanti altri che hanno scritto la storia del teatro novolese…

E se Amerigo Prato suona e Vladimiro Chirienti canta, beh, anche in cielo sarà come è stato qui.
Poi, se vuoi, aspetta noi perché anche lì qualcosa la combineremo. Abbiamo riso con te, abbiamo trascorso momenti bellissimi. 
Ora, però, siamo tristi, ma tu da lassù ci guardi, sorridi e dici:- state tranquilli perché sulamente ci mueri pueti campare!
Per questo Novoli, come si faceva un tempo, si leva il cappello, lo appoggia al cuore, e ti dice: “Grazie, Mario”. E sappiamo già come stai rispondendo in questo momento:- Sperando di avervi fatto cosa gradita, ringrazio tutti quanti e… vi saluto.

Ciao Mario!!!

Novoli, li 9 maggio 2010 

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