“La verità dell’uomo è la brutta copia della falsità in cui esso si rifugia” (M. P.)
Immaginate degli uomini rinchiusi in una caverna fin dalla nascita, con la testa ed il collo bloccati, in modo da poter fissare solo un muro che si trova di fronte a loro. Immaginate poi che, alle spalle di questi prigionieri, ci sia un enorme fuoco e che tra loro e la fonte di luce, passi una strada rialzata con un alto muretto che la percorre; sopra di esso “sfilano” uomini che portano con se manichini, piante, animali e molti altri tipi di oggetti; naturalmente il fuoco con la sua forte luce proietterà l’ombra di questi oggetti sul muro di fronte ai prigionieri, inculcando ai poveri malcapitati che le verità oggettiva sia fatta di quelle ombre, proprio perché fin dalla nascita non hanno avuto modo di poter vedere altro. Ora immaginate che uno di loro riesca a liberarsi e a correre fuori dalla caverna, alla luce del sole; inizialmente rimarrà accecato da esso, spaventandosi di quella realtà che, fino ad allora, era sconosciuta; dopo aver passato del tempo in quel mondo a lui nuovo, tornerà dai suoi compagni nella caverna, per liberarli dalle catene ma, prima di farlo racconterà ciò che aveva visto, spiegando loro che quello proiettato sul muro, non è altro che un illusione mascherata da verità; naturalmente i prigionieri inizieranno a deriderlo, a prenderlo in giro dandogli del pazzo, anche perché, a loro dire, non sarebbe valsa la pena affrontare la sfiancante salita per uscire dalla caverna ed essere accecati da quella forte luce, solo per osservare ciò che potevano comunque ammirare in parte nella caverna.
Circa 2500 anni fa, il nostro splendido mondo accoglieva una delle più grandi allegorie mai scritte, “il mito della caverna” di Platone; uno dei miti che più si “sposa” con la società odierna, società fondata sulla menzogna e su un politically ricorrect che altro non è che un termine utilizzato dalle masse per sostenere la falsità in cui il mondo è sprofondato. La finzione oramai è il modus operandi dei più, di coloro che abbracciano la politica, la religione, lo stesso rapporto tra amici è molto spesso fondato su una o più bugie. Oramai il costruire relazioni, che siano lavorative o no, basate sulla bugia a discapito della verità, vengono viste come un qualcosa di naturale e al contrario, i rapporti basati su ciò che è realmente vero, sono interpretati come prepotenti e poco rispettosi. Ma il reale problema di questa società è il gusto e il piacere che ognuno di noi prova nel vivere nella menzogna, intatti Platone nella sua allegoria, ci fa capire che per molti non vale la pena conoscere la verità, tanto da creare nella mente, un mondo metafisico e artificiale fatto di falsità, dove rifugiarsi e nascondersi da ciò che è reale.
Chi parla di verità, chi si azzarda minimamente ad esprimere un pensiero diverso dalla massa, viene preso per pazzo, additato, schernito; molti di questi “inquisitori” però, sono gli stessi che pubblicano sui social, nel giorno dell’ anniversario di morte, frasi importanti dei grandi della storia che della verità ne hanno fatto una missione, come: Falcone, Borsellino, Peppino Impastato, Galileo Galilei ecc., nomi che hanno davvero lottato per quel principio aulico ma che vengono strumentalizzati dai più, per scopi non del tutto nobili, tanto da gettarli nella mischia, dandoli in pasto a questo falso mondo di plastica. Allora rimaniamo così, restiamo umilmente falsi, continuiamo a costruire falsi rapporti ovunque andiamo, continuiamo a vivere nella caverna della menzogna, senza fastidi, senza problemi, senza sforzarci troppo a conoscere quale sia il vero senso di ciò che ci circonda, anzi, criticando chi cerca la verità, facendolo sentire anche in colpa per questo. Cerchiamo di vivere ancora di menzogne, perché oramai oggi, solo nel mondo onirico, distaccati dalla nostra coscienza, riusciremo a respirare verità. A questo punto una domanda così detta “Marzulliana” è lecita porla: “è la coscienza stessa ad essere protesa verso la menzogna o è la menzogna che è attratta dalla coscienza?” Domande a cui forse non daremo mai una risposta ma, una cosa è certa a proposito di verità, essa non è mai stata (ahinoi) simpatica a nessuno.