Rieducare, interessante dibattito sulla prostituzione alla Città del Libro

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presentazione colaci - campiCampi Sal.na (Le) – Interessante incontro nel Salotto Letterario della Città del Libro, presso il centro fieristico di Campi S.na, dove è in corso la 20^ edizione dell’importante rassegna letteraria internazionale.
Si è discusso del saggio di Anna Maria Colaci: “Rieducare – Eros e costumi in terra d’Otranto” edito da Milella.

L’evento, curato da Paisemiu.com e che è tappa della rassegna  “Mi racconti un libro?”, è stato moderato da Antonio Soleti, Direttore Editoriale della testata giornalistica, che ha costruito, insieme all’autrice e al professore Carlo Alberto Augieri, una tela di opinioni che hanno tenuto incollati alla sedie tutti i presenti., fino alla fine. Un evento molto partecipato ma mortificato da uno spazio ristretto che ha tenuto in piedi molti dei presenti.

Particolare che è balzato subito alla vista, non appena giunti nell’area riservata all’incontro. Ci si domanda, dunque, se un argomento così importante, peraltro trattato da personalità come il prof. Augieri, non avrebbe meritato lo stesso spazio dedicato allo stimato giornalista Paolo Mieli, poiché di cultura vera il Salento sprizza da tutti i pori ed una Rassegna, per quanto internazionale sia, dovrebbe conferire maggiore visibilità ai grandi pensatori del  proprio territorio.

Una considerazione, la nostra, scevra da ogni vena polemica, ma formulata solo con spirito costruttivo nella speranza che sia utile a “tassellare” gli ingenti e sacrificanti sforzi degli organizzatori.

Parliamo di prostituzione, parliamo di quello che viene da tutti chiamato il mestiere più antico del mondo. Concetto che viene sottolineato da Soleti in apertura: “Il termine moderno attribuito al mestiere più antico del mondo è ESCORT. Sono le prostitute del nuovo millennio. Il ruolo che rivestono all’interno della società ha ispirato registi, scrittori, poeti …  Partiamo da una riflessione: ogni giorno percorrendo la via Campi-Lecce, oppure Novoli-Lecce, siamo costretti ad assistere, quasi impotenti, allo spettacolo indecoroso di giovani donne che si prostituiscono; ecco, pensando a questo,  si apre un mondo di considerazioni  – afferma il direttore – . A prescindere dagli appellativi e dalla loro semantica, esiste una chiara distinzione tra chi lo fa per scelta e chi per costrizione, perché incappata in un meccanismo perverso che non lascia via d’uscita. Oggi, con la professoressa Colaci e con il professor Augieri, affronteremo – conclude – l’argomento esaminandolo dal punto di vista antropologico, pedagogico e sociale, anziché offrire una lettura in chiave confessionale”. 

Lo studio certosino delle “carte giudiziarie”, la ricostruzione storiografica attraverso la lettura e l’interpretazione di documenti d’archivio, ha permesso all’autrice di svelare le tante storie di giovani ragazze costrette a vendere il proprio corpo. La disamina del problema, si insinua, dunque, tra le pieghe del perbenismo sociale disegnando i contorni  di lividi inferti dal comportamento di tante persone, molti padri di famiglia, che cercano di soddisfare un bisogno scaturito da meccanismi perversi ed ancora sconosciuti ai più, ma che toccano retroscena di solitudine (per i clienti) e di sofferenza (per chi viene usato come un oggetto che si può sporcare, pagare e abbandonare).

