“Nèon teatro: l’esperienza di un’utopia”. “Ci sono più parole in un millimetro di pelle che in cento fogli di carta” (Piero Ristagno)
A conclusione dell’incontro pubblico e proiezione dei cortometraggi: “Giardino d’inverno” e “Andrei bene per il cinema muto” svoltosi il 18 dicembre ’23, all’interno della Distilleria De Giorgi di San Cesario (dal 2018 con Astràgali Teatro, contenitore culturale), riconsideriamo il senso della parola Utopia e in particolare dell’Utopia Teatrale. L’utopia teatrale nasce dalla passione che si ha per le persone, soprattutto partendo dai propri limiti. Dove stare, come stare e cosa fare? Sono queste le domande che ciascun essere si pone nel corso della propria esistenza. Anche il voler vivere il teatro in un certo modo, denota il desiderio di voler affrontare la fragilità dello stare al mondo. È da qui che si sviluppa “il sogno”, che mette in luce problemi e nello stesso tempo avvia la ricerca, l’alleanza, l’amicizia in quello che vuole essere definito “arte”, perché l’arte è nella relazione. Piero Ristagno, poeta e direttore artistico di Nèon Teatro più volte sottolinea come Monica Felloni, attrice e regista sia il “Cuore pulsante” della stessa Associazione culturale, non solo perché brava ma in quanto “Donna” che riesce ad esprimere e trasferire in tutto ciò che fa quella “sensibilità” del tutto femminile. L’esperienza teatrale che Néon Teatro propone è frutto di un’intuizione, di quell’urgenza/necessità di comunicare con le fragilità, definita “utopia” perché si sviluppa intorno all’idea di poter vivere in pace, senza “Attrito”. D’altro canto, al netto, la vita è un’utopia.
Monica Felloni definisce il suo fare artistico “Teatro-Poesia” perché ogni persona è poesia e dovrebbe trovare la voglia e il tempo per mettersi in relazione col mondo, inteso nella sua globalità. Il lavoro che svolge Felloni non è basato sulla “mancanza” ma su ciò che si “è”, parla di “Odori” e di “Tatto”, come elementi necessari per conoscere i corpi. La domanda che da teatranti spesso ci si pone, continua Felloni, è dove sia Shakespeare o Antigone negli spettacoli/ cortometraggi realizzati con attori e attrici i cui canoni estetici non seguono esattamente quelli imposti da una società che omologa, ma la poesia non è fatta di corpi o di linguaggi standardizzati, né di forme, la poesia è libertà. Lo spettacolo che ogni volta si mette in scena al termine di un processo di formazione è il frutto di uno stare insieme, non l’espressione di un singolo elemento. Il ritmo è dato dalle persone in scena e il luogo non sempre è il palcoscenico, ma come evidenziato nei cortometraggi realizzati nel periodo del Covid è l’aria, l’acqua.
Tanti spunti di riflessione, che Astràgali Teatro condivide e porta avanti sin dalla sua costituzione certi che il Teatro, attraverso la sua funzione educativa, possa migliorare la qualità della vita e realizzare una società più inclusiva.