L’inattualità moderna della Divina Commedia

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Ed eccoci qui! Ancora una volta ad affrontare l’argomento su uno dei personaggi più importanti della letteratura non solo italiana ma mondiale. Un personaggio forse ambiguo, che regalò all’umanità una delle opere più profonde e più di impatto conosciute fino ad oggi. Un grande letterato che con la sua originalità e il suo estro, ha dato contemporaneità a personaggi ed eventi che tutt’ora vengono considerati attuali.

Parliamo del Sommo poeta, Dante Alighieri che con la sua “Divina Commedia” ha dato un “prezzo da pagare” ai comportamenti umani, controversi e non.

Come anzidetto, quando parliamo del Sommo, siamo abituati a presentarlo come poeta ancora attuale, forse per il suo modo di vedere la società del tempo che ancora rispecchia per certi versi quella moderna, o forse per un argomento che ancora oggi fa leva sulla sensibilità umana. Ma quanto è davvero attuale “la Divina Commedia”? Analizziamo un attimo i fatti: siamo agli inizi del 1300, un non più giovanissimo Dante degli Alighieri, si cimenta a scrivere una delle opere che rimarrà impressa nella storia del mondo e che sarà terminata solo nel 1321. La società del tempo era una società timorosa di Dio, in parte attenta ad alcuni valori cristiani che fino ad allora non conoscevano l’eterna dannazione dell’inferno, ma rispettavano ciò che Gesù aveva insegnato in vita, cioè il peccato come lontananza da Dio, conseguenza della negata possibilità di risurrezione e quindi di una seconda morte dopo la morte stessa. Gesù infatti, nelle sacre scritture, parla di “Geena”, un inceneritore di Gerusalemme che serviva per distruggere i rifiuti e proprio questo, viene utilizzato dal Messia come simbolismo di morte e dannazione eterna senza una risurrezione. Per quanto riguarda la nostra cultura, invece, il primo a parlare di Ade, fu Omero nella sua famosa Odissea, opera da cui prese poi spunto Virgilio, facendo viaggiare Enea prima nell’Ade e poi nei campi Elisei. E arriviamo finalmente a Dante, che a sua volta si ispirò a Virgilio, “assoldato” come maestro accompagnatore nella sua Divina Commedia. Ma nella società moderna, considerando i nove gironi dell’inferno, chi di noi non finirebbe almeno in tre/ quatto di questi? Il grande poema poteva essere preso in considerazione in tempi in cui i peccati che Dante cita, erano sì all’ordine del giorno, ma ridotti rispetto a quello che la società attuale presenta, proprio per un timore maggiore che si aveva verso Dio. Ad oggi, oltre ad aggiungere altri gironi “moderni”, da una attenta analisi è emerso che chiunque, anche timoroso di Dio, finirebbe in più girono della dannazione.

Limbo: persone prive di battesimo e di fede, quanti sono nel mondo gli atei e coloro che non hanno ricevuto il battesimo cristiano alla nascita?

Lussuriosi: Tutti coloro che preferiscono l’amore carnale rispetto a quello di Dio. Diciamo che qui in questo girone finirebbe il 95 percento della popolazione mondiale.

Golosi: Tutti coloro che si cibarono in vita, non per un mero modo di sostentamento, ma per un godimento del piacere. Anche qui la percentuale che finirebbe in questo girone è molto alta.

Avari e prodighi: coloro che in vita accumularono ricchezze per piacere del possesso, spendendolo irragionevolmente. Obiettivo a cui tutti noi vorremmo mirare, visto che nella nostra società, il vero padrone è “il dio denaro”.

Iracondi e Accidiosi: ovvero coloro che si lasciarono possedere dall’ira verso gli altri e chi invece riserbano rancore tenendo la propria ira in se stessi. Anche qui, in un mondo oramai collegato da social e altri mezzi di conoscenza e comunicazione veloci, non è difficile essere iracondi e a volte accidiosi.

Eretici ed Epicurei: chi non credeva all’immortalità dell’anima, ma alla sua scomparsa con la morte del corpo carnale. Molti scienziati e non solo, ad oggi finirebbero in questo girone.

