Il volontariato, una realtà in crescita

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“Chi dona ai poveri, presta a Dio” recitava Victor Hugo nel XIX secolo. Dopo oltre duecento anni, questo concetto risulta attuale forse più di quanto lo fosse nel Romanticismo. Tale pensiero sulla carità è preso alla lettera al tempo di Covid.

Il volontariato, il terzo settore, così denominato, tanto di moda, ha salvato molte realtà del bel Paese. Si sono mossi in massa: medici, infermieri, operatori sanitari, addetti alla Protezione Civile, gente comune che ha dato una mano al prossimo. Ci voleva una guerra batterica per ricordarci che siamo umani e quindi non invincibili.

I professionisti della salute mentale, come psicologi e altri specialisti del settore, hanno dato e continuano a dare il loro apporto, perché condividono con gli assistiti i valori umani e amano le persone e soprattutto sono consapevoli che se non si è uniti non si va da nessuna parte. Perché in fondo si tratta di soddisfare i bisogni interni alla persona o, in senso più allargato, alla comunità.

Il decano del sociale è San Vincenzo De Paoli, definito il Gigante della carità, che si colloca fino alla seconda metà del ‘600 in Francia, e a cui attingono assistenti sociali, la Congregazione della Missione, Ordini come le Dame e le Figlie della carità, ma anche nel mondo del laicato. Esistono a tutt’oggi Enti non profit che accettano volontari. E non vi è spazio in questo donarsi per il “do ut des” (io do affinché tu dia), il correre in aiuto dell’altro è un segno di amore oblativo (gratuito), di maturità e – perché no?! – , la più alta espressione di cristianità.

Ma se vogliamo esercitare questa forma di carità fa bene per primo all’attore della situazione, come si dice “far bene fa stare bene”. In fondo la volontarietà di un atto ha la sua culla nella famiglia, è il primo contesto in cui vengono consumate azioni di mutuo soccorso. Spesso la donna decide deliberatamente insieme al partner di essere madre e di creare una struttura da cui prendere e dare amore. Non a caso il filosofo Spinoza diceva “Homo homini deus”, con cui intendeva dire che la società è più giusta se il cielo scende in terra. Si potrebbe dire che è veramente triste, o forse spingendosi oltre, contro natura vedere dove c’è bisogno e non soccorrere. Una storia lunga centocinquanta anni viene dall’Associazione della Croce Rossa Italiana, un’organizzazione di volontariato, che ha per scopo l’assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto. La CRI fa parte del Movimento Internazionale della Croce Rossa, che è un’organizzazione istituzionalizzata nel 1928 dalla XIII Conferenza Internazionale dell’Aja e coordina numerosi membri: il Comitato Internazionale della Croce Rossa, la Federazione Internazionale delle Società Nazionali di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa e le Società Nazionali.

Spesso, negli ospedali e anche al di fuori, si sperimenta l’efficace azione della clownterapia, detta anche terapia del sorriso, ossia l’applicazione di tecniche di clownerie in ambito sanitario, allo scopo di migliorare l’umore di pazienti, familiari e accompagnatori, che si è diffusa già dagli anni ’70 e con ottimi risultati tanto da essere considerata una terapia medica alternativa.

Ma rimanendo all’attualità, bisogna riconoscere che oggi si vive nella società dei bottoni, del web, ma è disumanizzante vivere un’esistenza scevra di sentimenti di amore gratuito che danno colore e calore alla vita stessa. Tuttavia è strano, ma lo si può fare anche dietro uno schermo, talvolta può essere utile anche un pensiero, una massima, una parola. Una felice associazione di idee giunge da Antonie de Saint-Exupéry, secondo il quale “L’essenziale è invisibile agli occhi non si vede bene che col cuore”.