Italia: il popolo dell’inutile rivoluzione

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L’Editoriale

Senatori a vitaIl direttore d’orchestra Claudio Abbado, l’architetto Renzo Piano, il fisico nucleare Carlo Rubbia e la neurobiologa dell’Università Statale di Milano Elena Cattaneo: questi i nuovi quattro senatori a vita nominati dal Presidente, Giorgio Napolitano. E l’Italia si divide ancora una volta e, ancora una volta, tutti hanno ragione.

In tutta onestà io devo ancora formulare un pensiero personale, sono troppe le domande che mi frullano in testa e a poche riesco a dare risposta soddisfacente.

Di sicuro trovo la scelta oculata, quasi rivoluzionaria anche se, non è la prima volta che scienziati e dotti occupino la dorata poltrona per grazia ricevuta. Sono quattro personaggi che di sicuro hanno dato lustro al nostro Paese, sul fatto che siano “liberi da vincoli politici” ho i miei dubbi, nessuno di noi lo è, nostro malgrado, anzi qualche volta ne diventiamo schiavi senza accorgercene. Vorrei essere orgogliosa di questa scelta, davvero lo vorrei, ma sento una punta di ipocrisia che tende a costeggiarmi il fianco e non mi lascia in pace. Mi viene spontaneo paragonare questa scelta a quella compiuta dai nobili dell’800 in bancarotta i quali, pur di non lasciar vedere al resto della corte la disgrazia nella quale erano caduti, davano comunque feste e ricevimenti al di sopra delle loro possibilità. Ecco questa è la fotografia dell’Italia che ho in mente ora. Ma cosa vuoi lustrare l’argenteria se sotto i mobili si annidano i topi? E mi rendo conto che è la rabbia a parlare o forse il populismo, o peggio l’ignoranza.

Di contro, poi, penso, che in Italia siamo più bravi a scandalizzarci per cose futili che per cose utili. Se per anni (o per secoli?) a governarci sono stati mafia, camorra e ‘ndrangheta, non abbiamo quasi mai urlato allo scandalo anzi, chi lo ha fatto è morto. Non ci siamo indignati, ma nascosti, non abbiamo scritto lettere pubbliche su facebook o sui maggiori social senza avere paura del nostro pensiero. La verità è che siamo un Paese rassegnato e lamentoso, che nelle urne continua a votare … gli stessi.
Da che mondo è mondo la rivoluzione è partita dal basso e non dico che dobbiamo imbracciare i fucili. Mai lo penserò. Davvero ci aspettavamo che Napolitano nominasse senatore un vigile del fuoco eroe, un genitore di un disabile, un precario della ricerca, e un musicista che dà lezioni di piano in nero nel proprio garage per campare? O ci aspettavamo forse che, prospettando un regime di rigore economico, non ne avrebbe nominati affatto? Poveri italiani illusi che il cambiamento arrivi dal Cielo come la manna. Se è vero che la Costituzione dice che il Presidente della Repubblica può nominare cinque senatori a vita tra i cittadini italiani che abbiano “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”, saranno sempre i grandi nomi a risuonare.

E di chi sarebbe la colpa? Impariamo un po’ a fare un esame di coscienza. Qualche volta ho il sospetto che l’Italiano abbia dimenticato che la parola democrazia significhi governo del popolo; l’Italiano ha dimenticato che, parafrasando Pertini, un governo che non ascolta il proprio popolo va mandato via, in un modo o nell’altro. Abbiamo quattro senatori a vita che ci fanno storcere un po’ il naso, ce li abbiamo perché Napolitano è ancora lì, Napolitano è ancora lì perché ce lo hanno piazzato i nostri politici, e i nostri politici chi li ha piazzati lì dove sono?

E allora facciamo un passo indietro con la memoria e cerchiamo di ricordare cosa abbiamo fatto nei giorni delle ultime elezioni politiche. Amen!

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