Sono solo sognatori

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Son rimasti in pochi, si contano sulle dita di una mano, sono i “Santi” sognatori dei bar, coloro accusati dall’alta società di non avere una morale, coloro che odiano corruzione e mafia, coloro che non stanno ad ascoltare “cianfrusaglie” televisive, coloro che non scambiano una “carezza” di un politico con la benevolenza. Sono davvero in pochi, parlano di idee e sconti per questo Paese in cui il povero è tartassato dal marasma di tasse e truffe da parte dello Stato, in questo ghetto politico di potenti affamati, affamati di denaro. Sono rimasti in pochi, sono coloro che ancora credono utopisticamente in una società garantista, dove il popolo è il vero padrone e chiede di poter vivere bene; sono loro che propongono, d’avanti ad un bicchiere di wisky, una soluzione a questa Italia morente, questa Italia che soffre e piange i suoi poveri.

Sono fantasmi che incontri nei bar, sono la voce della società calante, sono ex “milizie” politiche cacciate dal partito con l’accusa di aver lottato contro questo sistema che premia ignavi del potere e schiavi di amministratori volponi, scavando dentro le nostre vite per prendere quanto più possibile: tasse sulle case di nostra proprietà, tasse sullo stipendio percepito, tasse sui beni di prima necessità, tasse su automobili pagate con il nostro sudore, tasse su tasse che fanno un baffo allo sceriffo di Nottingham.

Sono rimasti in pochi, quei sognatori che ascoltano ancora Gaber, Guccini, De Andrè, precursori e rivoluzionari anarchici, menestrelli moderni di storie reali che ancora oggi viviamo. Questi sognatori hanno ora i loro uffici nei bar di paese, dove quei discorsi “strampalati”, così come direbbe l’alta società di turno, sono all’ordine del giorno. Ma quelle lamentele, sono reali, sono le lamentele del popolo, di chi ha vissuto la politica a 360 gradi e non ha potuto dar voce a quel grido di rivoluzione che tutti noi aspettiamo da tempo, quel grido ormai strozzato dalla follia di chi non ha più un ideale se non quella del Dio denaro, se non quella di arrivare ai piani alti per poter  “camminare sul tappeto rosso del potere”, un  cammino che “regala” povertà alle vittime di un mondo fatto da caste, fatto di lupi arricchiti che creano distacco sociale dimenticando la classe media. Sono ormai in pochi quei sognatori degli anni ’70 con cui oggi, puoi parlarci solo con un bicchiere di wisky in mano, per dimenticare il mondo marcio in cui viviamo e per sognare, almeno utopisticamente, un mondo migliore…