A 60 anni dalla tragedia del Vajont, Teatro Koreja si unisce all’azione corale di Teatro Civile

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La storia del Vajont racconta non solo ciò che è accaduto sessant’anni fa, ma quello che potrebbe accadere a noi su scala diversa, in un tempo assai più breve”: a parlare è Marco Paolini, promotore di “VajontS 23, un racconto, cento racconti di acqua e futuro”, azione corale di teatro civile che la sera di lunedì 9 ottobre andrà in scena in contemporanea in 135 teatri italiani e in centinaia di letture di comunità nelle scuole, nelle parrocchie, negli ospedali e nei quartieri che hanno aderito all’appello, nel 60esimo anniversario della tragedia che costò la vita a duemila persone: la tragedia del Vajont. Il 9 Ottobre del 1963, al confine tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto una frana colossale precipitò in una riserva d’acqua nella valle del Vajont, provocando un violento ‘tsunami’. Fu uno dei disastri naturali europei più gravi del ‘900, che non dipendeva dal Fato o dalla natura maligna, ma dalla negligenza dell’uomo, che pur sapendo che il territorio fosse ad altissimo rischio di frane e fenomeni sismici, decise di costruire ugualmente la diga. La tragedia rase al suolo la cittadina di Longarone e provocò la morte di oltre 2000 persone, stravolgendo completamente l’assetto del territorio.

Punto di partenza di “VajontS23” sarà “Il racconto del Vajont”, il monologo di Paolini passato alla storia e che con la diretta televisiva del 9 ottobre 1997, a trentaquattro anni dal disastro, raggiunse milioni di italiani. Quest’anno, il racconto dell’accaduto, riscritto dall’autore con Marco Martinelli, si moltiplicherà in un coro di tanti racconti volti a chiedere consapevolezza e prevenzione sui tanti Vajont possibili, affinché quelle inerzie non si ripetano. Grandi attori e allievi delle scuole di teatro, teatri stabili e compagnie di teatro di ricerca, musicisti, danzatori, maestranze, personale e spettatori arruolati come lettori si riuniranno nei posti più diversi, dallo Strehler di Milano ai piccoli teatri di provincia, a scuole, chiese, centri civici, biblioteche, piazze di quartiere, dighe e centri parrocchiali. Ciascuno realizzerà un proprio allestimento di Vajonts 23 a partire dalle peculiarità del suo territorio. Ogni gruppo teatrale potrà scegliere come usare il canovaccio, integrandolo con le “tragedie annunciate” di questi decenni: dall’alluvione di Firenze del 1966 alle alluvioni del 2010 nel Veneto, dalla frana di Sarno del 1998 in Campania all’alluvione di maggio in Romagna, dalla valanga della Marmolada del 2022 agli incendi del Carso in Friuli… disgraziatamente i casi di segnali ignorati o sottovalutati, negligenze e rischi mal calcolati sono infiniti. E poi,  tutti si fermeranno simbolicamente alle 22.39, l’ora in cui la montagna -il Monte Toc- franò nella diga.

La rete di Vajonts 23 nasce da un’idea di Marco Paolini per Fabbrica del Mondo ed è realizzata da Jolefilm con la collaborazione di Fondazione Vajont.

Anche il Salento prenderà parte all’iniziativa. Lunedì 9 ottobre, alle ore 21.30 gli attori dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce daranno corpo e vita ad uno spettacolo a più voci intitolato SULL’ACQUA, liberamente ispirato al Racconto del Vajont di Marco Paolini e Gabriele Vacis. In scena Emanuela Pisicchio, Enrico Stefanelli, Barbara Petti, Andjelka Vulic, musiche originali Enrico Stefanelli, con la supervisione di Salvatore Tramacere. SULL’ACQUA prende spunto dalla canzone di Emilio Pericoli risalente al 1963 e crea un parallelismo tra la poetica del cantautore e la tragedia vissuta dagli abitanti dalle valli limitrofe al Vajont, dove l’acqua ha spazzato via molte vite umane”. Il ricordo della tragedia del Vajont – spiega Salvatore Tramacere, direttore artistico di Koreja – va oltre la doverosa commemorazione delle vittime. Ci fornisce avvertimenti e preziose lezioni su come essere responsabili delle nostre azioni e ci fornisce grandi esempi di solidarietà umana. Queste lezioni sono importanti più che mai mentre affrontiamo sfide globali come i cambiamenti climatici e la sicurezza ambientale. Il Vajont dovrebbe essere un monito costante a proteggere il nostro pianeta e a lavorare insieme per un futuro sostenibile e sicuro[…]Il teatro è un medium potentissimo, soprattutto se fa rete in un progetto che riunisce 130 realtà nazionali. Per questo motivo e per la stima che ci lega a Marco Paolini abbiamo accolto con grande orgoglio e impegno il progetto VajontS 23”.

La storia del Vajont non è più, quindi, solo un ricordo e uno strumento di denuncia sociale, ma è un monito che si servirà di un coro di voci e racconti per parlare al futuro comune e chiedere attenzione collettiva contro la sottovalutazione delle emergenze ambientali.