Grande successo a Novoli per “Processo a Dio”

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Novoli (Le)Perché? E’ questa la domanda naturale che ognuno di noi si pone ogni qualvolta si parla di Shoah. Non c’è un perché, questa è la verità. Non sempre c’è risposta alle domande della vita e in questi casi è luogo comune pensare che sia Dio la risposta alle non risposte.

Ecco, questo è “Processo a Dio”, dramma in due atti di Stefano Massini, studiato e sviscerato a Novoli dalla sapiente regia di Raffaele Margiotta.

Nella splendida cornice della bomboniera novolese, gli spettatori hanno potuto assistere a due ore di grande teatro. Centoventi minuti vissuti con il groppone in gola e con i pensieri graffiati dalla riflessione. Una serata all’insegna della meditazione. È necessario, sempre, domandarsi e appunto riflettere su tutto ciò che non ha risposta; bisogna perdonare o farci giudici invocando che sia la mano di Dio ad armare la nostra? La follia umana andrebbe perdonata, ricordata e mai scordata.

 

Veniamo brevemente alla trama dell’opera: ambientata nel Lager di Majdanek in Polonia, uno dei tanti contenitori d’odio sfornati dalla mente pazza dei tedeschi e dei loro seguaci, racconta la vicenda di un gruppo di prigionieri ebrei scampati alla morte. È adattata in un magazzino del campo di concentramento, dove Elga Firsch raggruppa degli ebrei, dopo aver preso in ostaggio un capitano tedesco, per porre la domanda più difficile del mondo: “C’è un colpevole a tutto questo scempio? È Dio il colpevole?”. Pone questo interrogativo ai suoi interlocutori attraverso la presenza del militare tedesco, simbolo dell’odio che ha deturpato la storia e annientato la vita di milioni di persone. Inizia così un viaggio alla ricerca di un perché che mette lo spettatore di fronte ai pensieri più severi.

L’ambiente scenico ricreato con cura certosina aiuta il pubblico a entrare nella storia e sentirsi parte di un dramma che effettivamente è suo. La musica, frutto ricercato cucito sulla storia, è di Emanuele Coluccia. Bravissimi gli attori e oculata la regia.

Sugli scudi le interpretazioni di Alessandra De Paolis nei panni di Elga Firsch, colei che accompagna i presenti nei meandri più bui della propria coscienza, e di Dante Lombardo che veste i panni di Nachaman Bidermann, l’anziano rabbino di Francoforte che con la sua saggezza cerca di ricondurre i pensieri di tutti nel recinto della razionalità. Altrettanto bravi gli altri protagonisti: Luigi Sarcinella è Adek figlio del rabbino, Antonio Geusa e Lazzaro Mazzotta sono gli anziani di Francoforte, ed infine Adriano Margiotta che interpreta Reinard capitano delle SS.

Invitiamo, chi non l’avesse già fatto, ad assistere all’opera seguendo le tappe della compagnia teatrale “Theatrum”.

In questi giorni della memoria, chiudiamo con una nostra riflessione, quella che l’opera, alla fine di tutto ci ha regalato: “Dov’è Dio se non nei silenzi che ci aiutano a riconoscerlo?”.

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