Il libro-memoria di don Antonio Pellegrino presentato a Trepuzzi a quasi un mese dal suo “dies natalis”

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A.M.D.G. (Ad Maiorem Dei Gloriam) è il titolo del libro di Don Antonio Pellegrino, edito da Nuova Publigrafic srl di Trepuzzi (Le), che ha festeggiato il suo Dies Natalis il 24 marzo scorso.

Uomo di Dio, noto anche come guaritore poiché altresì esercitava la sua missione liberando i posseduti dalla sofferenza indotta da presenze personificate dall’Infedele, come lo definiva questo entusiasta seguace di Cristo. E un particolare fa pensare i fedeli,  nella Chiesa di San Michele Arcangelo fondata  a Trepuzzi nel 1964 per suo volere, ora nel giorno del suo funerale nella “sua” Chiesa si è registrato, durante la funzione religiosa, manco a dirlo, un guasto alle casse dell’ amplificazione, come un boato. Curiosa combinazione interpretativa, per chi fa caso alle coincidenze, poiché ciò avveniva a ridosso della altissima statua centrale dell’Arcangelo, uccisore del maligno.

La sua storia di sacerdote a tutto tondo e autore di poesie essenzialmente religiose è stata presentata, come desiderava Don Antonio, presso il Circolo Culturale “Galileo” nella sua Trepuzzi. Nel volume, ricco di raffigurazioni colorate con le immagini dei presbiteri, persone care e illustrazioni varie, sintetizza il denso contenuto con un sottotitolo “…. tanto per verseggiare – Ritratti… Ricordi… Ricorrenze… Personaggi…”

Come si conviene in prima pagina il pensiero dell’Arcivescovo di Lecce, Michele Seccia e la prefazione di Don Vincenzo Marinaci, Parroco di San Matteo a Lecce già Pastore dell’”Assunta” nella Comunità trepuzzina.  Don Vincenzo  lo ricorda così: “L’ispirazione è a portata di mano per quest’uomo attento alla vita. Da sacerdote a poeta: una sensibilità all’esistenza che si nutre di arte e che fa dell’arte il modo più incisivo per veicolare l’amore a Dio e al prossimo”.

Nella location prestigiosa destinata alla lettura e alla conversazione in Corte Bianco, traversa di via Umberto I,  il rendez-vous è stato  aperto dal presidente Salvatore Capodieci  che ha inteso incastonare nel suo saluto i propri percorsi teologici e la sua formazione religioso-professionale, non ultimi gli indimenticabili esercizi spirituali  accanto al Padre della Chiesa dedicata all’Arcangelo Michele unitamente ai suoi due Messaggeri celesti-divini. Il primo relatore amico carissimo e solerte sostenitore nella stesura del testo spalmato in due anni e mezzo, Raffaele Tarantini ha cominciato e concluso focalizzando il binomio  “fede e cultura” che attraversa quest’incantevole opera impreziosita altresì da spartiti musicali dedicati a Santi verso i quali il “Pellegrino”, come amava definirsi,  avvertiva un potente trasporto spirituale. La sua scrittura sacra è caratterizzata da un tratto della sua personalità, come ce lo descrive il devoto conferenziere,  tipica del perfezionista in tutte le cose che aveva a cuore il “tifoso” testimone di Gesù. Ma ancora questo raffinato esecutore dei dettami della disciplina dell’amore aveva al centro del suo cammino verso il cielo la Madre Santa e la sua ferma propensione a portare con sé oggetti sacri per antonomasia, rosari e croci.

Un aspetto importante del suo ministero è l’ineluttabile interesse e pregnante presenza dovunque vi fosse bisogno di sopravvivenza verso i più sfortunati, tanto da dimenticarsi delle sue necessità quotidiane. L’aspetto canonico presbiteriale è presentato da Don Emanuel Riezzo, che per una congiuntura particolare degli eventi fu ordinato sacerdote nel 2018, il giorno della celebrazione degli Arcangeli a Surbo. Di lui, attuale parroco, Don Antonio ha sempre asserito con forza la sua persuasione a ritenerlo suo successore nella sua prima dimora terrena sacra da lui voluta erigere. E nel mentre Don Emanuel conferma la sua piena disponibilità a voler accogliere tutta la sua eredità spirituale illustra come in un grafico tripartito le dimensioni del carattere dell’Uomo Pellegrino. L’idealismo, la sua capacità di sognare che significa vivere due volte, il suo voler essere “costruttore” nel senso di convertire i sogni in realtà e non solo per sé medesimo ma quasi esclusivamente per il prossimo. E poi gli attribuisce la qualità di contempl-attivo , rubando il termine a Don Tonino Bello. Insomma, come disse qualcuno “Visse più per gli altri che per sé”.

Ed ora le sue compagne rime vengono declamate in questa concitata sede dal prof. Carlo Vincenzo Greco, dal dott. Franco Greco e in chiusura dal giovanissimo Riccardo Greco. Qualche titolo di quest’arte sacra non solo nel poetare: “La prima Verità”, “Al Risorto e ai Resurretturi in Cristo”, “Impresa titanica”, di felice auspicio affinché la sua Chiesa, chi lo sa!,  possa divenire un visitato Santuario. Resta non a caso la sua confidenza nella Provvidenza del Signore che quando la si osava mettere in discussione lui tuonava MO. CA. NA. (Movimento Carità Nascosta).