Carlo Alberto Augieri, docente di Critica letteraria ed Ermeneutica del Testo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università del Salento, durante i suoi interventi, riesce sempre ad essere una goccia cristallina che, cadendo nel mare, regala un effetto ottico destinato a durare nel tempo: “La prostituzione non è il mestiere più vecchio del mondo”. Esordisce così il professore, provocando nei presenti l’effetto sorpresa di un discorso che non è per nulla banale; poi continua: “È il potere che vuole sottomettere il debole, il fenomeno più vecchio del mondo. Pensate a tutte le volte che questa società ci porta a chiedere cortesie anche quello è prostituirsi. Il debole che è costretto a scendere a compromessi col forte, con il ricco e con il denaro, quella è prostituzione”. Il Professore cita Dostoevskji, nell’opera “Il grande inquisitore” (I fratelli Karamazov): “Gesù torna sulla terra e seppur non si sveli, viene subito riconosciuto dalla gente che lo acclama come il Salvatore. A quel punto il Grande Inquisitore chiede chi fosse e nessuno sa rispondergli, nel dubbio lo fa incarcerare subito. Compie questo gesto forte per dare un segno di autorità, lui vuole dare al popolo solo i bisogni materiali e loro risponderanno con l’obbedienza. Questo è l’effetto della prostituzione alla quale i cittadini sono sottoposti dal Grande Inquisitore; Gesù poteva distrarli dai bisogni materiali promettendo loro la libertà e la spiritualità. Detto questo – conclude Augieri – il lavoro che bisogna fare è quello su noi stessi, riuscendo a capire quali possono essere i nostri reali bisogni. Quanto più umili siamo, meno materialismo subiamo e quindi evitiamo di essere prostituti. Questo è il rieducare che dovremmo promuovere intorno a noi”.

Subito dopo la parola è passata all’autrice, Anna Maria Colaci, docente di Storia della Pedagogia all’Università del Salento :“Sono felice e ringrazio tutti voi per essere qui, e non sono frasi di circostanza ma è quello che sento veramente. Ritrovarsi a presentare un libro significa chiarire gli argomenti del libro secondo la visione sia di chi scrive che di chi legge”.

Prima di continuare l’autrice invita a leggere una lettera (pag. 151 del libro) di una giovane donna, ritrovata negli archivi in cui si è svolta la ricerca: è una confessione di una ragazza costretta dalla madre a prostituirsi e, prima di suicidarsi, indirizza il suo ultimo messaggio al suo vero amore, scusandosi non solo per quello che è stata costretta a fare ma anche per il gesto estremo che compie, non potendo vivere senza di lui e sporcata da tale nefandezza. Correvano gli anni trenta.

“Diciamo che questo libro è una ricostruzione storiografica della prostituzione. Siamo partiti dalla lettura del messaggio di questa giovane donna venduta dalla madre per poche lire, per porci una domanda: l’uomo rimane sempre uguale, oppure muta? È rimasto sempre uguale, perché la prostituzione è la ricerca del piacere proibito, quello cercato fuori dal vincolo matrimoniale. Si ricorre alle prostitute per una mera soddisfazione della propria libido. A cambiare negli anni sono state le modalità della prostituzione, siamo passati dalle case, poi chiuse della Legge Merlin, alle strade per le più poverette, vessate dai loro compratori, fino ad arrivare alle Escort che mercificano il loro corpo accontentando i bisogni dei ricchi. Proprio per questo – conclude l’autrice – l’anno scorso a Bruxelles è stato proposto e presentato un documento che preveda pene più severe per i clienti”.

Simpatico siparietto in conclusione tra il Consigliere Comunale di Novoli, Giovanni De Luca che, chiamato in causa da Antonio Soleti, è intervenuto con una provocazione: “Ho ascoltato il termine brutto ‘case chiuse’: per me sono ‘case di piacere’ ed io sono favorevole alla case del piacere – ha detto De Luca, mentre tra i presenti c’era chi si chiedeva dove volesse arrivare – Sono favorevole ad una prostituzione controllata per evitare che finisca nelle mani della mafia come è accaduto in seguito alla Legge Merlin. Ho degli amici e amiche che si prostituiscono e lo fanno senza nessuna costrizione”.

Prontamente Augieri ci ha tenuto a chiarire la differenza tra piacere e bisogno, tra sesso ed eros. Il tempo tiranno però ha costretto il moderatore a chiudere i battenti di un incontro che avrebbe meritato altro tempo e altri spazi.
Piena soddisfazione espressa dai presente a chi ha avuto l’idea di organizzare un dibattito interessante che lascia tanti pensieri e un po’ d’amaro in bocca perché, come afferma Anna Maria Colaci: “Bisogna rieducare e rieducarci”.

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