Aziende in ginocchio? Abbiamo ascoltato Romolo Valzano che ha raccontato, a Paisemiu, la sua “Iliade”.

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In un periodo in cui, grazie al ritardato pagamento delle fatture e all’incedere senza scrupoli di Equitalia che segue alla lettera tutte le regole create per recuperare insoluti, le aziende sono praticamente in ginocchio, abbiamo ascoltato Romolo Valzano titolare di Progetto Azienda.

Il giovane imprenditore salentino ha enucleato i problemi e le perplessità sull’attuale momento, ponendo l’accento sul comportamento anomalo dell’Amministrazione Comunale di Lecce che, a suo dire, in modo menefreghista, continua a ritardare un pagamento vecchio di quasi tre anni, creando un livido doloroso alle casse della propria attività.

Progetto Azienda è un’agenzia di comunicazione integrata, marketing e pubblicità, con sede a Novoli (Le) e a Parma, specializzata nella creazione di servizi di comunicazione personalizzati, nata nel 2000. Un’azienda giovane che riesce da tredici anni a dare lavoro oltre al titolare il Dott. Valzano Romolo, ad altri due dipendenti a tempo indeterminato. Nella sua avventura lavorativa, negli anni, l’azienda si è imbattuta, a volte piacevolmente a volte meno, in collaborazioni con Amministrazioni Comunali ed Enti Pubblici.

Parte da qui la nostra chiacchierata con Valzano:

A quando risale il lavoro per cui ancora non sei stato pagato dal Comune di Lecce?
R.V: « Al 2010/2011, ho avuto solo il primo acconto a dicembre 2011».

Il pagamento ritardato è comune a tutti i clienti oppure ci sono comuni virtuosi?
R.V.: «Abbiamo lavorato con alcuni comuni tipo Martano e Grottaglie che hanno pagato in tempi stretti, con Lecce i problemi più seri».

Appurato quindi che i problemi maggiori che ha Progetto Azienda di Novoli sono con il Comune di Lecce, ci viene spontaneo chiedere com’è che Lecce non fa chiarezza su quest’antipatica situazione? Ci vuoi delucidare un po’ in merito?
R.V: «Con il comune di Lecce il problema principale è che il dirigente dell’ufficio economato, Dott. Laudisa, una volta che la Regione ha accreditato i soldi relativi al bando vinto (questo è accaduto agli inizi di dicembre) non ha saldato le nostre fatture, dapprima tergiversando per non far redigere la determina di pagamento e poi, dopo infinite insistenze, è stata fatta dall’ufficio preposto in data 28/02; ad una mia telefonata per chiarimento sul mancato bonifico mi è stato riferito che dovevo attendere perché non c’erano soldi in cassa».

È di ieri la notizia che è stato firmato il decreto legge che sblocca i fondi, – 40 miliardi di euro – per pagare i debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti di banche e imprese, quindi dovrebbe a breve arrivare un po’ di ossigeno per tutti. Una piccola parte rispetto ai circa 91 totali, ma in tempo di vacche magre forse possiamo vederla come una manna, evidenziamo questo per rendere meno grave ogni tipo di pensiero.

La domanda è: come si stanno uniformando gli Enti all’obbligo di ottemperare al pagamento delle fatture entro trenta giorni dalla loro emissione?
R.V.: «Su quest’ultima domanda non so cosa risponderti; per certo non era il caso questo perché l’ufficio Economato di Lecce, una volta che la Regione ha accreditato loro i fondi, doveva semplicemente accreditarci la parte riguardante la nostra fattura invece di trattenere le somme di nostra competenza (se legittimamente o in maniera illegittima non sta a me stabilirlo). Voglio ricordare che in questo progetto ha collaborato un’altra azienda che invece è stata saldata. Perché lei sì e noi no? Ci sono aziende privilegiate? Cosa bisogna fare per avere questo requisito? Più che ossigeno bisogna considerare la morsa che attanaglia le imprese: l’azienda esegue il lavoro, paga i dipendenti e fa una fattura; la fattura, non solo sarà pagata dall’ente dopo anni ma intanto l’imprenditore ha già pagato allo stato sia IVA che tasse sulla stessa fattura e, se non lo fa, arriva Equitalia: il danno economico quindi è doppio (senza considerare interessi passivi per avere liquidità nel frattempo). Questo il Dott. Laudisa lo sa? La mia domanda a lui è questa: come mai se non ci sono soldi in cassa, il tuo stipendio è ogni mese accreditato sul tuo conto? Che cosa rende più meritevole il tuo lavoro per essere remunerato mentre il nostro no?».

Concludiamo ringraziando Romolo Valzano per la disponibilità e per il coraggio dimostrato a “mettere la faccia”, lanciando un allarme che in questo caso ha un destinatario ben preciso. La nostra speranza è che il lavoro di Progetto Azienda sia presto pagato; a qualcuno vorremmo ricordare che le realtà lavorative che riescono a far “campare” tre famiglie, dovrebbero ricevere un premio e non essere “bastonate” da iter burocratici, che tendono a privilegiare numeri e numeretti di interessi bancari, che stanno spingendo le aziende nel fossato della disperazione.

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