Violenti: diviso a sua volta nel girone degli omicidi, predoni e tiranni; suicidi; bestemmiatori sodomiti e usurai. Quindi tutti coloro che mancavano di rispetto in maniera violenta, fisica o verbale, verso gli altri e verso se stessi. Purtroppo il mondo è pieno di tutta questa gente, anche se nel caso del suicidio, ci sentiamo di spendere due parole, più che altro perché spesso, nella società attuale, chi debole interiormente, prende questa brutta strada a causa di terzi, ovvero gente prepotente, che impedisce al mal capitato di vivere bene, come bulli, violentatori, soppressori. Di chi è la colpa in questo caso? Della vittima che essendo un debole sceglie la via del suicidio o della società, che non ha ancora adottato regole ferree per alcuni comportamenti umani?

I Fraudolenti verso chi non si fida: sarebbero i traditori verso quel vincolo che unisce l’umanità (ruffiani e seduttori, adulatori e lusingatori, simoniaci, maghi e indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di discordia, falsari), chi, insomma, infrange un vincolo di un forte amore naturale, di un legame basato sulla fiducia. Crediamo che almeno una volta nella vita, questo sia successo ad ognuno di noi, anzi molti finirebbero anche in questo girone, perché di ruffiani, seduttori, adulatori e lusingatori ne è pieno il mondo.

I Fraudolenti verso chi si fida: sono coloro che oltre ad infrangere quel vincolo che unisce l’umanità, infransero anche quello affettivo, tradendo congiunti, benefattori, patria o amici. A chi non è mai successo?

Con questa carrellata di peccati, volevamo mettere in evidenza, la non più attualità di quest’opera dal punto di visto non del contenuto, ma dei modi in cui si percepisce il senso della vita. Oramai viviamo in un mondo basato su questi nove gironi, dove ognuno di noi passeggia entrando ed uscendo da un girone all’altro. Allora ci chiederete: è l’inferno che è sbarcato in terra o siamo noi che oramai siamo senza speranza? La risposta naturalmente non la conosciamo, ma possiamo di certo dire che, se tutta la dinamica dantesca fosse vera, il Paradiso avrebbe carenza di “iscritti” e sicuramente starebbe per dichiarare banca rotta. Ma a parte gli scherzi, tutto questo dipende dall’evoluzione o in questo caso dall’involuzione della società. Una società fatta di banalità e finta agiatezza, una società che non ha più quei valori che i nostri padri o i nostri nonni, meglio ancora, hanno cercato di mantenere, senza però riuscirci a causa della sostituzione dei valori stessi ad altri tipi di valori, come quello del denaro e dell’apparire. Quindi proprio per questo “la Divina Commedia” non è più attuale, anzi, si potrebbe dire che rappresenta forse la società così come oggi la vorremmo, ovvero timorosa di Dio e con valori più saldi come quelli di un tempo. La non contemporaneità di quest’opera è data ormai da un cambiamento radicale e culturale fine a se stesso, un cambiamento diretto verso un mondo più ricco dal punto di vista economico, ma più povero dal punto di vista culturale, e allora qui si entra in di loop mentale: come può un mondo non acculturato, comprendere un’opera meravigliosa come quella di Dante? Ed è proprio, forse per questo, che la sua contemporaneità, termina qui, a causa della sua poca comprensione e del suo poco impatto che oramai, ha sulle generazioni più giovani. Ma una cosa sicuramente è certa e si spera che ci sarà sempre qualcuno che rispetterà e si rispecchierà in essa, ovvero che “è l’amor che move il sole e l’altre stelle”.

Classe ‘86, vive a Squinzano, piccolo paese della provincia di Lecce. Fin da adolescente manifesta una forte passione per la scrittura, percepita come insostituibile mezzo di espressione personale e di comunicazione diretta al cuore delle persone. Appassionato di arte, storia ed archeologia, cresce nel quartiere di Sant’Elia, luogo ancora ricco di mistero, dove conduce ricerche e studi su un convento del 1500, effettuando numerose e importanti scoperte archeologiche che gettano nuova luce sul complesso monastico. Scrive su diversi blog e giornali come “Salento Vivo”, “Spazio Aperto Salento”, “L’ORticA”, “Il Trepuzzino”. È in procinto di pubblicare la sua prima raccolta di scritti con Aletti Editore.

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